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Che fine hanno fatto le promesse dei Cinque Stelle sull’Imu al Vaticano

“Invece di insistere con queste norme facciano pagare davvero l’Imu al Vaticano”: questi sarebbero i commenti ai piani alti di palazzo Chigi nei confronti del retromarcia dei Cinque Stelle per quanto riguarda alcuni punti della manovra approvata lunedì scorso in Cdm. Il Movimento ha una lunga storia quando si parla di tasse sugli immobili del Vaticano: ma a che punto è la vicenda?
A cura di Annalisa Girardi
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Il Movimento Cinque Stelle e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non nascondono tensioni reciproche in materia di bilancio. Mentre il leader pentastellato, Luigi Di Maio, vorrebbe rivedere in Consiglio dei ministri la manovra appena approvata e già inviata a Bruxelles per essere visionata, in quanto manca una piena intesa su temi come il carcere agli evasori, il tetto massimo sul contante e la stretta alle partite Iva, Conte non ha alcuna intenzione di fare passi indietro. "Invece di insistere con queste norme facciano pagare davvero l'Imu al Vaticano", si commenterebbe ai piani alti di palazzo Chigi, a quanto riporta il Corriere della Sera.

La questione delle imposte sugli immobili e la Chiesa attira da tempo l'attenzione dei Cinque Stelle. Ancora prima di insediarsi in Campidoglio nel 2016 la sindaca pentastellata di Roma, Virginia Raggi, era partita all'attacco contro gli stabili ecclesiastici, affermando che se si fosse riscattata l'Imu per le strutture del Vaticano usate per esercizi commerciali, si sarebbero potute recuperare centinaia di milioni di euro. Un punto su cui anche il fondatore del Movimento spingeva da tempo. A inizio 2017 Beppe Grillo scriveva su Facebook: "Bergoglio ha dichiarato che vorrebbe pagare l’Imu. Bergoglio ti prego mi hai già copiato tutto il programma. Ora cerca di dare una mano a questa meravigliosa città, è anche giusto che tu partecipi, ti daremo dei premi". In quello stesso anno era stato aperto un dossier sulla questione, poi finita nel dimenticatoio. Quando lo scorso aprile la sindaca Raggi ha incontrato Papa Francesco l'argomento non è mai stato affrontato.

Ici e Chiesa, l'esenzione dalle imposte

Per fare chiarezza riguardo alla questione delle imposte sugli immobili e il Vaticano bisogna precisare una distinzione importante e fare qualche passo indietro. Dal 1992, da quando fu introdotta l'Ici (la tassa sui beni immobiliari, poi sostituita dall'Imu), la Chiesa cattolica in Italia non ha mai versato l'imposta sulle strutture che utilizzava per fini non commerciali, quindi luoghi di culto e altri edifici a scopo religioso. Nel 2005, il governo di Silvio Berlusconi ha deciso di allargare l'esenzione a tutti gli immobili in possesso del Vaticano, a prescindere dal fatto che ci fosse un fine commerciale o meno.

Dopo diversi anni di polemiche e controversie, la Commissione europea ha giudicato l'esenzione come un aiuto di Stato, in quanto danneggiava le attività commerciali che non appartenevano alla Chiesa. Di conseguenza nel 2012, durante il governo di Mario Monti, la normativa è stata adattata in modo che l'esenzione riguardasse solamente i luoghi di culto e della formazione del clero, le strutture religiose con scopi missionari o indirizzati alla catechesi e all'educazione cristiana. La nuova regolamentazione è stata poi accettata e definita dalla Commissione Ue conforme con la legge europea sugli aiuti di Stato: non è stato richiesto il riscatto delle imposte non versate negli anni precedenti in quanto le autorità italiane hanno considerato impossibile il recupero della somma. In altri termini, per il governo, non si poteva stabilire con chiarezza quale porzione dell'immobile in questione fosse destinata a fini religiosi e quale a fini commerciali. Una questione delicata, in quanto è sufficiente la presenza di una cappella di preghiera all'interno di un albergo, ad esempio, per complicare la classificazione dell'immobile.

Il ricorso e la sentenza della Corte di giustizia

Nel 2013 la scuola elementare Montessori di Roma, sostenuta dai Radicali, ha presentato un ricorso contro la decisione della Commissione che ratificava l'impossibilità di recuperare le imposte non versate. Un appello andato a buon fine in quanto lo scorso novembre la Corte di giustizia ha annullato la decisione della Commissione, affermando che ciò che veniva definito come impossibile non era altro che una questione di difficoltà interne italiane, che non giustificavano la ratifica di non recupero. L'Italia sarebbe quindi obbligata a riscattare il mancato versamento dell'Ici dovuta da parte della Chiesa sui suoi immobili con fini commerciali. La sentenza si è espressa solo per quanto riguarda l'Ici: la questione Imu è rimasta al di fuori della delibera della Corte di giustizia, ed è tornata al centro del dibattito pubblico proprio con la campagna della giunta Cinque Stelle. Un'iniziativa che però, al momento, rimane insoluta.

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