Che cosa ha detto Nordio sullo scudo penale e qual è il piano del governo per tutelare gli agenti

Non sarò uno scudo penale quello a cui starebbe lavorando la maggioranza per tutelare gli agenti indagati che hanno commesso reati nell'esercizio delle loro funzioni. O almeno così assicura il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che durante il question time alla Camera ha spiegato le iniziative normative per introdurre una specifica forma di tutela procedimentale nei confronti delle forze dell'ordine sotto indagine.
Di scudo penale si era tornato a parlare le scorse settimane dopo la notizia dell'indagine per omicidio colposo, come atto dovuto, nei confronti dei due poliziotti che hanno sparato per difendersi il killer del brigadiere Carlo Legrottaglie, uccidendolo. La proposta di eliminare l'iscrizione automatica nel registro degli indagati per gli agenti in servizio – il cosiddetto ‘atto dovuto' – era stata avanzata sia dalla Lega che da Fratelli d'Italia, ma sulla sua fattibilità erano emersi dubbi da parte del Quirinale, che aveva opposto i suoi rilievi.
In Aula Nordio ha spiegato di star lavorando a "una riforma radicale nell'iscrizione nel registro degli indagati". L'istituto delle informazioni di garanzia che si traduce nell'iscrizione nel registro degli indagati "va cambiato, va mutato e la nostra intenzione è quella di intervenire" per le forze dell'ordine in servizio "nel senso che qualora si profili uno stato di necessità o l'uso legittimo delle armi, come discriminante non si debba iscrivere la persona nel registro indagati. Non si tratta assolutamente di uno scudo penale".
Tuttavia la norma potrebbe presentare dei profili di incostituzionalità, perché privilegerebbe gli agenti davanti alla legge garantendogli una sorta di impunità. Tanto da essere osteggiata persino da alcune associazioni di categoria, come Silp, il sindacato di Polizia della Cgil. L'informazione di garanzia "è un istituto che risale a cinquant'anni fa, è stato modificato varie volte ed è sempre stato un fallimento", ha proseguito Nordio. "Un istituto che è nato per garantire chi viene informato, si è trasformato in una condanna che in ambito politico ha portato a qualche dimissione o estromissione da candidature, con effetto perverso. Riguardo alle forze dell'ordine – ma anche per i medici – il problema è aggravato. Pensiamo che, quando si è in presenza di una scriminante, si possa costruire una norma che consenta di partecipare a questo tipo di indagine senza essere iscritti nel registro degli indagati, ovvero senza questo marchio di infamia che porta una serie di conseguenze negative", ha spiegato. "Siamo al lavoro, un lavoro molto avanzato – ha aggiunto – per risolvere questa anomalia".
L'agente che riceve l'avviso di garanzia "sa benissimo che finirà sui giornali", il che avrebbe finito per trasformare questo strumento in "una condanna anticipata", sostiene il ministro. "Si tratta di un lavoro che si dovrebbe inserire in un lavoro più vasto, che riguarda tutta la disciplina delle cosiddette scriminanti", ha proseguito. "Nella situazione attuale, secondo il nostro codice penale firmato da Benito Mussolini – e ci tengo a dirlo, è un codice di Mussolini e di Vittorio Emanuele III – al carabiniere che agisca usando legittimamente le armi, lo Stato dice: ‘Tu carabiniere hai commesso un reato, ma io sono buono e non ti punisco". Questa è la scriminante, questo va cambiato", ha detto ancora.
"Noi – ha rimarcato Nordio – dobbiamo intervenire per cambiare nel codice penale tutta la struttura delle scriminanti, che devono essere considerate come elementi che eliminano la struttura dello stesso reato. Quindi, nella legittima difesa, nell’uso legittimo delle armi, nello stato di necessità basta con questa storia del ‘non sei punibile’, cioè che hai fatto qualcosa di cattivo, ma lo Stato è buono e ti perdona. Bisogna eliminare la illiceità della struttura dello stato reato", ha concluso.