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Centri estivi e attività nei parchi: il piano del governo per la fase due dei bambini

Con scuole e asili ancora chiusi almeno fino a settembre e milioni di persone pronte a tornare al lavoro, per molte famiglie italiane si pone nelle prossime settimane il problema di come prendersi cura dei figli. La domanda per giorni non ha ottenuto risposta dal governo. Ora la ministra della Famiglia Bonetti sta preparando un piano.
A cura di Marco Billeci
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Le esigenze dei bambini e delle famiglie sono sembrate fino a ora quasi rimosse dal dibattito sulla fase due dell’emergenza Coronavirus. Negli atti e nelle parole del governo si trovano poche indicazioni su come garantire la cura dei figli piccioli, mentre milioni di genitori sono tornati o si apprestano a tornare al lavoro, con asili e scuole chiusi almeno fino a settembre.

Ora qualcosa forse si sta finalmente muovendo. L’esecutivo sta mettendo a punto un piano in due tempi che dovrebbe permettere già dal 4 maggio di offrire ai più piccoli attività educative e ricreative in vista poi dell’avvio dei centri estivi a giugno. Diversi punti, però, rimangono ancora da chiarire.

A maggio attività nei parchi

La ministra per la Famiglia Bonetti ha convocato una videoconferenza sul tema con i suoi colleghi coinvolti dalla materia, esponenti degli enti locali e il presidente della Società Italiana di Pediatria Alberto Villani. Secondo chi ha partecipato al tavolo, la volontà di Bonetti è spingere per garantire l’apertura dei centri estivi per l’infanzia a giugno, anche superando le perplessità sanitarie del Comitato tecnico-scientifico.

Prima, però, gli studenti impegnati nelle attività di didattica a distanza devono completare il ciclo scolastico. Si crea dunque  un buco di circa un mese. Durante questo periodo, l’idea emersa dal tavolo è quella di organizzare una serie di attività per i più piccoli da svolgere soprattutto nei parchi o in altri spazi aperti, gestite da una rete di educatori, volontari e realtà del terzo settore pronta ad entrare in azione in tempi brevissimi.

Per partire, però, bisogna fare i conti con il Dpcm del 26 aprile che vieta di svolgere attività ludico-ricreative nelle aree verdi. Non è chiaro se per scavalcare quest’ostacolo basterà un protocollo ministeriale o servirà un nuovo strumento legislativo.

La vicepresidente dell’Emilia-Romagna Elly Schlein ha partecipato al tavolo sull’infanzia del governo, portando le proposte elaborate dalla giunta Bonaccini per cominciare con questo tipo di sperimentazione già nei prossimi giorni. “Andranno creati piccoli gruppi fissi da tre o cinque bambini – spiega Schlein a Fanpage -, ognuno con un proprio educatore che seguirà lo stesso gruppo per tutta la durata del corso estivo, così da contenere il rischio contagio”.

Un sistema del genere ovviamente richiede un congruo numero di personale e quindi adeguate risorse economiche. La ministra Bonetti ha già garantito lo stanziamento di 35 milioni di euro, ma probabilmente servirà uno sforzo aggiuntivo sia da parte del governo che degli enti locali.

Le attività si dovranno svolgere, come detto, soprattutto all’aria aperta ma anche in spazi chiusi che permettano il distanziamento e una sufficiente ventilazione. All’ingresso ci dovrebbe essere una zona triage per verificare eventuali sintomi dei bambini e per filtrare gli accessi, così che genitori o altri accompagnatori non entrino nelle aree di gioco. Nei casi in cui sia previsto un servizio di mensa, verranno offerti dei pasti mono-dose. Dovrà essere assicurata una costante sanificazione degli ambienti e dei materiali. Gli operatori dovranno essere formati per seguire le norme igieniche e lavorare in sicurezza.

“Andranno immaginati giochi che insegnino ai bambini a mantenere le distanze tra loro, così da abituarli a questa modalità di rapporto sociale che per un po’ dovremo adottare”, spiega Schlein.

Centri estivi e bonus baby sitter

Tutti questi elementi potranno poi essere riproposti anche nei centri estivi veri e propri, al momento della loro riapertura. Rimane, invece, il problema dei bambini fino a tre anni, troppo piccoli per prendere parte a questo tipo di iniziative. Il sindaco di Firenze Nardella – anche lui tra i partecipanti al confronto promosso dal governo – ha avanzato la richiesta di riavviare fin da giugno asili nido e scuole per l’infanzia. L’orientamento dell’esecutivo però al momento sembra quello di mantenere la data di ripartenza a settembre, secondo il normale calendario dell’anno scolastico.

Nel frattempo si punta anche al rafforzamento degli strumenti di sostegno introdotti dal decreto Cura Italia: il congedo parentale allargato e il bonus baby-sitter. Questo secondo sussidio però fino a ora non ha incontrato grosso successo tra le famiglie. La ministra del Lavoro Catalfo ha annunciato che con il prossimo decreto economico l’uso bonus sarà reso più flessibile e si permetterà di usarlo per pagare centri estivi o servizi simili.

Al fondo rimane l’urgenza di trovare al più presto una soluzione che concili le esigenze sanitarie, il benessere psicofisico di bambini e ragazzi provati da settimane di reclusione forzata e le necessità di conciliare i tempi di vita e lavoro dei genitori. Il rischio altrimenti è che siano le possibilità economiche delle famiglie a fare la differenza. E che a subire le conseguenze siano soprattutto le donne.

“Già sicuramente in queste settimane le madri hanno avuto un carico maggiore”, riflette Schlein. E prosegue: “Viviamo in un Paese dove la parità di genere non era garantita già prima del virus, ora c’è il rischio che questa crisi rafforzi questa disuguaglianza, come anche quelle sociali, economiche, territoriali. Noi invece dobbiamo puntare a costruire una nuova normalità che corregga gli squilibri. La parola d’ordine deve essere: non lasciare indietro nessuno”

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