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Cattedre vuote, insegnanti fantasma: l’algoritmo che doveva salvare la scuola, l’ha mandata in tilt

“Finalmente, tutti gli insegnanti saranno in classe il primo giorno di scuola.” Con questo slogan, nel 2021, il ministero dell’Istruzione varava l’algoritmo, che doveva assegnare le supplenze annuali, prima dell’inizio dell’anno scolastico. Due anni dopo, la realtà si presenta ben diversa dai proclami.
A cura di Marco Billeci
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Doveva essere il "Cervellone", che  avrebbe risolto tutti i problemi di distribuzione delle cattedre, nella scuola italiana. Si è rivelata una sorta di lotteria elettronica, che costringerà un gran numero di studenti a cambiare professori, quando siamo ormai a metà anno scolastico. E dall'altro lato, ha reso migliaia di insegnanti precari dei veri e propri fantasmi. Così, il governo che ha voluto aggiungere il termine "Merito" alla dicitura ufficiale del ministero dell'Istruzione, si trova a ereditare un meccanismo di assegnazione delle supplenze annuali, che fa tutto tranne premiare i più meritevoli.

Questa storia parte all'inizio dell'anno scolastico 2021/2022. Siamo nel mezzo della pandemia e, a causa delle restrizioni dovute all'emergenza Covid, è impossibile celebrare il consueto rito delle convocazioni in presenza per assegnare le supplenze annuali nelle scuole. Il ministero dell'Istruzione allora vara un algoritmo che – incrociando i punteggi nelle graduatorie dei precari della scuola, con le preferenze da loro espresse – dovrebbe distribuire i posti disponibili. "Così tutti gli alunni avranno il proprio docente in cattedra a inizio anno", proclama l'allora ministro Bianchi. Come vedremo, in realtà le cose sono andate molto diversamente.

"Al ministero si pensava che bastasse schiacciare un bottone e  tutti sarebbero stati in classe, per l'inizio delle lezioni, ma sta succedendo l'esatto contrario", spiega Michele Sorgi, segretario Cisl Scuola di Roma. Nella capitale, ancora a dicembre sono stati pubblicati nuovi bollettini, per assegnare decine di supplenze annuali, tuttora vacanti. Un'altra tornata dovrebbe arrivare a metà gennaio. "Questo significa che ormai a metà anno, i docenti nominati a settembre per coprire temporaneamente i posti,  dovranno lasciare il ruolo, con una girandola di cattedre, che penalizza prima di tutto gli studenti", dice Sorge.

I buchi dell'algoritmo

La prima contestazione che viene fatta al sistema informatizzato di assegnazione delle supplenze lunghe è che sia tarato per uno scenario ideale, in cui ci sarebbe dovuta essere  una geografia chiara delle cattedre disponibili già a metà agosto, data entro la quale gli aspiranti supplenti dovevano compilare la domanda, con le loro preferenze. La situazione reale è molto diversa, tra posti comunicati in ritardo dalle scuole, molti altri che per varie ragioni si sono liberati solo dopo la scadenza, altri ancora che non erano previsti inizialmente, ma sono stati messi in circolo perché, ad esempio, non si è fatto in tempo a fare i concorsi per inserire insegnanti di ruolo.

"La circolare ministeriale dice che al momento di fare la domanda, i colleghi avrebbero dovuto avere visione dei posti disponibili – dice Giorgio La Placa, del sindacato Gilda -. Ma il ministero sapeva perfettamente che questo era impossibile. Con questo meccanismo viene meno la trasparenza". "È  stata una scelta fatta al buio, una lotteria", rincara l'avvocato Dino Caudullo, esperto in diritto della scuola.  A questo si aggiunge il rischio, soprattutto nelle grandi città, di essere costretti a indicare nella domanda anche aree non raggiungibili dal docente che, però, se poi rifiuta la chiamata, subisce una penalizzazione del suo punteggio in graduatoria.

Fatto sta che quando, da settembre, il quadro si è un po' chiarito e dal ministero è partita la seconda tornata di assegnazioni, migliaia di docenti hanno incrociato la seconda brutta sorpresa: sono rimasti senza cattedra, mentre l'algoritmo assegnava supplenze, che pure loro avevano indicato tra le preferenze, a colleghi con punteggi in graduatoria molto inferiori. Questo a causa di un altro bug del sistema, definito il meccanismo delle rinunce.

Gli insegnanti fantasma

Simona è un'insegnante  di Lettere, che ha macinato anni di supplenze annuali, nei licei romani. Con un punteggio in graduatoria, ben oltre i 100 punti, anche quest'anno era certa di avere diritto a una cattedra. Invece, come molti suoi colleghi, è rimasta vittima dell'algoritmo. "Nonostante avessi espresso diverse preferenze, al primo turno, a inizio settembre, non mi è stato assegnato nessun posto", racconta a Fanpage. Fin qui, niente di strano. Può darsi che, per ogni cattedra scelta, l'algoritmo avesse selezionato qualcuno, con un punteggio più alto del suo.

Il problema è che quando, il mese successivo, sono usciti i nuovi bollettini, Simona ha scoperto che la cattedra in cima alla sua lista di preferenze era stata assegnata a un candidato, con la metà del suo punteggio in graduatoria. Un'altra che aveva selezionato, invece, a dicembre risultava ancora scoperta. A Simona però non è  mai arrivata nessuna chiamata, per l'algoritmo era diventata invisibile

E così si è dovuta accontentare di qualche supplenza breve, quelle distribuite direttamente dagli istituti, che al momento le garantiscono di lavorare, un po' qui e un po' là, solo fino a febbraio. "La logica vorrebbe che le supplenze brevi le prenda chi ha i punteggi più bassi, mentre quelle annuali dovrebbero andare a chi ha più esperienza. Invece, mi hanno fatto tornare alla condizione, in cui ero all'inizio della mia carriera", conclude sconsolata Simona.

Come lei, migliaia di altri docenti in tutta Italia sono stati scavalcati dall'algoritmo, nonostante avessero accumulato  punteggi alti. Molti hanno dovuto rinunciare del tutto all'insegnamento, almeno per quest'anno, e cercarsi un altro lavoro. Il paradosso si spiega così.  Dopo la prima tornata di nomine, nelle chiamate successive, il sistema non ricomincia dall'inizio della graduatoria, per ripescare chi non ha ancora un posto, ma prosegue nello scorrimento della lista, scendendo a partire dall'ultimo nominativo, a cui è stato assegnato un ruolo. Chi stava più in alto, ma non ha ottenuto una cattedra al primo giro, è considerato come rinunciatario all'incarico.

Peccato però che, come abbiamo spiegato, molti posti compaiono nel sistema solo quando la prima tornata di nomine si è già conclusa. Molti altri tornano in circolo, perché magari il candidato designato ha rinunciato al posto. Così, Simona e una moltitudine di suoi colleghi non sono stati presi in considerazione per sedi che pure avevano segnalato nella loro domanda e per le quali, tra gli aspiranti, avrebbero avuto il punteggio più alto per l'assegnazione.

"Un precario deve avere la fortuna di prevedere le scuole giuste, nell'ordine giusto, al momento giusto. È  veramente un terno al lotto", dice Giorgio La Placa di Gilda. E paradossalmente, chi arriva dopo è avvantaggiato, perché entra in gioco, quando il quadro dei posti a disposizione è più chiaro. "È  andata a finire che chi aveva duecento punti non lavora e chi ha venti punti, invece sì", spiega l'avvocato Dino Caudullo. Con una postilla: tra le persone con il minor punteggio in graduatoria, c'è spesso chi non fa l'insegnante come prima attività. Di conseguenza, quando entra in ruolo è meno preparato, oppure rinunciano all'incarico. Così per mesi gli studenti si trovano senza un docente definitivo.

Un sistema condannato in tribunale

Da due anni, sindacati e associazioni dei precari sollecitano il ministero a correggere il sistema, ma per ora senza successo. Le associazioni di categoria hanno chiesto anche di visionare le carte relative al funzionamento dell'algoritmo, peraltro sviluppato dalla stessa società che –  ai tempi della "Buona Scuola" di Renzi– aveva ideato il meccanismo dei trasferimenti, anch'esso al centro di numerose contestazioni.

Da viale Trastevere, però, è stata consegnata solo una parte della documentazione, tanto che Gilda ha promosso un ricorso al Tar, per avere l'incartamento completo. "D'altra parte, quando a inizio anno siamo stati convocati al ministero, io avevo già segnalato diversi bug e avevo proposto delle soluzioni", racconta Giorgio La Placa, che oltre che sindacalista è pure un informatico. "I tecnici avevano risposto di esserne a conoscenza, ma mi avevano detto che ormai non c'era più tempo per intervenire".

"Gli stessi provveditorati hanno ammesso di dover trattare con delle tempistiche calate dall’alto, ma non gestibili nella realtà", dice Michele Sorge della Cisl. Nel frattempo, però, si sono mossi i giudici del lavoro che con numerose sentenze –  da Genova a Velletri – hanno riconosciuto il diritto a ottenere una cattedra ai candidati esclusi, nonostante il  loro punteggio. "Un meccanismo di scelta più trasparente significherebbe per lo Stato un grande risparmio in termini di contenziosi. In più non si intaserebbero i tribunali", spiega ancora La Placa.

"Quello che è successo a me, con il meccanismo delle chiamate in presenza non sarebbe mai accaduto – dice Simona, l'insegnante espulsa dal sistema  -. La logica prevalente era sempre quella del punteggio ed essendo tu presente fisicamente, non ti potevano ignorare". D'altra parte, sindacati e associazioni sono coscienti di quanto sia difficile tornare indietro, rispetto all'avanzamento tecnologico, e propongono anche soluzioni miste, come ad esempio le convocazioni in videoconferenza. Chiosa l'avvocato Caudullo: "Si dovrebbe almeno fare tesoro di quello che è successo, ma per ora il ministero se ne sta fregando".

Ciò su cui tutti gli attori coinvolti concordano, è che l'onere di far funzionare scuola italiana non può essere scaricato solo su un sistema informatico. "L'algoritmo non può essere usato come schermo per dire ‘non è colpa nostra' – conclude Simona -. Se passasse questa idea, gli amministratori pubblici potrebbero togliersi la responsabilità in qualsiasi ambito. È una goccia di distopia che casca nelle nostre vite".

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