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Il caso Cospito

Caso Cospito, il Dap dice che le carte date a Delmastro erano a divulgazione limitata: cosa significa

Il capo del Dap Giovanni Russo ha confermato che gli atti inviati a Delmastro, e da lui trasmessi al collega meloniano Donzelli, erano “a limitata divulgazione”. Una dicitura che secondo il ministro Nordio “esula dal segreto d’ufficio”. Resta da chiarire allora perché la richiesta d’accesso a quelle carte, inoltrata dal deputato di Avs Angelo Bonelli, sia stata invece rifiutata.
A cura di Giulia Casula
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Questa mattina si è svolta l'udienza del capo del Dap, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo, nell'ambito del processo che vede indagato il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Il deputato è accusato dalla Procura di Roma di violazione del segreto d'ufficio, per aver trasmesso al collega meloniano Giovanni Donzelli alcuni documenti relativi al caso Cospito .

Il responsabile organizzazione di Fratelli d'Italia aveva poi utilizzato quelle informazioni in Aula per attaccare i parlamentari del Partito Democratico che avevano fatto visita all'anarchico detenuto al 41-bis nel carcere di Sassari. Interrogato dai pm romani Russo ha confermato che gli atti inviati a Delmastro erano "a limitata divulgazione" e che in quanto tali, sarebbero dovuti rimanere all'interno dell'amministrazione. Il capo del Dap ha ricordato che, a partire da gennaio dello scorso anno, il sottosegretario chiese in più di un'occasione informazioni sul caso Cospito. "Era il tema di quelle settimane e ne iniziammo a parlare la settimana precedente quando ci siamo incontrati un paio di volte e ci siamo parlati", ha dichiarato durante l'udienza.

Due i documenti individuati: il primo, del Gruppo Operativo Mobile (Gom), composto da due pagine, l'altro quello del Nucleo Investigativo Centrale (Nic) "più corposo e selezionabile". Russo ha spiegato ai pm che il Dap aveva "già da qualche giorno attenzionato il caso Cospito e venivano inviate al gabinetto tutta la documentazione sempre a ‘limitata divulgazione'. Non mi sono meravigliato per la chiamata di domenica pomeriggio a casa", ha aggiunto. "Non c'era consuetudine anche perché avevo preso le funzioni da 10 giorni poi, con la consuetudine, mi sono reso conto che il sottosegretario non ha orari, quindi è stato molto naturale". In Aula è stato poi il turno del capo del Nic, Augusto Zaccariello. "Ricordo che era il 29 gennaio dal capo dipartimento che mi chiese una relazione di sintesi con tutti i dati su Cospito. Mi disse poi di trasmettere tutto entro le 14/14.30 del giorno dopo", ha ricordato.

Il nodo della dicitura "limitata divulgazione": che significa

Ad ogni modo, il nodo della questione ruota tutto attorno alla dicitura apposta sugli atti ottenuti da Delmastro e poi fatti avere a Donzelli. Una formulazione, quella di "limitata divulgazione", che secondo il ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervenuto tempo fa a difesa del sottosegretario, "esula dalla materia del segreto di Stato e dalle classifiche di segretezza, disciplinate dalla legge 124/07 e dai Dpcm di attuazione ed esclude che la trasmissione sia assimilabile ad un atto classificato, trattandosi di una mera prassi amministrativa interna in uso al Dap a partire dall'anno 2019, non disciplinata a livello di normazione primaria".

In sostanza per Nordio il reato di violazione del segreto d'ufficio non si configurerebbe dal momento che le carte non erano secretate e che la dicitura rimanderebbe a una prassi del Dipartimento, non regolamentata dalla legge. Il che lascia presumere che quegli atti (e quindi le informazioni ricevute in via informale da Donzelli) potessero essere eventualmente consultabili da qualunque deputato ne facesse richiesta. Resta da chiarire allora come mai l'istanza d'accesso a quella documentazione inoltrata dal leader di Europa Verde Angelo Bonelli abbia poi ricevuto il niet da parte del vice capo di Gabinetto del ministro della Giustizia.

Bonelli (Avs): "Non ho avuto accesso agli atti, Delmastro e Donzelli sì: doveroso accertare la verità"

Convocato quest'oggi come testimone dal Tribunale di Roma, Bonelli ha dichiarato di aver ribadito "ciò che è a mia conoscenza riguardo agli atti e alla risposta che mi è stata fornita dal ministero della Giustizia quando ho richiesto di avere il medesimo verbale letto dal deputato Donzelli in aula nel febbraio 2023. La vice capo di Gabinetto del ministro Nordio mi aveva comunicato che i documenti che avevo richiesto non mi potevano essere forniti ai sensi degli articoli 22 e 24 della legge 241 del 1990 e ai sensi del decreto ministeriale 115 del 1996". Queste due disposizioni di legge "regolamentano il segreto d'ufficio e l'inaccessibilità agli atti del Dap", ha spiegato il deputato di Avs.

"Nella lettera del ministero della Giustizia mi sono stati forniti gli estratti di alcune conversazioni ma non i documenti che io avevo richiesto. Eppure Donzelli, nel suo intervento in aula, aveva replicato alle richieste di chiarimento dei deputati dell'opposizione che i documenti che lui aveva letto potevano essere richiesti da qualunque altro parlamentare. Per questo io li ho richiesti ma ho ricevuto un diniego, ottenendo solo un estratto del verbale ma non i documenti completi, a differenza di quanto sostenuto da Donzelli", ha aggiunto.

"Io, deputato della Repubblica, non ho avuto accesso a quei documenti, mentre altri deputati, nella fattispecie Donzelli e Delmastro, si'. Questa situazione mi ha portato a presentare un esposto ai procuratori, a causa del quale la Procura di Roma ha avviato il processo di cui oggi si e' tenuta l'udienza. Ritengo fondamentale che sia accertata la verità", ha concluso. All'udienza di oggi era atteso anche Donzelli, il quale però non è potuto essere presente in aula per "un legittimo impedimento".

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