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Caro bollette, i cittadini pagano e i colossi dell’energia incassano profitti da record

Per la terza volta in pochi mesi, il governo ha dovuto usare miliardi di soldi pubblici per provare a frenare l’aumento dei costi dell’energia. La stessa cosa accade negli altri Stati europei e non solo. Nel frattempo, le grandi aziende dell’energia incassano profitti record, grazie all’aumento dei costi di gas e petrolio.
A cura di Marco Billeci
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Nel tardo pomeriggio di venerdì 18 febbraio, Mario Draghi arriva in conferenza stampa per presentare un'intervento da 6 miliardi contro il caro bollette. È la terza volta in pochi mesi che il governo si trova costretto ad attingere alle casse pubbliche, per cercare di arginare il costo dell'energia per famiglie e imprese. Solo poche ore prima della conferenza stampa di Draghi, Eni aveva comunicato i dati del bilancio 2021: 4,7 miliardi di utile netto, il profitto più alto degli ultimi dieci anni.

Il giorno precedente, un altro colosso dell'energia italiano, Edison, aveva esultato per l'impennata di utili e ricavi nel 2021, tanto da annunciare il ritorno alla distribuzione di lauti dividenti per i propri azionisti. Sintesi un po' brutale, ma efficace: la crisi energetica globale si è tradotta in un salasso per gli Stati e i cittadini, ma si sta rivelando una manna dal cielo per le grandi compagnie energetiche.

"Dai dati emerge che lo scorso anno Eni ha rastrellato circa 13500 dollari (quasi 12mila euro) al minuto!", calcola – interpellata da Fanpage – Juliana Gaertner, Gas Campaigner di Global Witness, ong da anni impegnata nel monitorare l'andamento dei mercati energetici e le strategie dei colossi del settore. E certo, si può credere all'ad Claudio Descalzi, che attribuisce il merito della performance di Eni alla "disciplina finanziaria e la riduzione dei costi". Ma è difficile pensare che guadagni così altri potessero essere raggiunti, senza il forte rialzo dei prezzi del petrolio e l'esplosione di quelli del gas, avvenuta negli ultimi mesi.

Il boom dei profitti

D'altra parte, quando si parla di super profitti, Eni è in buona compagnia. Spiega Gaertner: "Mentre la crisi energetica ha colpito i cittadini di tutta Europa,   le più grandi compagnie di gas e petrolio nel 2021 hanno fatto segnare enormi profitti". E prosegue: "Come Global Witness, abbiamo analizzato i dati di otto big del settore, tra cui – oltre a Eni -, Shell, Bp e Total. Ognuna  di loro l'anno scorso ha aumentato  i profitti rispetto al 2019, molte hanno segnato il record dell'ultimo decennio". E all'appello, nel momento in cui scriviamo, manca ancora la russa Gazprom, che a giorni dovrebbe pubblicare il report 2021. Tutti gli analisti si aspettano che le tensioni geopolitiche e la difficoltà negli approvvigionamenti, abbiano spinto a livelli stellari i guadagni della compagnia controllata dal Cremlino.

Una previsione fin troppo semplice, considerando che secondo gli ultimi numeri disponibili, nel terzo trimestre del 2021 Gazprom ha registrato 7miliardi e 776 milioni di utili, seconda tra solo alla Saudita Aramco tra le aziende del settore. Sempre stando a quanto calcolato tra Global Witness, solo tra luglio e settembre scorsi, le venti compagnie al top mondiale hanno fatto segnare almeno 65miliardi di profitti, con un aumento del 24 percento rispetto al 2019. Una cifra che con ogni probabilità nella realtà è ancora più alta, dato che per sei delle venti imprese in questione, la ong non è riuscita a ottenere i dati.

"Lo stesso aumento del prezzo di vendita all'ingrosso del gas che ha contribuito in modo decisivo agli utili da record delle compagnie, ha causato un aumento dei costi per i consumatori fino al 24 percento in Europa tra Gennaio e Dicembre", dice  a Fanpage Juliana Gaertner. E conclude: "Mentre i governi spendono miliardi di soldi pubblici per proteggere i cittadini dagli aumenti, rischiamo di facilitare un massiccio trasferimento di ricchezza dalla popolazione europea alle industrie inquinanti, che invece dovrebbero avere i giorni contati".

Tassare i colossi dell'energia

Di fronte a questa situazione, si moltiplicano le voci che chiedono  un contributo concreto alle industrie energetiche. "Ci aspettiamo che i grandi produttori condividano con la popolazione i costi della crisi energetica. Come? Ci stiamo riflettendo”, ha detto nella conferenza stampa del 18 febbraio il premier Draghi. E poco dopo gli ha fatto eco il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte: "C’è bisogno che i grandi gruppi e gli operatori che hanno ottenuto profitti dai rincari contribuiscano ad alleviare il peso enorme che il caro bollette sta esercitando sulla vita di famiglie e imprese".

Per il momento, tuttavia, l'unico provvedimento concreto adottato dal governo è andato a colpire non i proventi derivanti da gas e petrolio, ma quelli realizzati con le rinnovabili, anche a causa di un paradosso nel funzionamento del mercato energetico. Sul tema, è andata all'attacco Europa Verde. "Per tassare i produttori di energia rinnovabile il governo non ci ha pensato un secondo, per farlo con gli enormi guadagni delle società che vendono e distribuiscono gas, ci deve riflettere", hanno scritto i portavoce Angelo Bonelli ed Eleonora Evi, invitando l'esecutivo ad agire subito.

Il dibattito su se e come tassare i super profitti delle compagnie energetiche non si sta accendendo solo in Italia. Un'intervento di questo tipo è stato annunciato dal governo spagnolo ed è richiesto a gran voce dai Laburisti inglesi. Oltreoceano, il senatore democratico Bernie Sanders qualche giorno fa ha tuonato su Twitter: "È scioccante. Exxon Mobil, Chevron, Shell & BP hanno realizzato quasi 25miliardi di dollari di utili nell'ultimo quarto del 2021, il livello più alto degli ultimi sette anni. Il problema non è l'inflazione, ma l'avidità delle grandi corporation".

A livello di Unione europea, poi, il gruppo della Sinistra al parlamento Ue ha promosso la campagna "Power to the People", per chiedere il diritto all'accesso all'energia per tutti i cittadini europei e un cambio radicale nel modello del mercato energetico comunitario che spezzi gli oligopoli e favorisca la transizione ecologica. Gli eurodeputati della Sinistra chiedono alla Commissione di dire da che parte sta: "tra i cittadini che lottano per riuscire a scaldare e illuminare le loro case e le grandi compagnie energetiche".

Dove finiscono i soldi

Global Witness però non è ottimista riguardo ai segnali che arrivano dal governo dell'Unione. "È preoccupante che nei piani recentemente pubblicati dalla Commissione europea per riformare il mercato del gas, si perda completamente l'opportunità di spostarsi su altre fonti energetiche", dice Juliana Gaertner. Quello che servirebbe invece, secondo l'analista della ong, "è una chiara roadmap per l'abbandono dell'uso del gas fossile nelle case e nelle reti elettriche, con un massiccio investimento nell'efficienza energetica". Per farlo, però, a giudizio di Gaertner, occorrerebbe prima di tutto "rimuovere le industrie del gas dai tavoli dove si decide la strategia energetica dell'Europa".

Nel breve termine, intanto, gli azionisti dei big energetici sembrano più interessati a incassare i soldi dei super profitti dell'ultimo anno, che a condividere i costi della crisi o della transizione ecologica. "Tutte le compagnie il cui business è oggi incentrato sulle fonti fossili parlano di aumentare gli investimenti nelle rinnovabili – spiega  Gaertner -. In realtà solo una piccola parte degli attuali extra-profitti è stata reinvestita per la transizione ecologica". E conclude: "La maggior parte delle compagnie ha ricompensato i propri azionisti con generosi dividendi, mentre continua a investire pesantemente nell'estrazione di petrolio e gas".

Qualche esempio: "Shell ha annunciato un piano di riacquisto di azioni da 8 miliardi e mezzo di dollari, mentre gli azionisti della norvegese Equinor potranno ricevere uno strabiliante ritorno di 10 miliardi, sui loro investimenti". Insomma, come ha ammesso il Ceo di British Petroleum Bernard Looney, l'aumento dei prezzi di petrolio e gas ha creato una "macchina da soldi". Alimentata con i soldi dei cittadini, mentre il jackpot va sempre in mano ai soliti noti.

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