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Camusso: “Il voucher è uno strumento malato e va abolito, non modificato”

Durante l’assemblea generale della Cgil, il segretario Susanna Camusso ha espresso la necessità di lavorare duramente al referendum per l’abolizione del voucher perché è necessario raggiungere il quorum e far di tutto affinché questo strumento malato venga definitivamente abrogato.
A cura di Charlotte Matteini
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Nell'intervento conclusivo dell'Assemblea generale della Cgil, il segretario Susanna Camusso ha duramente attaccato il Jobs Act, la riforma del lavoro varata due anni fa dal Governo Renzi, e sottolineato la necessità di mettere in campo ogni strumento possibile per per impedire l'allargamento del divario "tra chi ha e chi non ha". Al centro dei pensieri del sindacato c'è sicuramente il referendum per l'abrogazione dei voucher, strenuamente voluto proprio dalla Cgil che ha raccolto oltre tre milioni di firme e presentato i quesiti che sono recentemente stati ammessi dalla Consulta, ad esclusione di quello relativo al reintegro dell'articolo 18 per le aziende sopra i cinque dipendenti.

"Sappiamo di aver osato molto, ma dovevamo farlo. E abbiamo avuto un primo grande risultato: nel paese finalmente si ragiona di lavoro, delle sue frontiere possibili e impossibili. Abbiamo raccolto un bisogno forte e diffuso: quello di reagire a una situazione che non va bene”, ha spiegato Camusso durante l'intervento, riferendosi proprio ai referendum promossi dalla Cgil e alla Carta dei diritti universali del lavoro. “Abbiamo osato perché non bastano più le cose pur importantissime fatte e che continuiamo a fare: i tanti contratti rinnovati, l’accordo sul modello contrattuale, il verbale sulle pensioni, gli accordi con i quali abbiamo salvato tante aziende e tanti posti di lavoro. Ma mettere cerotti sulle ferite non è più sufficiente", ha evidenziato Susanna Camusso, sottolineando dunque che il lavoro per il sindacato non si esaurisce qui, ma deve continuare a battere il sentiero tracciato, costituendo un fronte forte, per arrivare a mettere fine alla diseguaglianza sociale.

"Per unire questo fronte dobbiamo partire da quelli che oggi sono gli ultimi, i lavoratori ridotti così grazie alla liberalizzazione dei voucher e togliendo la responsabilità solidale negli appalti. Non basta più fermare il Jobs Act con la contrattazione, ci vuole una radicalità nel riformare e i princìpi fondamentali non possono essere messi in dubbio", ha sottolineato il segretario della Cgil, aggiungendo: "La parola diseguaglianza, infatti, è tornata a essere presente in modo massiccio nel nostro paese. Tanto, troppo presente nei convegni, ma poco nelle politiche che si fanno in concreto. La disoccupazione giovanile, per esempio, continua a essere il grande problema italiano, ma è pressoché ignorata dalle politiche che si attuano”.

“Non si può guardare a quello che accade non solo in Italia ma nel mondo, al degrado crescente proprio a partire dal lavoro pensando che tutto questo sia inevitabile. Bisogna avere l’ambizione di invertire i fattori: finora sono state fatte politiche nelle quali il lavoro era una merce che doveva costare meno, ma tutto ciò non ha migliorato nulla. Né le condizioni dei lavoratori, né l’economia. E allora la sfida è ripartire dal lavoro di qualità e riconosciuto, non solo per i diritti dei lavoratori, ma perché pensiamo che solo così il paese potrà star meglio: è lo spirito del primo articolo della Carta universale dei diritti del lavoro”, ha sostenuto Camusso in Assemblea.

Proprio a questo proposito, la leader della Cgil ha evidenziato la necessità di lavorare duramente ai referendum su voucher e responsabilità degli appalti perché così "si può conquistare il quorum e la fiducia di tutti quegli italiani che sentono di non star bene. Partiamo da noi: abbiamo una straordinaria platea di generosi militanti, 200.000 persone: affidiamoci alla loro la capacità di fare la campagna per diritti e referendum”.

Per quanto riguarda i voucher, il segretario della Cgil torna a sostenere la necessità di abolirli.  "Il voucher è uno strumento malato e va abrogato", evidenziando l'impossibilità di tornare anche solo al ripristino dei vecchi paletti della Legge Biagi – come proposto dal segretario della Cisl Anna Maria Furlan – perché "quella modalità presuppone che non c'è un rapporto di lavoro subordinato, continua a non dare diritti a lavoratrici e lavoratori e permette gli abusi che si sono verificati".

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