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Bufera su Donazzan, assessore Fdi in Veneto: celebra 25 aprile a foiba in cui uccisi soldati nazisti

Si scatena la polemica su Elena Donazzan, esponente di Fratelli d’Italia e assessore regionale del Veneto: in occasione del 25 aprile, ha deciso di celebrare la liberazione alla foiba Buso de la Spaluga sul monte Corno, a Lusiana: qui, secondo le cronache, furono uccisi 14 soldati nazisti. “La Donazzan ricorda la morte di 14 nazisti”, è l’accusa.
A cura di Stefano Rizzuti
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Elena Donazzan, assessore all’Istruzione e al Lavoro della Regione Veneto, è ormai abituata alle polemiche per le sue dichiarazioni o le sue azioni. Di recente era successo per aver cantato Faccetta nera durante la trasmissione radiofonica La Zanzara. Stavolta, invece, l’esponente di Fratelli d’Italia fa parlare di sé per la decisione di andare a celebrare la festa della Liberazione, il 25 aprile, alla foiba Buso de la Spaluga sul monte Corno, a Lusiana. Non un luogo qualsiasi, ma quello in cui, secondo le cronache, furono uccisi 14 soldati nazisti, come spiega Carlo Cunegato, consigliere comunale di Schio. Lei, invece, sostiene che si debbano celebrare tutti i morti e le vittime della guerra e del periodo dal 1943 al 1945.

La stessa Donazzan rivendica in un’intervista al Mattino di Padova: “La cerimonia era stata preventivamente comunicata alle autorità di pubblica sicurezza”, rispettando quindi le regole anti-Covid e alla presenza di “una trentina di amministratori vicentini”. Secondo l’assessore regionale si deve “ritrovare la serenità e lavorare bene per la nostra patria, ciascuno con la propria storia personale e familiare, ciascuno con le proprie differenze politiche, ma uniti su quelle azioni che servono a difendere e ad aiutare l’Italia. Da italiani siamo chiamati una volta per tutte a compiere un autentico salto di qualità culturale, mirando ad una pacificazione nazionale che consegni definitivamente alla storia quei fatti che videro i nostri connazionali sacrificare la propria vita chi per l’onore d’Italia, chi per la libertà, ma con pari dignità”.

Contro Donazzan si scaglia Cunegato: “Dopo aver fatto il saluto romano e aver cantato ‘Faccetta nera’ alla radio non poteva esserci un posto migliore per ricordare chi è morto per la nostra libertà. Nel suo discorso ha affermato che dobbiamo ricordare “chi ha sacrificato la propria vita per l’onore della patria, chi per la libertà, con pari dignità”. No, assessore, non c’è pari dignità. Da una parte c’è chi ha abolito i partiti politici, ammazzato i dissidenti, emanato le leggi razziali, ucciso la democrazia, chi ci ha condotto in una guerra assurda, chi ha collaborato con i nazisti per l’Olocausto, la caduta nell’abisso più brutale dell’umanità, e dall’altra parte chi li ha combattuti. Se avessero vinto i suoi amici non ci sarebbe libertà di parola, pensiero, non ci sarebbe il diritto di voto. Non saremmo cittadini, ma sudditi di una tirannia. Nessuna pari dignità, ma da una parte la dittatura e dall’altra la libertà, da una parte chi ha difeso una autocrazia e dall’altra chi l’ha combattuta”.

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