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Bozza del nuovo Dpcm, per la Pa smart working obbligatorio ai livelli massimi

Nella bozza del nuovo dpcm, che il governo dovrebbe varare nelle prossime ore, viene reso obbligatorio il ricorso allo smart working nelle pubbliche amministrazioni assicurando “le percentuali più elevate possibili di lavoro agile”. Prevista una differenziazione degli orari di ingresso e di uscita e anche una forte raccomandazione ad applicare lo smart working nel lavoro privato.
A cura di Stefano Rizzuti
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Le pubbliche amministrazioni tornano allo smart working nella misura più larga possibile. La bozza del nuovo dpcm prevede, infatti, un maggior ricorso al lavoro agile per le amministrazioni pubbliche. Il governo chiede alle Pa di assicurare “le percentuali più elevate possibili di lavoro agile”. Con un tasso che, dove possibile, deve quindi arrivare al 100%. Inoltre le stesse pubbliche amministrazioni dovranno garantire, laddove continuino con il lavoro in presenza perché indispensabile, a rimodulare e diversificare gli orari di ingresso e di uscita dei dipendenti.

Pa in smart working, cosa prevede il dpcm

La bozza del dpcm affida ai dirigenti delle pubbliche amministrazioni una serie di compiti per garantire il massimo ricorso al lavoro agile. Ciascun dirigente, in particolare, deve organizzare “il proprio ufficio assicurando, su base giornaliera, settimanale o plurisettimanale, lo svolgimento del lavoro agile nella percentuale più elevata possibile, e comunque in misura non inferiore a quella prevista dalla legge, del personale preposto alle attività che possono essere svolte secondo tale modalità, compatibilmente con le potenzialità organizzative e l’effettività del servizio erogato”.

Ancora, i dirigenti devono anche adottare misure in favore dei dipendenti con figli in quarantena e dei lavoratori fragili, mettendo in campo “ogni soluzione utile ad assicurare lo svolgimento di attività in modalità agile anche attraverso l’adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento come definite dai contratti collettivi vigenti, e lo svolgimento di specifiche attività di formazione professionale”.

Orari differenziati e raccomandazione di lavoro agile nel privato

Sempre la bozza del dpcm prevede, nei casi in cui sia necessario il lavoro in presenza, di differenziare gli orari di ingresso e di uscita del personale, fatta eccezione per il personale sanitario, socio-sanitario, quello impegnato in attività connesse all’emergenza e nei servizi pubblici essenziali. Infine, un altro comma del dpcm prevede la raccomandazione a differenziare gli orari di ingresso e di uscita anche per i datori di lavoro privati, per cui resta comunque la “forte raccomandazione” al ricorso al lavoro agile.

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