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Il caso del comune di Bari

Bari, intercettazione dei clan sul sindaco: “Decaro non dà niente, gli altri danno un sacco di soldi”

Nell’inchiesta che ha portato a 130 misure cautelari a Bari, è emersa anche un’intercettazione che sottolineerebbe l’estraneità del sindaco Decaro alle presunte dinamiche di voto di scambio. A ottobre, un altro procedimento in cui Decaro era indagato è stato archiviato perché non c’erano riscontri alle dichiarazioni di un pentito.
A cura di Luca Pons
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Gli sviluppi di due inchieste contribuiscono a sostenere l'idea che il sindaco di Bari, Antonio Decaro, fosse al di fuori delle presunte dinamiche di voto di scambio nelle elezioni del 2019 su cui sta indagando la Direzione distrettuale antimafia. Proprio il sospetto di voto di scambio è tra i motivi per cui il governo Meloni ha nominato una commissione d'accesso che valuti l'ipotesi di scioglimento del Consiglio comunale, a pochi mesi dalle elezioni di giugno.

La prima inchiesta è stata archiviata a ottobre, e vedeva tra gli indagati proprio Decaro. Era nata anche dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. Secondo quanto riportato da Repubblica, avrebbe detto agli inquirenti che Massimo Parisi (fratello del boss Savino Parisi): "Era impegnato nella campagna elettorale di Decaro. Al loro incontro partecipai anche io, nei pressi di un bar di Torre a mare". Tuttavia, le indagini non hanno trovato nessun riscontro a queste parole. Al punto che la stessa Procura ha chiesto l'archiviazione, disposta poi dal gip.

Al contrario, è ancora aperta e attiva l'inchiesta ‘Codice interno', quella che ha portato a 130 misure cautelari, tra cui gli arresti domiciliari per la consigliera Maria Carmen Lorusso. Lorusso era stata eletta con il centrodestra, secondo gli inquirenti anche grazie agli accordi promossi tra suo marito e alcuni esponenti della criminalità organizzata. Nel corso del suo mandato, poi, Lorusso è passata alla maggioranza guidata da Decaro.

Proprio nell'ambito dell'inchiesta, è emersa un'intercettazione risalente a febbraio 2019. Pochi mesi dopo, a maggio, si sarebbero svolte le elezioni comunali che avrebbero consegnato a Decaro il suo secondo mandato alla guida della città. In quel contesto, due esponenti di un clan parlavano tra loro. Uno dei due ha quindi detto: "Decaro non dà niente… Quegli altri danno un sacco di soldi". Il riferimento è all'opposizione, quindi al centrodestra. Proprio in quel periodo, peraltro, si svolgevano le primarie che avrebbero deciso il candidato della destra per le elezioni.

Le indagini sono ancora in corso, quindi non si può stabilire in maniera definitiva chi sia coinvolto e quale sia la versione dell'accusa. Per adesso, all'interno del Consiglio comunale barese le azioni della magistratura hanno coinvolto solamente Lorusso, che aveva corso sostenendo il candidato Pasquale Di Rella. L'altro nome coinvolto in un'inchiesta precedente è quello della consigliera Francesca Ferri, anche lei eletta nella lista di Di Rella e poi passata al centrosinistra, e attualmente a processo.

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