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Il caso del comune di Bari

Perché il Comune di Bari rischia lo scioglimento per mafia, l’indagine e le proteste del sindaco Decaro

Il ministro Piantedosi ha nominato la commissione che dovrà valutare lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Bari, guidato da Antonio Decaro. Un’inchiesta della Dda per presunto voto di scambio vede indagata la consigliera comunale Maria Carmen Lorusso, mentre la consigliera Francesca Ferri è già processo. Secondo Decaro è una decisione politica, a pochi mesi dalle elezioni.
A cura di Luca Pons
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Nella serata di martedì, il sindaco di Bari Antonio Decaro – primo cittadino dal 2014 e presidente dell'Anci dal 2016 – ha annunciato che il ministro Piantedosi aveva dato il via alle procedure che potrebbero portare allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Infatti, il ministro dell'Interno ha nominato una commissione per l'accesso agli atti, che valuterà la situazione all'interno del Consiglio comunale e potrebbe anche proporre il suo scioglimento. Il tutto è avvenuto a pochi mesi dalle elezioni, che si terranno a inizio giugno.

Il fatto che sia stata nominata una commissione non significa automaticamente che il Consiglio comunale sarà sciolto, ma questa è una delle possibilità. Decaro ieri ha chiuso una conferenza stampa in lacrime, e ha parlato di un "atto di guerra" da parte del governo, affermando che la decisione di nominare la commissione proprio adesso sia dipesa dalle "pressioni politiche" di alcuni parlamentari di centrodestra, e non da necessità amministrative o giudiziarie. Se arrivasse lo scioglimento, le elezioni andrebbero probabilmente rimandate: la legge prevede uno slittamento fino a 18 mesi.

Cosa succede a Bari, l'indagine per infiltrazioni mafiose

La decisione del governo deriva da un'indagine della Direzione distrettuale antimafia sui presunti legami tra criminalità organizzata ed esponenti della politica che avrebbero portato a un voto di scambio alle ultime elezioni comunali, del 2019. Ci sarebbero infiltrazioni mafiose anche nell'azienda municipalizzata Amtab, che si occupa di trasporto urbano ed è stata messa in amministrazione giudiziaria. Il 26 febbraio 130 persone sono state aggiunte al registro degli indagati e diverse hanno ricevuto misure cautelari.

Il procuratore di Bari Roberto Rossi aveva già chiarito che si parlava di una "attività di condizionamento elettorale parziale e circoscritta", su cui "l'amministrazione ha saputo rispondere", e in cui non c'era "nessun coinvolgimento del sindaco Decaro". Le figure più rilevanti sul piano politico sono la consigliera comunale Maria Carmen Lorusso (eletta con il centrodestra nel 2019, e più tardi passata al centrosinistra) e suo marito Giacomo Oliveri, ex consigliere regionale. La prima si trova ai domiciliari, il secondo in carcere in via cautelare.

Secondo gli inquirenti, Olivieri avrebbe promosso accordi con clan mafiosi per portare all'elezione della moglie. C'è poi un altro caso, separato. A ottobre 2022 Francesca Ferri, altra consigliera comunale eletta sempre con il centrodestra (nella stessa lista di Lorusso, "Di Rella sindaco"), era stata arrestata. Attualmente è a processo per presunto voto di scambio.

Decaro: "Attacco politico, se ci sono sospetti rinuncio alla scorta"

In una conferenza stampa che si è svolta ieri, il sindaco Decaro ha ricordato alcune delle azioni svolte dall'amministrazione per il contrasto alla criminalità organizzata. Ha sottolineato di aver consegnato lunedì mattina "un plico con tredici faldoni e migliaia di pagine" che documentava tutte queste attività, come aveva richiesto l'autorità giudiziaria. Eppure, "nemmeno 24 ore dopo" è arrivata la notizia della commissione dal ministro Piantedosi: "Non credo abbiano letto questi fascicoli".

Attualmente Decaro è sotto scorta, e ha ricordato le minacce ricevute dalla famiglia Sedicina, arrivando anche a commuoversi. Ma, ha detto: "Se c'è anche un solo sospetto di infiltrazione della criminalità nel comune di Bari io rinuncio alla scorta. Sono sotto scorta da nove anni, torno a vivere. Non posso essere sindaco antimafia e avere la commissione di accesso in Comune". In un'intervista a Repubblica, poi, ha parlato del passaggio delle due consigliere indagate al centrosinistra: "Non è il frutto di un accordo con me, tutti sapevano che io non volevo, che non avevo bisogno di loro, che erano stati avversari violenti in campagna elettorale".

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