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Autovelox a rischio spegnimento in Italia da ottobre, cosa succede se il Mit non fa i decreti attuativi

Dal 18 ottobre le strade italiane potrebbero restare senza autovelox, non per una rivoluzione nella viabilità, ma per un inghippo burocratico: senza il decreto attuativo che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti deve emanare entro il 19 agosto, infatti, migliaia di dispositivi di rilevazione della velocità dovranno essere spenti. Il Codacons parla di “situazione paradossale”.
A cura di Francesca Moriero
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Dal 18 ottobre, in Italia, migliaia di autovelox potrebbero spegnersi tutti insieme. Non si tratta però di una scelta politica contro le multe o di un improvviso cambio di strategia sulla sicurezza stradale, ma di una scadenza fissata dalla legge e legata a un tassello mancante: il decreto attuativo del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit). Senza questo documento, che deve essere approvato entro il 19 agosto, Comuni, Province e Regioni non potranno infatti avviare il censimento obbligatorio di tutti i dispositivi di controllo della velocità presenti sul territorio. E siccome la comunicazione di dati tecnici, omologazioni e conformità è condizione necessaria per il loro utilizzo, se il censimento non parte nei tempi previsti, dal 18 ottobre gli autovelox dovranno restare spenti. Il Codacons parla di "situazione paradossale": da un lato l'obiettivo di garantire più trasparenza, dall'altro il rischio concreto di lasciare le strade senza controlli elettronici, con un potenziale effetto valanga di ricorsi per le multe emesse nei mesi precedenti.

Cosa succede agli autovelox da ottobre in Italia: il nodo del censimento

Il Decreto Infrastrutture (legge n. 105/2025) ha introdotto un obbligo chiaro: Comuni, Province e Regioni devono comunicare al Mit la posizione, le caratteristiche tecniche, il modello, l’omologazione e la conformità di ogni autovelox installato; questi dati saranno poi resi pubblici sul portale istituzionale del ministero, con l’obiettivo di garantire maggiore trasparenza nell’uso dei sistemi di controllo elettronico della velocità. Non si tratterebbe dunque di una formalità: la comunicazione è condizione necessaria per poter utilizzare legalmente gli apparecchi. Se un ente locale non invia i dati entro i termini stabiliti, l’autovelox dovrà restare spento.

La scadenza per i decreti attuativi del Mit

Il problema, come denuncia il Codacons, è che al momento manca il modulo digitale ufficiale per trasmettere queste informazioni. Questo strumento può essere fornito solo attraverso il decreto attuativo del Mit, che la legge impone di adottare entro 30 giorni dall’entrata in vigore della norma (20 luglio 2025). Dunque, la scadenza è fissata per il 19 agosto. Da quel giorno, gli enti locali avranno 60 giorni di tempo per completare il censimento e inviare i dati. E qui scatta il conto alla rovescia: se entro il 18 ottobre le comunicazioni non saranno concluse, gli autovelox non potranno essere utilizzati.

Autovelox a rischio spegnimento in Italia: le conseguenze

La situazione potrebbe portare a conseguenze significative, perché senza decreto attuativo, e quindi senza censimento, il blocco degli apparecchi sarebbe generalizzato, indipendentemente dal fatto che siano o meno omologati. Il Codacons parla di una "situazione paradossale" che si somma al caos normativo già esistente da oltre un anno: nell'aprile 2024 la Cassazione aveva infatti stabilito che le multe emesse da autovelox approvati ma non omologati sono nulle. Ad oggi, secondo l'associazione, quasi il 60% dei dispositivi fissi e oltre il 67% di quelli mobili non sarebbero omologati, con molti modelli installati prima del 2017, data chiave per la normativa.

Tra burocrazia e sicurezza stradale

Sul tavolo ci sarebbe insomma un equilibrio estremamente delicato: da una parte la trasparenza e la legittimità dei controlli, dall’altra la sicurezza stradale che potrebbe essere compromessa da un eventuale spegnimento di massa degli autovelox.
Senza intervento del Mit entro il 19 agosto, il rischio è sostanzialmente quello di assistere a due mesi di incertezza, con la prospettiva di strade senza occhi elettronici e un'ondata di ricorsi per le multe elevate in piena estate.

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