Attentato a Ranucci, domani la manifestazione a Roma “Viva la stampa libera” a sostegno del giornalista

Manifestazione di solidarietà per Sigfrido Ranucci, giornalista e conduttore di Report, che giovedì scorso ha subito un attentato. Un ordigno potenzialmente letale, esploso nella notte, ha colpito le sue automobili, parcheggiate davanti alla sua villetta di Pomezia. Sull'episodio, per cui non è arrivata alcuna rivendicazione, indagano i magistrati dell'Antimafia di Roma. La potenza della bomba, che ha sventrato la sua auto e danneggiato parzialmente quella della figlia, avrebbe potuto uccidere chiunque si fosse trovato nelle vicinanze delle auto in quel momento. La scorta per Ranucci dopo l'aggressione è stata rafforzata.
È in programma domani, martedì 21 ottobre a Roma, in piazza Santi Apostoli, alle 17.30, la manifestazione "Viva la stampa libera", promossa dal M5s per solidarietà al conduttore di Report. "Ci vediamo martedì in piazza!", ha scritto il presidente del M5s, Giuseppe Conte, in un post. Fra gli interventi, quelli del direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, del direttore di Fapage.it Francesco Cancellato, Rula Jebreal e Lirio Abbate. Sarà presente anche Milena Gabanelli, che per anni ha condotto Report prima di Ranucci.
"L’attentato a Sigfrido Ranucci è un attacco al cuore della nostra democrazia – ha dichiarato a Fanpage.it Barbara Floridia, presidente della commissione di Vigilanza Rai -Per questo è fondamentale mobilitarsi e scendere in piazza domani alle 17:30 a Roma, in Piazza Santi Apostoli, alla manifestazione promossa da Giuseppe Conte in solidarietà a Ranucci e a sostegno del giornalismo indipendente. Serve mantenere altissima l’attenzione e fare pressione sulla politica, affinché la solidarietà di queste ore si trasformi in atti concreti: accelerare la legge contro le querele temerarie, tutelare le trasmissioni di inchiesta e sbloccare la Commissione di Vigilanza RAI. Ho ricevuto la richiesta di audire Ranucci e sarei felicissima di accoglierlo: sarebbe il modo migliore per riaprire la commissione dopo oltre un anno di paralisi inaccettabile".
A piazzare l'ordigno potrebbero essere stati non professionisti, ma persone in grado di maneggiare una bomba, seppure rudimentale. L'episodio potrebbe essere letto come una minaccia legata ad altre inchieste già mandate in onda da Report, oppure potrebbe essere un avvertimento per puntate ancora in preparazione: l"indagine che non tralascia al momento alcuna pista
Nell'inchiesta, coordinata dal pm della Dda Carlo Villani, che ha delegato le indagini ai carabinieri dei nuclei investigativi di Roma e Frascati, si procede per i reati di danneggiamento e violazione della legge sulle armi in relazioni all'ordigno esploso, entrambi aggravati dal metodo mafioso. Lo stesso Ranucci venerdì, al termine dell'audizione in procura davanti al pm titolare del fascicolo e al procuratore capo Francesco Lo Voi, ha spiegato di aver "delineato con i magistrati un contesto. Ci sono quattro-cinque tracce importanti – ha detto lasciando piazzale Clodio – che però per coincidenza alla fine riconducono sempre agli stessi ambiti".
"Nelle prossime puntate torneremo a parlare della stragi di mafia, delle infiltrazione dei clan negli appalti – ha spiegato il giornalista lasciando gli uffici della procura venerdì – L'ordigno potrebbe essere un avvertimento per qualche inchiesta futura che però si riallaccia a cose fatta da noi nel passato". L'attentato comunque è "un salto di qualità", secondo il giornalista, dopo le minacce già ricevute dal 2021. "Io credo che sia un'opera di qualcuno legato alla criminalità, o comunque di qualcuno che si serve della criminalià. Non vedo scenari o mandanti, come qualcuno ha ipotizzato, politici, perché la politica ha strumenti, se vuole far male, senza rumore", ha detto intervistato a ‘In mezz'ora', rispondendo a una domanda su una possibile pista di indagine.
Ci sono alcune inquietanti similitudini tra quest'attentato e le intimidazioni ricevute dal giornalista un anno fa, quandodue proiettili di una P38 vennero rinvenuti proprio davanti all'abitazione del giornalista. Le similitudini tra le due vicende sono più di una, come ha messo in evidenza il Corriere ieri. In primo luogo, i proiettili erano stato ritrovati proprio dove è stato collocato l'ordigno, e cioè una siepe a pochi passi dall’ingresso dell'abitazione di viale Po dove viene di solito parcheggiata l’auto di Ranucci. Si tratta di un punto al di fuori del raggio d'azione delle telecamere, per cui l'ipotesi è che gli autori dell'attentato fossero a conoscenza di questa circostanza. E poi, come un anno fa, anche giovedì scorso, anche allora il giornalista tornava a casa dopo un periodo di assenza. E questo farebbe presupporre che Ranucci fosse seguito e controllato nei suoi spostamenti, e che l'intimidazione fosse studiata da tempo, probabilmente da qualcuno che conosceva bene le strade del quartiere e le sue abitudini.