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Opinioni

Attaccare i diritti prendendo di mira la sanità: c’è sempre più repressione contro le persone transgender

Non è la prima volta che per attaccare i diritti delle persone transgender si comincia prendendo di mira i servizi sanitari. Proprio come per la contraccezione, non si può negare che i farmaci per le persone trans o i trattamenti per la loro salute siano un argomento di posizionamento ideologico per il governo.
A cura di Jennifer Guerra
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Il consigliere comunale leghista di Milano Samuele Piscina in aula ha riferito degli scontri avvenuti in via Padova a seguito di una manifestazione della Lega, la scorsa domenica. Nel difendere l’operato del partito, ha detto che “Via Mosso è come è oggi solo grazie all'amministrazione a guida Lega, che ha voluto a tutti i costi un'altissima cancellata di ferro lì dove c'erano transessuali che sputavano sangue infetto addosso alle forze dell’ordine”. L’espressione è stata subito stigmatizzata dalle associazioni LGBTQ+ e dall’opposizione, che chiedono che Piscina si scusi o si dimetta. Le sue frasi non sono un caso isolato, ma dimostrano il clima di sempre più alta repressione nei confronti delle persone transgender, clima esacerbato anche dalle forze di governo.

A gennaio l’ospedale Careggi di Firenze è stato sottoposto a un’ispezione del ministero della Salute. La sollecitazione è arrivata dal capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri in un’interrogazione parlamentare, che aveva criticato le terapie dell’ospedale nel trattamento della varianza di genere nei minori. Secondo Gasparri la triptorelina (un farmaco che è nato per altri scopi, ma che viene usato per sospendere temporaneamente la pubertà) verrebbe somministrata senza assistenza psicologica o psichiatrica. L’uso della triptorelina per i minori con varianza di genere è stato autorizzato nel 2019 dall’Aifa, generando non poche polemiche: poiché si tratta di un utilizzo off-label, cioè con finalità diverse per quelle per cui il farmaco è stato sviluppato, cosa che succede con molte altre medicine, più volte chi si oppone ha parlato di “sperimentazioni” sui bambini, i cui effetti sarebbero poco noti.

L’ignoranza dell’opinione pubblica sui percorsi di transizione mescolata alla retorica del “proteggiamo i nostri figli” non fa altro che aumentare la confusione sugli effetti dei cosiddetti “bloccanti della pubertà”. La sospensione dello sviluppo è infatti reversibile, non implica interventi chirurgici di alcun tipo e la somministrazione del farmaco avviene dopo un’attenta valutazione del personale medico. Il Careggi di Firenze è uno dei pochi ospedali in Italia a offrire percorsi per bambini con varianza di genere, che possono proseguire anche in adolescenza. Stando alla relazione fornita dall’ospedale al ministero, lo scorso anno ci sono stati 150 accessi e l’età media per il trattamento farmacologico è di 15,2 anni (e non 11, come sostenuto da Gasparri).

Il ministro della Salute Schillaci ha rassicurato che l’ispezione al Careggi è “una verifica” e non una punizione, ma non è la prima volta che per attaccare i diritti delle persone transgender si comincia prendendo di mira i servizi sanitari. Nel Regno Unito, dove il dibattito sui diritti delle persone trans e non binarie è molto feroce, il governo conservatore di Boris Johnson aveva ordinato la chiusura della clinica Tavistock, che fornisce percorsi di affermazione di genere. La Tavistock era stata al centro di un lungo processo, dopo che una donna che aveva assunto i bloccanti della pubertà in giovane età e si era sottoposta a una mastectomia aveva denunciato la clinica perché a suo dire non l’aveva informata sulle conseguenze di tali procedure. Nonostante la Tavistock abbia vinto la causa in appello, la clinica è stata chiusa, rendendo ormai molto difficile per le persone trans inglesi accedere alle terapie necessarie, con liste di attesa lunghe anni.

Sempre sul versante sanitario, l’Aifa ha inoltre declassato il medicinale Sandrena, il farmaco più utilizzato dalle donne transgender in Italia per la terapia ormonale sostitutiva, dalla fascia A alla fascia C, eliminandone la gratuità. Solo quattro anni fa, la stessa agenzia aveva deciso di renderlo a carico del sistema sanitario nazionale. La nuova decisione, quindi, sembrerebbe motivata da altre intenzioni e arriva soltanto due mesi dopo la riforma voluta dal governo nei confronti dell’agenzia che regola l’autorizzazione dei farmaci. Con la nuova riforma, è stata eliminata la figura del direttore generale per far posto al presidente del consiglio di amministrazione, nominato dal ministero della Salute, di fatto rafforzando il controllo del governo sull’agenzia. Sono stati eliminati anche la Commissione consultiva tecnico-scientifica e il Comitato prezzi e rimborso, con l’idea di accelerare l’approvazione dei farmaci. In passato però questi organi erano stati in contrasto con il Cda, come dimostrò il recente caso della gratuità della pillola anticoncezionale, su cui il Cda fece marcia indietro dopo il parere favorevole del Comitato prezzi e rimborso.

Proprio come per la contraccezione, non si può negare che i farmaci per le persone trans o i trattamenti per la loro salute siano un argomento di posizionamento ideologico per il governo. Molte battaglie che la maggioranza sta portando avanti, a partire dall’introduzione del reato universale contro la gestazione per altri passando per la ferma opposizione alle carriere alias, soffiano sul fuoco dell’indignazione e creano allarmismo su diritti ormai assodati. La destra continua a promuovere l’idea secondo cui l’identità transgender sarebbe una moda che il governo non deve assecondare. Ma la realtà è ben diversa: secondo Ilga Europe, la rete europea delle associazioni LGBTQ+, l’Italia tutela solo il 25% dei diritti della comunità arcobaleno, con gravi carenze proprio nei confronti delle persone trans, non binarie e intersessuali. Inoltre il nostro Paese resta il primo in Europa per omicidi di persone transgender.

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Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.
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