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Assedio ai papponi di Stato: è giusto indagare su una vignetta?

A causa di una vignetta su Libero, Maurizio Belpietro risulta indagato per “offesa all’onore e al prestigio del Capo dello Stato” e rischia una pena da 1 a 5 anni di reclusione.
A cura di Alfonso Biondi
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Vignetta su Libero

La vedete la vignetta qui sopra? Si tratta di uno scherzetto che potrebbe costare caro al direttore di Libero Maurizio Belpietro che, per l'immagine incriminata, risulta indagato dalla Procura di Milano per "offesa all’onore e al prestigio del Capo dello Stato", additato poco elegantemente come "pappone". L'articolo 278 del codice penale prevede che un reato del genere venga punito con la reclusione da 1 a 5 anni di reclusione. Ma cosa c'è di offensivo in un'immagine del genere? Bruti Liberati, procuratore di Milano, ritiene che a essere offensivo è “l’insieme di vignetta e titolo”  e non l’articolo a firma dello stesso Belpietro sulle spese eccessive del Quirinale.

Forse qualcuno, a differenza del procuratore, potrebbe ritenere offensivo che al tavolo dei papponi non ci sia nessun rappresentante del principale partito italiano, un partito, che se non sbaglio, si chiama Pdl. Forse Belpietro ha dimenticato che solo per allestire i set televisivi degli show di Berlusconi dei primi 17 mesi di governo si sono spesi cinque milioni di euro  o che Palazzo Chigi ha pagato 1500 euro per noleggiare 3 computer per due giorni (con quella cifra avrebbe potuto benissimo comprali). Forse a quel tavolo qualche altro commensale ci sarebbe stato bene.

E mi sembra molto inopportuna anche l'uscita di Belpietro "Attacchiamo la casta e subito ci indagano". La casta non è formata solamente da alcune forze politiche; la casta, per definizione, le comprende tutte. E la vignetta o l'articolo del direttore sulle spese del Quirinale di attacco alla casta ha ben poco.

Nonostante questo, però, credo che in quest'occasione sia sbagliatissimo mettere i panni dei forcaioli. Indagare una persona per una vignetta satirica, su qualunque giornale appaia, non si addice a una società democratica.  Libero, come sappiamo, è un quotidiano decisamente schierato (se preferite "sbilanciato") politicamente. La satira, però, per sua definizione è faziosa: può piacere o può non piacere, ma in fondo è satira. E anche la vignetta "Assedio ai papponi" può essere definita satira. Certo tra satira e diffamazione c'è un bell'abisso, ma in questo caso, a mio avviso, la vignetta in questione non diffama proprio nessuno.

Vignetta di Forattini su D'Alema

Qualcuno di voi si ricorderà la querela da 3 miliardi di lire che Forattini si beccò da D'Alema a causa di una vignetta apparsa su Repubblica (quella sul dossier Mitrokhin) o ancora l'intervista di Daniele Luttazzi a Marco Travaglio che costò al talentuoso autore satirico l'epurazione dalla Rai e querele per la cifra stellare di 41 miliardi di euro. E' giusto accanirsi così contro chi fa satira? Certo, la rilevanza della questione Belpietro è infinitamente minore rispetto ai due casi citati, ma ci fa capire come nel nostro Paese l'arte del "castigat ridendo mores" non sia molto apprezzata. Almeno fino ad oggi…

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