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Direttiva Case Green

Arriva via libero definitivo alla direttiva Case Green, l’Italia vota contro: quando entra in vigore

La direttiva Case green ha avuto il via libera definitivo, sarà pubblicata in Gazzetta ufficiale e poi entrerà in vigore. Gli Stati avranno due anni per recepirla. La norma fissa obiettivi di riduzione dei consumi energetici degli edifici. Entro il 2030 la prima tappa: gli immobili residenziali dovranno consumare il 16% in meno rispetto al 2020. L’obiettivo è arrivare a zero emissioni nel 2050.
A cura di Luca Pons
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Il Consiglio dell'Unione europea Ecofin, che raccoglie i ministri dell'economia e della finanza dei Paesi Ue, ha approvato la cosiddetta direttiva Case green. La normativa prevede dei paletti che tutti gli Stati dovranno rispettare nei prossimi anni per rendere più efficienti gli edifici dal punto di vista energetico, con l'obiettivo di arrivare a zero emissioni entro il 2050. Ad esempio, entro il 2030 gli immobili residenziali di un Paese nel loro complesso dovranno consumare il 16% di energia in meno rispetto al livello del 2020. In molti casi potrebbero essere necessari dei lavori di ristrutturazione per interventi come cappotti termici, infissi e simili. L'approvazione del Consiglio era praticamente una formalità, ma anche l'ultimo passaggio necessario per l'approvazione. Nonostante il voto contrario di Italia e Ungheria  il testo è passato. Ora sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, ed entrerà in vigore venti giorni dopo. Poi gli Stati avranno due anni per recepirla.

Cosa prevedono le nuove regole nella direttiva Case green

Come detto, dal Parlamento europeo è emersa la versione definitiva della direttiva Case green che oggi il Consiglio ha approvato. Rispetto alla sua prima versione, ci sono diversi cambiamenti e novità. È previsto ad esempio che dal 2025 non ci siano più bonus per le caldaie a gas, che non potranno più essere vendute dal 2040.

Per quanto riguarda le ristrutturazioni, non si guarderà più alle categorie energetiche (A, B, C…) per stabilire quali edifici devono essere migliorati dal punto di vista del consumo. Ciascun Paese dovrà ridurre il consumo energetico medio dei suoi immobili residenziali del 16% rispetto al 2020 entro il 2030, arrivando poi a tagliare almeno il 20-22% entro il 2035. Ma per arrivare a questo obiettivo, i singoli Stati potranno scegliere il piano che preferiscono.

C'è un paletto: almeno il 55% di tutto il risparmio energetico dovrà essere ottenuto ristrutturando gli edifici meno efficienti. Ma nella direttiva ci sono anche molte eccezioni. Saranno esentati gli edifici religiosi, le seconde case in cui si abita per meno di quattro mesi all'anno, gli edifici di meno di 50 metri quadri, quelli storici, di pregio architettonico e quelli agricoli. Gli edifici nuovi dovranno essere a zero emissioni a partire dal 2028 (quelli pubblici) o dal 2030 (quelli privati). Tutti gli immobili residenziali nuovi costruiti dal 2030 in poi dovranno anche essere dotati di pannelli solari, purché sia fattibile sul piano economico e tecnico.

Quando entra in vigore la direttiva

Il Consiglio europeo ha approvato la direttiva con venti voti favorevoli, cinque astensioni (Polonia, Croazia, Cechia, Slovacchia e Svezia) e due contrari: Italia e Ungheria. L'opposizione del governo Meloni però, come era scontato, non è bastata a fermare la normativa. L'ultimo passaggio veramente critico era stato quello, a metà marzo, al Parlamento europeo. Lì la norma era stata rielaborata per cercare un compromesso tra tutte le forze politiche. Il passaggio successivo al Consiglio è stato indolore: non c'è stata discussione, ma solo una votazione semplice.

Ora il testo può essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, e dopo venti giorni da quella data entrerà in vigore. Bisogna ricordare, comunque, che si tratta di una direttiva. Questo significa che ogni Paese dell'Ue dovrà poi ‘recepirla', cioè approvare una o più leggi o decreti che applichino i contenuti della direttiva nel proprio Stato. Ci saranno due anni di tempo per farlo. Per di più, a giugno si terranno delle nuove elezioni europee che porteranno a un nuovo Parlamento europeo e anche a una nuova commissione europea. Non è da escludere che, se la ‘nuova Ue' dovesse avere una posizione diversa su questa direttiva, ci saranno altri interventi sul tema per allentare i vincoli della norma

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