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Direttiva Case Green

Direttiva Case green, chi dovrà ristrutturare la sua abitazione con le nuove regole Ue

La direttiva europea Case green ha stabilito degli obiettivi di riduzione del consumo energetico degli edifici: molte abitazioni, anche in Italia, dovranno essere almeno in parte ristrutturate nei prossimi anni. Ecco cosa dice il testo, su quali case si concentreranno gli interventi e chi invece sarà escluso dagli obblighi.
A cura di Luca Pons
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La nuova direttiva approvata dal Parlamento europeo – che avrà il via libera ufficiale dopo l'approvazione del Consiglio Ue, attesa nella prima metà di aprile – è chiamata Case green perché contiene diverse misure per ridurre il consumo energetico degli edifici nell'Unione europea, e così diminuire l'inquinamento. Non si tratta solo di interventi mirati, come quello che vieterà le caldaie a gas a partire dal 2040, ma anche di target più ampi che prevedono la ristrutturazione di una parte degli edifici più inquinanti in ciascun Paese.

Per l'Italia, nei prossimi anni circa cinque milioni di abitazioni dovranno fare dei lavori per migliorare la loro efficienza energetica. Ma attenzione: non si tratta automaticamente di tutte le case che sono in classe energetica F o G, e comunque spetterà al governo indicare le priorità in modo più dettagliato.

Quali sono gli obiettivi della direttiva Case green

Secondo una stima fatta da Unimpresa, in Italia ci sono quasi 12,5 milioni di abitazioni, e tra queste poco più di una su nove rientra nelle classe energetiche più alte: A, B o C. Al contrario, circa 7,6 milioni di case (il 61% del totale) sono nelle classi energetiche peggiori, ovvero F e G, e quindi hanno consumi energetici maggiori e generano più inquinamento. L'obiettivo fissato dalla direttiva Case green, comunque, non riguarda direttamente le classi energetiche come avveniva in una precedente versione del testo. Questo significa che non tutte le case che sono in classe G o F dovranno obbligatoriamente fare dei lavori.

Il target fissato dalla direttiva è più ampio: entro il 2030, il consumo energetico medio delle abitazioni in Italia deve essere più basso del 16% rispetto al 2020, e entro il 2035 questo calo deve essere del 22%. A lungo termine, l'obiettivo è di arrivare. a zero emissioni nette nel 2050, e questo probabilmente richiederà interventi ampi. Sempre secondo Unimpresa, una stima della spesa è di circa 35mila euro ad abitazione. Questo porterebbe a quasi 267 miliardi di euro di spesa per le famiglie italiane, ma bisogna ricordare che si parla di lavori che eventualmente andranno affrontate nell'arco di oltre venticinque anni, considerando la scadenza del 2050.

Chi dovrà ristrutturare in casa nei prossimi anni

Più nell'immediato, ovvero nei prossimi cinque o sei anni, l'obiettivo è invece la riduzione del 16% in media. Ciascun Paese potrà decidere con un suo piano su quali edifici concentrarsi, e il testo europeo dà una sola indicazione: almeno il 55% di questa riduzione dei consumi dovrà venire dal rinnovo degli edifici "più energivori", cioè quelli che consumano di più. Ed è chiaro anche quali siano, questi edifici energivori: il 43% di immobili che hanno le prestazioni energetiche peggiori.

Partendo quindi dai circa 12 milioni di edifici residenziali in Italia, si può dire che la priorità sarà su circa cinque milioni di case, quelle con le prestazioni energetiche più basse e la classe peggiore (ci sono circa 4,4 milioni di abitazioni in classe energetica G, e 3,1 milioni in classe F). Entro il 2030, almeno una parte di questi edifici dovrà effettuare dei lavori per ridurre i loro consumi, per venire incontro alle richieste della direttiva. Si parla, ad esempio, di sostituire gli infissi, o cambiare il riscaldamento, o inserire un cappotto termico, tra le varie possibilità. Interventi che, superato il costo iniziale, dovrebbero permettere non solo di inquinare meno, ma anche di risparmiare in bolletta.

Chi è escluso dalla direttiva

Bisogna ricordare, comunque, che ci sono delle esenzioni. Sono esclusi dai calcoli per questi nuovi obblighi tutti gli edifici che hanno un vincolo puntuale o un vincolo d'area (ad esempio nei parchi o nei centri storici), le seconde case che si usano per meno di quattro mesi all'anno, gli edifici provvisori e gli immobili sotto i 50 metri quadrati di superficie. Bisognerà aspettare le prime mosse del governo italiano per capire quale sarà la strategia, per indicare quali sono le case che dovranno subire delle ristrutturazioni e per sostenere chi dovrà fare dei lavori.

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