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Accise, prezzo del gasolio sale ma la benzina non scende: i consumatori parlano di speculazione

Dopo il riordino delle accise entrato in vigore il 15 maggio, il gasolio è aumentato come previsto, ma la benzina non è calata come avrebbe dovuto. Le associazioni dei consumatori denunciano dunque anomalie nei prezzi e invocano l’intervento della magistratura per verificare possibili speculazioni. I petrolieri si difendono: “Colpa delle quotazioni internazionali”.
A cura di Francesca Moriero
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Doveva essere un semplice ricalcolo fiscale, una rimodulazione delle accise per rendere più coerente la tassazione tra benzina e gasolio e invece, a pochi giorni dall'entrata in vigore del decreto del 14 maggio 2025, i primi effetti registrati dai consumatori hanno sollevato più di una perplessità. L'aumento dell'accisa sul gasolio, pari a 1,5 centesimi al litro, che diventano 1,83 centesimi con l'IVA al 22%, era infatti atteso. Ciò che stupisce, però, è che il corrispettivo taglio sulle accise della benzina non ha invece prodotto alcun effetto rilevante sui prezzi alla pompa. Un'asimmetria che ha allarmato le associazioni dei consumatori, convinte che l'operazione si sia trasformata in un'occasione di guadagno per alcuni operatori del settore.

Cosa sta succedendo ai prezzi di diesel e benzina dopo il riallineamento

Secondo l'Unione Nazionale Consumatori (UNC), la misura governativa doveva produrre un effetto a somma zero per il cittadino: il gasolio sarebbe dovuto cioè rincarare, la benzina scendere in proporzione. Ma così non è stato. I dati raccolti dall'associazione attraverso le medie regionali elaborate dal ministero delle Imprese e del Made in Italy mostrano infatti che in autostrada la benzina self service ha registrato una riduzione quasi impercettibile: 0,1 centesimi al litro, pari a 5 centesimi su un pieno da 50 litri. Il gasolio, invece, è aumentato di 1,5 centesimi al litro, ovvero 75 centesimi per pieno. In percentuale, il rincaro del gasolio è stato 15 volte superiore al (mancato) calo della benzina. Estendendo l'analisi a livello regionale, la media semplice dei prezzi mostra un calo della benzina di appena 0,4 centesimi al litro (20 centesimi su un pieno), contro un aumento del gasolio di 1,3 centesimi (66 centesimi per rifornimento). Il divario percentuale tra i due effetti è del 225%.

L’esposto in procura e l'accusa di speculazione

Il Codacons parla apertamente di "andamenti anomali" e annuncia l'intenzione di depositare un esposto in tutte le 104 Procure della Repubblica italiane. L'accusa è, insomma, parecchio grave: si ipotizzano reati come truffa aggravata e aggiotaggio. Anche il presidente dell'UNC, Massimiliano Dona, si dice convinto che il meccanismo abbia favorito una "speculazione bella e buona a danno degli automobilisti". Dona, infatti, spiega che i dati sono stati analizzati giorno per giorno per escludere che l'effetto ritardato del decreto potesse spiegare la divergenza tra benzina e gasolio. Ma il divario è rimasto stabile anche dopo i giorni iniziali: "Speravamo in un assestamento dei prezzi", ha dichiarato, "ma la differenza tra l'aumento del gasolio e la mancata riduzione della benzina è rimasta inalterata".

Le regioni dove il fenomeno è più evidente

Non tutte le aree del Paese sono state però colpite allo stesso modo. Secondo lo studio UNC, il divario maggiore tra rincaro del gasolio e calo della benzina si registra in Calabria, con un differenziale di 1,4 centesimi al litro, equivalente a 70 centesimi per pieno. Lo stesso valore si rileva anche lungo la rete autostradale. Seguono la Sardegna, con un divario di 1,2 centesimi al litro (60 cent per pieno), e l'Emilia-Romagna e la Lombardia, entrambe con 1,1 centesimi (55 cent). Dal lato della benzina, il calo più contenuto, appena 0,1 centesimi, è stato registrato in Campania, Molise, Sicilia e, ancora, sulle autostrade. Quanto al gasolio, l'aumento più netto è stato rilevato in Calabria (1,7 cent/litro), seguita da Lombardia e Liguria (1,6), poi da Emilia-Romagna, Puglia e Sardegna (1,5).

Le richieste delle associazioni e l'impatto sul bilancio statale

Oltre all'azione in sede giudiziaria, i consumatori chiedono maggiore trasparenza da parte del governo: l'UNC invita il ministero delle Imprese e del Made in Italy a comunicare pubblicamente quanto lo Stato stia incassando in più dal nuovo assetto fiscale e propone una misura compensativa: ridurre ulteriormente le accise sulla benzina per equilibrare gli effetti del rincaro sul gasolio: "Ancora una volta", denuncia Dona "gli automobilisti vengono trattati come polli da spennare".

I petrolieri si difendono: colpa del mercato

A respingere le accuse di speculazione è l'Unem, l'associazione che rappresenta le imprese del settore energetico. I produttori sostengono infatti che le variazioni nei prezzi non sarebbero frutto di manovre arbitrarie, ma il riflesso dell'andamento delle quotazioni internazionali. Dal 1° maggio, spiegano, i prezzi internazionali, in particolare le quotazioni Platts, sono aumentati di oltre 3 centesimi al litro per entrambi i carburanti. Questo incremento non sarebbe però stato interamente trasferito sui prezzi alla pompa. Per la benzina, l'effetto combinato tra riduzione delle accise (-1,83 cent) e aumento delle quotazioni (+3,3 cent) avrebbe potuto causare un aumento netto di 1,47 centesimi, e invece si è registrato un lieve calo. Per il gasolio, invece, tra aumento delle accise (+1,83) e delle quotazioni (+3,3), l'effetto atteso era un rincaro di 5 centesimi, ma i dati mostrano un incremento effettivo più contenuto: circa 1,3 centesimi al litro. Insomma, secondo i petrolieri, non solo non ci sarebbe stata speculazione, ma neanche il pieno trasferimento dei rincari internazionali ai consumatori.

Un'operazione mal riuscita

Al di là delle interpretazioni divergenti, il riordino delle accise rischia di trasformarsi in un boomerang per il governo: nella pratica, l'obiettivo dichiarato di una redistribuzione neutrale tra benzina e gasolio non è stato raggiunto. L'impressione diffusa è che il meccanismo, più che riequilibrare, abbia creato nuovi squilibri, penalizzando soprattutto chi guida un'auto a benzina. Mentre si alza il polverone mediatico e giudiziario, restano i rincari sulle tasche degli automobilisti e l'amaro sospetto che dietro al balletto dei centesimi ci sia qualcosa di più delle sole leggi del mercato.

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