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Opinioni
Elezioni politiche 2022

Perché abolire i voli dei jet privati è giusto e ragionevole

In campagna elettorale si è affacciato il primo tema di un’agenda ecologista: abolire i jet privati. La destra e i libdem sono andati su tutte le furie, ma discutere dell’impronta ecologica insostenibile dei più ricchi è un primo passo per ridurre le emissioni.
A cura di Valerio Renzi
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Negli argomenti della campagna elettorale in corso, negli ultimi giorni si è aggiunto la proposta avanzata dall'Alleanza Verdi Sinistra (ma a dire il vero era già nel programma di Unione Popolare) di abolire i volti dei jet privati come misura di contenimento delle emissioni di gas serra. La destra ha attaccato parlando di "invidia sociale" degli ecologisti e della sinistra pronta a perseguitare chi ha di più, mentre i liberal di Terzo Polo e PD hanno reagito ridacchiando e trollando in quella che ormai è la realtà parallela del Twitter per politici e addetti ai lavori (un esempio di trolling su tutti: "Ma secondo i sacri principi della lotta di classe è giusto proibire i jet privati o pretendere che tutti possano viaggiare su un jet privato?" ).

La verità è che la proposta di cancellare i voli dei jet privati è una proposta di assoluto buon senso. Se di fronte ai cambiamenti climatici è necessario cambiare paradigma di sviluppo e società, perché non cominciare da eliminare una fonte di emissione assolutamente superflua, un capriccio per pochi privilegiati? L'invidia sociale non c'entra niente, ma i cambiamenti climatici sono anche una questione di classe. L'impronta ecologica del 10% più ricco del pianeta è infatti responsabile del 52% delle emissioni globali. Secondo l'Oxfam (e non secondo qualche gruppuscolo vetero marxista) l'1% più ricco causa una media di 74 tonnellate di emissioni di CO2 all'anno, oltre cento volte di più le 0,69 tonnellate del 50% più povero. Sempre a prestare fede alle proiezioni di Oxfam l'1% più ricco del pianeta, parliamo di circa 80 milioni di persone, tra dieci anni produrrà il il 16% delle emissioni globali. Quindi sì: parlare dell'impronta ecologica dei più ricchi non è poi così strano visto quello che sta accadendo intorno a noi.

Certo, quasi tutti noi che viviamo in paesi a capitalismo avanzato dobbiamo mettere in discussione il nostro stile di vita, ma soprattutto lottare perché si agisca in fretta una vera transizione ecologica verso le rinnovabili, e cominciare a discutere di come si produce cosa consumiamo, come viene distribuito e prodotto. Prendersela con i consumi superflui di ricchi e i super ricchi dunque non è un alibi né invidia sociale ma un possibile punto di partenza. "Vogliamo mostrare che ogni sforzo collettivo è vano se l'1% della popolazione continua ad avere l'impatto ambientale che ha oggi". A scrivere sono gli anonimi animatori del profilo social Jet Dei Ricchi che ha sollevato – sul modello di campagne d'indagine e denuncia simili nati altri paesi – che ha sollevato il problema dell'aviazione di super lusso nel nostro paese con un certo successo. Sì, perché quello dei voli privati è anche finora il primo tema entrato nella campagna elettorale arrivato dai social network.

Qualche mese fa quelli di Jet Dei Ricchi si sono messi a mappare e calcolare consumi e impatto dei voli di vip e industriali. Finora nessuna delle loro analisi è stata smentita o contestata. Per fare qualche esempio: solo poche ore fa Fedez è volato da Ibiza dove si trova in vacanza con la famiglia per arrivare al Sunny Hill Festival di Dua Lipa a Tirana. Per volare dall'isola spagnola alla capitale dell'Albania il nostro ha consumato 12 tonnellate di CO2, considerando che l'aeromobile è partito da Roma e ha fatto una tappa a Empoli, ovvero l’equivalente di quanto 4 persone emettono in un anno per tutti i loro trasporti (auto, treno, aereo, mezzi pubblici). E poi il trapper Sfera Ebbasta per il suo tour estivo ha consumato volando 14,5 tonnellate di C02, e Gianluca Vacchi 5,7 per andare a Taranto a mangiare un kebab nella sua catena di ristorazione: un volo di 58 minuti che ha consumato quanto due cittadini "normali" consumano mediamente in un anno intero.

Il fatto che sia potenzialmente possibile scavare un nuovo pozzo di petrolio da qualche parte nel mondo questo non vuol dire che sia necessario e giusto farlo: ogni nuovo giacimento di risorse fossili che viene sfruttato allontana la transizione, avendo costi enormi di avviamento chi lo ha reso sfruttabile non vorrà di certo smettere quando finché non vi ricaverà del profitto e farà di tutto per non andare in perdita. Allo stesso modo il fatto che sia teoricamente possibile per i più ricchi viaggiare su aerei privati quando e come vogliono non lo rende giusto e necessario.

Abolire i voli dei jet privati non è un'eccentricità da ecologisti né una proposta particolarmente radicale e massimalista: è un primo passo semplice e immediato per le politiche di taglio delle emissioni, oltre che un provvedimento che dà un'indicazione sul trasporto privato in generale a cominciare dalla sua manifestazione più insostenibile, perché poi dovremo parlare dell'urgenza di ripensare a una società organizzata attorno all'auto e a città piene di macchine sempre più grandi ed energivore.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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