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Riforma fiscale

A che punto siamo con il concordato preventivo per evitare controlli del Fisco e chi lo potrà usare

Il concordato preventivo biennale permetterà alle partite Iva di mettersi d’accordo con l’Agenzia delle Entrate sulle tasse da versare, per quanto riguarda l’imposta sui redditi, nei successivi due anni. Tra i vantaggi c’è il fatto i controlli del Fisco saranno sospesi per chi aderisce.
A cura di Luca Pons
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Il concordato preventivo biennale è una delle novità che il governo Meloni ha deciso di inserire nella legge delega per la riforma fiscale. Tra poco, con un decreto legislativo, la norma sarà ultimata ed entrerà in vigore per il 2024. Una prima versione è già stata approvata a fine ottobre e la prossima settimana il Consiglio dei ministri dovrebbe dare il via libera a quella definitiva, insieme ad altri decreti fiscali.

In linea generale, il concordato è quel meccanismo che permette a un contribuente di mettersi d'accordo con l'Agenzia delle Entrate sulla quantità di tasse sui redditi da versare nei successivi due anni. Ma solo alcune categorie potranno utilizzare questo sistema, che è stato accusato di essere un modo di agevolare gli evasori.

Il vantaggio, evidentemente, è che se si guadagnerà più del previsto si pagherà comunque la stessa quantità di tasse già concordata. In più, per chi aderisce al concordato, il Fisco non effettuerà accertamenti nei due anni. L'unica eccezione potrà verificarsi se le condizioni previste dal concordato non saranno rispettate. Al termine di questo biennio, l'Agenzia delle Entrate potrà fare una proposta di rinnovo, aggiornando i numeri, per altri due anni.

Secondo quanto previsto nella prima versione del decreto legislativo (che potrebbe ancora essere modificata), il concordato preventivo concretamente avrà tre fasi. Nella prima bisognerà comunicare all'Agenzia delle Entrate i dati che servono per fare la proposta di concordato: questo andrà fatto entro aprile 2024. Nella seconda fase l'Agenzia farà la sua proposta, che dovrebbe arrivare entro l'ultima settimana di luglio. Nella terza fase, entro il 31 luglio, eventualmente il contribuente potrà accettare questa proposta e aderire ufficialmente al concordato.

Potranno accedere a questo meccanismo tutti i lavoratori autonomi o con redditi d'impresa che hanno partita Iva e che sono sottoposti agli Isa (Indici sintetici di affidabilità, i vecchi studi di settore). In particolare, in questi indici dovranno avere un punteggio di affidabilità fiscale di almeno 8 e non dovranno avere debiti tributari superiori a 5mila euro.

Potrà usare il concordato anche chi aderisce al regime forfettario, purché sia in attività da più di due anni. Sarà escluso invece chi negli ultimi tre anni non ha presentato una dichiarazione dei redditi, o è stato condannato per reati fiscali.

Nel biennio di concordato, gli obblighi verso il Fisco resteranno gli stessi, dal punto di vista della contabilità e delle dichiarazioni da presentare. Anche le regole sull'Iva rimarranno uguali, senza nessun cambiamento, dato che il concordato si riferisce alle imposte sul reddito.

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