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Piacenza, obbligo di minigonna e tacchi a spillo alle allieve: bufera su due magistrati

L’accusa rivolta ai magistrati Francesco Bellomo e al suo collaboratore Davide Nalin da parte del padre di una allieva: “Per fare del male c’è chi usa la violenza, c’è chi usa il potere, chi il denaro, lui ha usato la legge. Mia figlia stava per morire”. Il caso al vaglio del Csm.
A cura di Ida Artiaco
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Avrebbero obbligato le loro allieve, aspiranti giudici, a presentarsi ai corsi in minigonna e con i tacchi a spillo, pretendendo, per di più, che non fossero neanche sposate e sottoponendole a test di valutazione dei partner in caso di fidanzamento per decidere quale borsa di studio assegnare loro. È quanto trapelato da una inchiesta pubblicata sul Fatto Quotidiano, che getta nella bufera due magistrati, il Consigliere di Stato Francesco Bellomo, 40enne direttore della scuola per aspiranti magistrati "Diritto e Scienza", e il pubblico ministero di Rovigo, Davide Nalin, suo stretto collaboratore, contro i quali è stata aperta una procedura cautelare al Csm che potrebbe costare loro la sospensione delle funzioni e dello stipendio.

Le accuse arrivano dal padre di un'allieva, la quale avrebbe intrattenuto una relazione con Bellomo, e che l'interessato ha respinto. "Per fare del male c’è chi usa la violenza, c’è chi usa il potere, chi il denaro, lui ha usato la legge. Al posto del randello si è servito dei carabinieri. E mia figlia, nel silenzio che le aveva imposto per contratto, stava per morire", ha raccontato l'uomo al Corriere della Sera. La ragazza, studentessa modello, aveva vinto una borsa di studio per un corso di preparazione al concorso in magistratura, ma si è ritrovata alle prese con un contratto di diverso tipo e con numerosi vincoli alla sua riservatezza, oltre all'osservanza di un dress code che prevedeva minigonne e tacchi a spillo.

"Sapeva che lui fa causa – ha continuato l'uomo al quotidiano di via Solferino – e le vince tutte e la clausola era da 100mila euro. Quando non voleva più andare è stata denunciata anche lei. Ma una borsa di studio non dovrebbe essere un premio a cui poter rinunciare? Invece lui l’ha fatta cercare dai carabinieri. Noi non sapevamo nulla. La vedevamo deperire. È alta 1,72 era arrivata a 41 chili. Un giorno, all’arrivo dei carabinieri, è svenuta. L’abbiamo dovuta ricoverare. A quel punto ho cominciato a investigare". Dal canto suo, Bellomo si difende: "Datemi la possibilità di contro-esaminare chi mi accusa e usciranno dall’aula piangendo per le menzogne che hanno detto".

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