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San Martino Valle Caudina, agguato in strada: 58enne ucciso a colpi di pistola

Il boss Orazio De Paola, 58 anni, è stato ucciso a colpi di pistola a San Martino Valle Caudina (Avellino). L’uomo era ritenuto vicino al clan Pagnozzi, i sicari lo hanno raggiunto in strada, in via Castagneto; inutili i soccorsi, è morto sul colpo. Sul posto i carabinieri del Comando Provinciale di Avellino per le indagini.
A cura di Nico Falco
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Il 58enne Orazio De Paola, considerato boss del clan Pagnozzi, è stato ucciso a colpi di pistola in strada intorno alle 10 di questa mattina, 8 settembre, a San Martino Valle Caudina, in provincia di Avellino. La dinamica non è stata ancora chiarita: a quanto si apprende l'uomo, che risiedeva nelle vicinanze, è stato affrontato dai sicari in via Castagneto, probabilmente dopo un appostamento. Inutili i soccorsi: raggiunto da diversi colpi, De Paola è morto sul colpo, i sanitari hanno potuto solo constatare il decesso.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri del Comando Provinciale di Avellino per i rilievi e l'avvio delle indagini. Il 58enne è pregiudicato e pluricondannato anche per associazione mafiosa, le indagini ora si concentrano sulla sua vita privata. Al momento non si esclude nessuna pista, ma a tenere maggiormente banco è quella che porta alla criminalità organizzata: l'uomo, negli anni '90, era ritenuto ai vertici del clan Bove-De Paola, costola del clan Pagnozzi, originario di San Giovanni a Teduccio (Napoli) ma attivo proprio a San Martino Valle Caudina, dove da 40 anni controlla gli affari illeciti nella Valle Caudina, sia sul versante irpino sia su quello caudino, con ramificazioni anche a Roma e con rapporti coi Casalesi.

In particolare De Paola sarebbe stato molto vicino a Domenico Pagnozzi, primogenito del capoclan Gennaro Pagnozzi "‘o Giaguaro", che nei primi anni duemila era vicino a Michele Senese "‘o Pazzo", boss di Afragola inviato nella Capitale dalla Nuova Famiglia. Secondo gli inquirenti De Paola avrebbe assunto le redini del clan dopo l'arresto di Domenico Pagnozzi: considerato ai vertici dei "Napoletani del Tuscolano", l'uomo, detto "Mimì ‘o professore" e coinvolto anche in Mafia Capitale, era stato condannato in primo grado nel dicembre 2016 a 30 anni di carcere, sentenza confermata in Appello nell'ottobre 2018; le condanne per il gruppo erano diventate definitive con la sentenza della Cassazione nel febbraio 2020.

La Direzione Distrettuale Antimafia aveva chiesto al Tribunale di Avellino di sottoporre De Paola alla misura di prevenzione con obbligo di soggiorno per via della sua pericolosità sociale, ma il legale del 58enne aveva presentato ricorso in Appello e successivamente in Cassazione ottenendo come misura la sorveglianza speciale per la durata di un anno.

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