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Perché la storia del busto di Mussolini all’ospedale Cardarelli di Napoli è più grave di quel che si vuole far credere

Una stanza di ospedale diventata un altarino di nostalgici del fascismo. L’ospedale Cardarelli deve intervenire subito. E l’Ordine dei Medici non ha niente da dire?
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C'è chi ha cercato di minimizzare: «Fossero questi i problemi della sanità in Campania!». Ma entrare nello studio di uno (o più medici, non si capisce bene) in un ospedale pubblico, il "Cardarelli" di Napoli, pagato con la nostra Irpef, Irap, Iva e con i nostri ticket, e trovarsi davanti ad un altarino dei nostalgici del fascismo, con busto di Benito Mussolini  e vecchio calendario nostalgico di Predappio non è normale.

E non può nemmeno passare come «cosa ‘e niente». L'ospedale Cardarelli di Napoli è una città nella città: ogni giorno è frequentato da migliaia di persone, fra pazienti, parenti di pazienti, medici, paramedici, infermieri, amministrativi eccetera. Possibile che fino ad oggi nessuno abbia notato il busto del dittatore fascista?

Le fotografie alla redazione di Fanpage.it sono giunte la settimana scorsa: anziché pubblicarle così come erano arrivate, senza uno straccio di verifica, abbiamo ritenuto doveroso riscontrare la notizia con una telecamera. Motivo? Occorreva capire se il busto del Duce fosse davvero presente: in tempi di intelligenza artificiale è tutto possibile. Purtroppo non era inventato.

Ma come è possibile che solo ora cascano tutti dal pero? Migliaia di persone al giorno vanno e vengono dal Cardarelli. Nessuno si era lamentato? Nessuno indignato? Nessuno fra medici, infermieri, primari, assistenti, paramedici, pulitori, ha mai detto a chi aveva posizionato le reliquie del fascismo lì «dottore, se le vada a mettere a casa sua queste schifezze?».

Non è vero che era "poggiato", come un medico ha detto tentando di giustificare il tutto: il busto era in bella evidenza, lo si capisce dalle foto. Il busto di un sanguinario dittatore, di una vergogna che portò guerra, sofferenza, discriminazione e leggi razziali in Italia era messo su un trespolo, rivolto verso le persone che entravano e si sedevano a parlare dal medico. Era ed è una violenza: è imporre la propria ideologia politica –  condannata dalla Storia – in un luogo pubblico. Indossare il camice bianco in ospedale non garantisce l'impunità.

L'Ordine dei Medici della Campania non ha niente da dire?

E gli altri medici del Cardarelli? Stanno zitti?

L'ospedale Cardarelli non può lasciar correre: come finirà questa storia? Con un «non lo fare più?».

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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