Navigatore solitario svedese di 80 anni soccorso a Procida: credeva di essere a Capri

Il libeccio, ieri come oggi, soffiava forte fuori e dentro il porto commerciale di Marina Grande, a Procida, sollevando spruzzi taglienti e piegando le sartie delle barche ormeggiate. Intorno alle 21:30 tra i riflessi intermittenti delle luci dei fari dei moli del porto, è apparsa, come un’ombra fuori rotta, una barca a vela disorientata, in balia del vento.
A bordo, un uomo solo. Un ottantenne svedese, partito giorni fa dalla Sicilia con la sua imbarcazione, una Hallberg-Rassy 310, convinto di tracciare la rotta verso Capri. Ma il destino, e il vento, lo hanno spinto altrove. Credeva di essere giunto a Capri. Era invece a Procida. Un errore di pochi chilometri. O forse una deviazione necessaria.
A notare per primo l’imbarcazione alla deriva è stato il Comandante della stazione dei Carabinieri di Procida, Antonio Di Francia, che ha dato immediatamente l’allarme, attivando la macchina dei soccorsi. La situazione è apparsa subito critica: la barca, disorientata e senza controllo, si trovava nel bel mezzo del porto, intralciando le manovre di ingresso dei traghetti Caremar, con il concreto rischio di impatto.
Il tempo di coordinarsi, e il personale della Lega Navale Italiana di Procida – Paolo, Leonardo, Valerio Luongo e il presidente Corrado Bianco – è intervenuto con rapidità. Con il supporto della Capitaneria di Porto e dei Carabinieri, sono riusciti a mettere in sicurezza l’imbarcazione, ormeggiandola presso la base nautica della Lni.
Il velista, infreddolito, confuso, ma lucido, è stato assistito dal 118. Aveva intenzione di dormire a bordo, come fanno i vecchi lupi di mare, ma è stato convinto a passare la notte in un bed & breakfast dell’isola, al caldo. Lontano dal libeccio, almeno per un po’. Capri era la meta. Procida è diventata il rifugio. In mezzo, il mare che cambia piani e confonde direzioni. Nel disorientamento del navigatore si è materializzata la paura, ma anche la possibilità di incontrare un’umanità pronta ad accogliere, a tendere corde e mani, quando tutto sembra vacillare.