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Novità sulla morte di Mario Paciolla

Mario Paciolla morto in Colombia, gli amici: “Non sia un nuovo caso Regeni”

“Non vogliamo un caso Regeni 2”. Gli amici di Mario Paciolla chiedono verità sulla sorte del 33enne del Rione Alto, trovato senza vita giovedì scorso in un’abitazione di San Vicente del Caguan, nel quartiere di Villa Ferro, in Colombia. Il sindaco Luigi De Magistris oggi incontrerà la madre di Paciolla.
A cura di Pierluigi Frattasi
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“Non vogliamo un caso Regeni 2”. Gli amici di Mario Paciolla chiedono verità sulla sorte del 33enne del Rione Alto, trovato senza vita giovedì scorso in un'abitazione di San Vicente del Caguan, nel quartiere di Villa Ferro, in Colombia. Questa mattina i ragazzi si sono dati appuntamento al Comune di Napoli, dove, con il consenso del sindaco Luigi De Magistris, hanno esposto uno striscione per Mario dai balconi di Palazzo San Giacomo. “Chiediamo giustizia e verità perché il caso è oscuro e da subito non c'è stata chiarezza – dice Simone Campora, amico di Mario – e abbiamo paura che si palesi un Caso Regeni 2, che si disperdano le energie per appurare la verità sulle circostanze più che sospette che hanno portato alla morte di Mario”.

De Magistris oggi incontrerà la madre di Paciolla

“Dobbiamo evitare – afferma il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris – che le ore possano far abbassare l'attenzione su una vicenda così grave. Noi daremo alla famiglia il massimo sostegno politico, umano e istituzionale possibile”. Ieri De Magistris ha provato a contattare il ministro degli Esteri, Di Maio, ma “non sono riuscito a parlargli – spiega – ma sono sicuro che il Governo ha ascoltato il nostro appello affinché metta in campo azioni diplomatiche, istituzionali e giudiziarie per ricostruire rapidamente la verità e per avere giustizia perché le prime ore sono determinanti per capire cosa è accaduto perché Napoli non può accettare una verità di comodo, una verità che si vuole costruire frettolosamente”. Oggi, l'ex pm incontrerà la madre del ragazzo.

Gli amici: “Mario era molto coraggioso”

“Metteremo in campo piccole azioni che aumentino l'attenzione sul caso che vogliamo portare a livello nazionale e internazionale perché non è possibile morire cosi. Supporteremo in qualsiasi maniera la famiglia, portando avanti la stessa battaglia”. “Un ragazzo come Mario non può morire da solo, non può morire così. Era come noi, più coraggioso di noi come racconta la sua esperienza e le cose che ha fatto. Non ha scelto una vita comune, ha scelto di seguire i propri sogni”. Mario in Colombia lavorava a un progetto per l'emersione di un territorio difficile sotto scacco dei Narcos per provare a dare un'opportunità al territorio e alla popolazione. “Affrontava situazioni difficili – prosegue Simone – che trattava già da molti anni. Era una persona con una certa esperienza, non era uno sprovveduto quindi si è trovato di fronte a qualcosa che lo ha sicuramente spaventato”.

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