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Le rotte della camorra per la cocaina: da Imperiale ai contatti in Africa e Colombia

La camorra, come le altre organizzazioni criminali, può contare su una rete di contatti per il narcotraffico: gli appoggi in Spagna, penisola arabica, Africa e Sud America.
A cura di Nico Falco
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Raffaele Imperiale
Raffaele Imperiale

Le organizzazioni criminali hanno bisogno di persone fidate sul territorio, in tutti gli Stati che fanno parte della filiera del narcotraffico, per gestire le varie fasi dell'acquisto e la vendita di droga. Non fanno eccezione i clan di camorra, che per garantirsi l'arrivo di quintali di stupefacenti, soprattutto cocaina, hanno dovuto allestire la propria rete di contatti: il più noto è Raffaele Imperiale, per gli inquirenti broker internazionale della droga, ma i clan possono contare su appoggi tra Spagna, Sud America, Africa e penisola arabica.

La rete della camorra per il narcotraffico e i broker della droga

Il quadro viene tracciato dal report antidroga della Polizia di Stato, diffuso oggi. Dopo il distinguo fondamentale sulla struttura stessa della camorra, composta non come organizzazione verticistica ma da vari clan spesso in contrasto tra loro, nella relazione viene citato il caso di Raffaele Imperiale, alias "Lello Ferrarelle", arrestato a Dubai il 4 agosto 2021 ed estradato in Italia nel marzo 2022: per gli inquirenti pilastro degli Amato-Pagano, avrebbe tenuto le redini del traffico di droga garantendo un flusso continuo verso Napoli.

Gli stessi "Scissionisti di Scampia" sono noti anche col soprannome degli "Spagnoli" proprio per gli appoggi che hanno nella penisola iberica, diventata quartier generale nelle fasi immediatamente successive allo scoppio della prima Faida di Scampia.

I contatti dei clan con la malavita organizzata estera sono inoltre emersi da numerose, altre operazioni di polizia, tra queste "Buenaventura 2017" della Guardia di Finanza, sul traffico di droga da Colombia e Spagna (spesso passando per Malta); erano state eseguite 24 misure cautelari, per indagati ritenuti legati a distinti gruppi che operavano tra Torre Annunziata e i quartieri napoletani di Secondigliano e Scampia.

La camorra in Colombia

La Colombia, rileva il report, in quanto produttore principale di cocaina è un luogo di importanza strategica per tutte le organizzazioni criminali che si occupano di narcotraffico. La ‘ndrangheta è tra i principali interlocutori dei narcos colombiani, insieme ai cartelli messicani, ai brasiliani del PCC (Primeiro Comando da Capital), e alla mafia albanese.

I contatti avvengono per lo più grazie a cellule che si sono insediate nel Paese, e che possono garantirsi quindi le migliori condizioni di acquisto. In Colombia le forze di polizia hanno riscontrato la presenza anche della camorra, seppur in maniera non strutturata come accade per le altre organizzazioni criminali.

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Le rotte della droga: Sud America, Africa, Europa

L'Africa costituisce, ormai da molti anni, il principale smistamento della cocaina proveniente dal Sud America. È qui che la droga viene trasportata prima di partire verso l'Europa. Il quantitativo di droga sequestrato in Africa è quadruplicato dal 2018 al 2019 ed è quasi 8 volte quello sequestrato nel 2009. Nel 2019 sono finite sotto chiave 13 tonnellate di cocaina, corrispondenti allo 0.9% sul totale mondiale.

Secondo stime dell'UNODC (Ufficio delle Nazioni Unite per il Controllo della Droga) i dati sui sequestri rappresenterebbero soltanto una minima parte del volume dei traffici e il totale della cocaina sequestrato nel 2019, includendo le operazioni non segnalate dagli Stati africani, sarebbe vicino alle 17 tonnellate.

Un ruolo principale è quello del Marocco, dove nel 2021 sono state sequestrate quasi 2 tonnellate di cocaina (al fronte dei 136 chili dell'anno precedente). La droga arrivata nel Regno dall'Africa verrebbe poi trasportata in container verso la Spagna, seguendo le stesse rotte usate per la cannabis.

Nel 2020, anno in cui le restrizioni per la pandemia Covid erano più dure, il traffico dall'Africa non ha praticamente subito ripercussioni. Il 47% della cocaina sequestrata nel periodo 2015-2019 proveniva dal Brasile, il 16% dalla Colombia, il 7% dal Perù e il 4% dal Messico e dal Venezuela.

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