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Parla la zia del piccolo sbranato da due pitbull a Eboli: “Quando usciva il bambino i cani venivano chiusi”

La zia del bimbo aggredito e ucciso da due pitbull a Eboli, località Campolongo: “I cani non conoscevano il piccolo perché venivano chiusi in una stanza quando c’era lui”
A cura di Gaia Martignetti
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Tragedia a Eboli località Campolongo, in una villetta isolata e immersa nel verde della frazione della Piana del Sele, nel Salernitano: qui, un bimbo di poco più di un anno, è stato sbranato da due pitbull tenuti in giardino.

La dinamica non è del tutto chiara, i carabinieri stanno ancora approfondendo alcuni aspetti. A tentare di spiegare cosa può essere successo è la zia del piccolo, sorella della mamma, raggiunta da Fanpage.it proprio davanti al luogo della tragedia. «Quando sono arrivata i cani erano già chiusi nella stanza». I due molossi, dice la donna «li conoscevamo». E aggiunge: «Quando usciva il bambino i cani venivano chiusi. Non avevano mai visto i bambini».

La mamma del piccolo e lo zio avrebbero provato inutilmente ad allontanare gli animali inferociti, la donna è rimasta anche ferita. La dinamica, ricostruita attraverso le dichiarazioni dei testimoni, parrebbe di una aggressione improvvisa: il bimbo era in braccio ai familiari nel cortile, lo zio e la madre. Uno dei due pitbull è scattato contro il piccolo e subito dopo lo ha fatto anche l'altro. La mamma è intervenuta per salvare il figlio, restando ferita, lo zio è caduto e si è fatto male ad un ginocchio. Nulla da fare. I cani hanno azzannato e le lesioni riportate dal bambino, gravissime, lo hanno portato ad una morte pressoché istantanea.

I pitbull sono stati portati via dal servizio veterinario della Asl di Salerno e chiusi in un canile di Caserta. Non avrebbero mai manifestato segni di aggressività. Sarà il servizio sanitario a decidere in seguito se abbatterli o no, secondo quanto prescritto dalla legge.

La zia continua il suo racconto: «Mia sorella è sconvolta, mi ha raccontato che i cani hanno attaccato subito. C'erano anche i miei due fratelli in casa. I cani non conoscevano il piccolo perché venivano chiusi in una stanza quando c'era lui. Forse sono scappati dalla stanza quando lo hanno visto e, non conoscendolo, lo hanno attaccato».

L'avviso davanti alla porta della villetta di Eboli / foto Fanpage.it
L'avviso davanti alla porta della villetta di Eboli / foto Fanpage.it

I molossi appartengono a una donna, amica della famiglia della vittima, che abita nella stessa villetta a due piani dove si è verificata la tragedia. Il sindaco di Eboli Mario Conte è stato sul posto in mattinata: «Noi conosciamo già la famiglia, assistita per alcuni aspetti privati dai nostri servizi sociali. Per questo motivo ho immediatamente contattato gli assistenti sociali che se ne occupano, in modo da seguire la mamma del bimbo e i familiari in questo momento di dolore. La donna, originaria del posto, ha un compagno originario del Marocco e due figli da una precedente relazione. I cani, da quanto ho appreso, erano sempre liberi di circolare nello spazio antistante la villetta».

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