261 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Il Boss delle cerimonie e il Castello delle Cerimonie

L’avvocato della famiglia Polese: “Salviamo La Sonrisa, ricorreremo alla Corte dei Diritti dell’Uomo”

Il professore e avvocato Vincenzo Maiello che difende La Sonrisa a Fanpage.it: “Vanno tutelati i posti di lavoro. Il Comune può assegnare la struttura anche in comodato”
Intervista a Vincenzo Maiello
Professore e avvocato difensore de La Sonrisa
A cura di Pierluigi Frattasi
261 CONDIVISIONI
Don Matteo Giordano e Donna Imma Polese, gestori de La Sonrisa
Don Matteo Giordano e Donna Imma Polese, gestori de La Sonrisa
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

"Per salvare il ristorante La Sonrisa continueremo a lottare per una sentenza che sancisca l'illegittimità di questa confisca urbanistica. Ci rivolgeremo alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, dove riteniamo di poter ottenere il riconoscimento dell'illegittimità di questo provvedimento".

A parlare a Fanpage.it è il professor avvocato Vincenzo Maiello, che insieme all'avvocato Vittorio Manes, difende legalmente La Sonrisa, l'enorme struttura ricettiva di Sant'Antonio Abate, divenuta popolarissima come location dello show "Il Castello delle Cerimonie", in onda su Realtime-Discovery. Il ristorante oggi è gestito da don Matteo Giordano e donna Imma Polese, figlia di don Antonio, scomparso nel 2016.

Il complesso, meta scelta ogni anno da tantissime persone per festeggiare matrimoni, battesimi e comunioni, per la tradizionale cerimonia in stile napoletano, è stato oggetto di una sentenza di confisca della Corte di Cassazione, dopo un lungo iter giudiziario iniziato nel 2011. La decisione della Suprema Corte è arrivata come un fulmine a ciel sereno per la famiglia Polese e tutto il personale, oltre 300 lavoratori tra dipendenti, stagionali e indotto, che lavorano quotidianamente per mantenere attiva la storica struttura di Sant'Antonio Abate. Tutti si chiedono adesso cosa succederà all'enorme struttura – oltre 40mila metri quadrati – che dà lavoro a centinaia di persone sul territorio.

Avvocato, cosa succederà adesso dopo la sentenza?

Prima di tutto dobbiamo attendere le motivazioni della sentenza e credo che passerà qualche mese. Dopodiché valuteremo diverse strade. Ci sono tante possibilità, c'è il ricorso alla Corte dei Diritti dell'uomo, ma ci possono essere anche un incidente di esecuzione, o una revisione della sentenza. Credo che oltre al ricorso alla Corte Europea, sperimenteremo anche qualche altro rimedio interno. Nel caso di Punta Perotti a Bari, la Corte Europea ha rilevato l'illegittimità della confisca definitiva, revocandola, e condannato l'Italia.

Insomma, andrete avanti?

Certamente, la storia giudiziaria relativa alla confisca urbanistica de La Sonrisa non è affatto chiusa. Resta da scrivere il capitolo più importante perché potenzialmente decisivo che ci porterà davanti alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo a Strasburgo. Siamo dell'avviso che la confisca disposta contrasti con una molteplicità di parametri convenzionali, contrasti con il principio di legalità, con il requisito della prevedibilità, con la tutela forte che la Convenzione Europea dei diritti dell'uomo appresta al diritto di proprietà.

Per queste ragioni, siamo molti amareggiati e dispiaciuti dell'esito interno del procedimento giudiziario. Pensavamo che la Corte di Cassazione, anche in coerenza con i propri tracciati interpretativi, riconoscesse la fondatezza dei nostri motivi di ricorso. Purtroppo questo non è accaduto, ma per fortuna esistono oggi rimedi che possono portare anche all'annullamento dell'esito definitivo del procedimento giudiziario svoltosi in ambito nazionale.

La struttura è stata conferita al Comune, cosa succederà adesso?

La confisca urbanistica decreta il passaggio della proprietà del bene confiscato in favore del Comune. Non è una confisca di prevenzione, antimafia o penale che determina il passaggio della proprietà del bene dal singolo allo Stato. Il Comune può rivenderlo, affittarlo, adibirlo a uso pubblico, ma anche decidere la prosecuzione dell'attività in regime di comodato o di locazione.

La sindaca di Sant'Antonio Abate si è detta sorpresa dal verdetto. All'attenzione del Comune c'è anche il destino delle centinaia di famiglie dei lavoratori. Qual è il vostro auspicio?

Confidiamo che, nelle more dell'espletamento degli altri rimedi giurisdizionali, il Comune non voglia far cessare la prosecuzione di questa attività di impresa che per il territorio costituisce un polmone per i livelli occupazionali e l'indotto economico. Ci auguriamo che si possano continuare a svolgere attività all'interno del complesso.

Quali sono i tempi per l'esecuzione della sentenza?

Proprio perché c'è un passaggio in favore del Comune, tutto avviene con la trascrizione della sentenza nella conservatoria dei registri immobiliari. Quindi sarà una esecuzione di carattere cartolare, documentale.

Non ci sarà uno sgombero?

Questo lo deciderà il Comune.

261 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views