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Festival di Sanremo 2024

La lingua di Geolier spiegata da Roberto Saviano: “Il napoletano è vero, per questo è usato in musica”

“Puoi non capirla, ma non ti respinge ti senti comodo ed è questa la magia di Napoli”: lo scrittore parla del giovane rapper di Secondigliano.
A cura di Redazione Napoli
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«Ma come, il napoletano diventa una lingua universale? Su Spotify la prima città di ascolto di Geolier è Milano, solo la terza Napoli. Lo so, starete insinuando “Sì ma sono tutti terroni a Milano”. Non è così e non è così semplice». Roberto Saviano parla di Emanuele Geolier, della sua lingua e di Napoli vista da palco di Sanremo.

Lo scrittore napoletano per Fanpage.it racconta e analizza il rap del 23enne del rione Gescal di Miano e spiega: «Il napoletano diventa la lingua dell'Hip hop perché è una lingua autentica il dialetto raccoglie in sé uno slang, una onomatopea, un'emozione molto più vera della lingua che ascolti al telegiornale, nei tribunali o nei luoghi di potere, quando lo sanno parlare».

Tutto ha inizio quando venerdì sera, al Festival di Sanremo, Geolier vince grazie al televoto, la serata delle cover. Ci sono i fischi da Sanremo in platea, e ci sono i fischi anche in sala stampa, dove addirittura qualcuno si lascia a commenti del tipo «Ma chi è questo, gli ho dato voto 1!». E un altro che arriva a dire «Non fate più votare la Campania!».

Spiega Saviano:

Ora, al di là di queste polemiche, il fischiare è parte dell’arena artistica e di Sanremo, va raccontato quello che è avvenuto ed è avvenuto qualcosa di davvero unico e particolare. Un artista che canta il suo brano in napoletano tra l'altro, per farlo il regolamento ha dovuto dargli una deroga quindi permettere un'eccezione perché a Sanremo si deve cantare italiano.

Che pur cantando in napoletano il rapper Geolier attira una massa di voti da tutta Italia, non solo da Napoli, da tutta Italia. È questo è il tema. «E quindi l’Argot è la lingua dell'Hip hop francese, Patwa del Reggae giamaicano, il napoletano spesso è la lingua della Trap e dell'Hip hop ed è questa la magia della lingua napoletana».

Spiega lo scrittore e sceneggiatore: «Puoi non capirla, ma non ti respinge. E ti senti comodo. Ed è questa la magia di Napoli. In un mondo dove tutto è sempre selezione Non sei abbastanza per entrare in questo locale, non si è abbastanza bella o bello per avere il numero di follower. Non sei abbastanza cittadino europeo per entrare nel confine e dove tutto è respingimento e selezione Napoli accoglie, vuoi essere napoletana? Lo sai già nello stesso momento in cui desideri esserlo e perché desideri esserlo? Perché quella lingua, quella cultura, quella città di abisso e meraviglia, ti fa sentire nel profondo la tua vita. Vuoi sentire come il napoletano e come Napoli. Questa è la magia».

E quindi chi ha cercato di vedere nel successo numerico di Geolier il complotto, napoletani che si votano tra di loro, malavitosi che pagano per far votare, non ha visto e non conosce il fenomeno che è quello di un ragazzo, lui come altri, che semplicemente incarna la realtà e la realtà è schifo, la realtà è prostituzione, la realtà è droga, la realtà è armi, la realtà è coltelli, la realtà è amore.

La realtà è riscatto, la realtà è slancio, sono autentici. Ecco perché vengono tanto ascoltati è tutt'altro che propaganda del male, propaganda dell'orrore, è racconto del male, è racconto dell'orrore ed è anche un'identificazione che si ha nel ghetto col male, nel ghetto la droga, il denaro, la pistola diventa uno strumento per affermarsi è una cosa terribile, va venendo raccontata viene descritta e chi l'ascolta ne è affascinato non perché condivide quella strada, ma perché capisce che è vera.

Lo scrittore di Gomorra ha parlato poi anche del caso Rai, di Dargen D'Amico e del caso Ghali esploso con le proteste dell'ambasciata d'Israele in Italia dopo le parole del cantante milanese dal palco del Festival.

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