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In Campania 45% dei reparti di medicina interna è in overbooking: opera al di sopra delle sue capacità

Lo studio allarmante di Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri, conferma lo stato drammatico della sanità in Campania.
A cura di Redazione Napoli
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Overbooking è un termine usato soprattutto nel mondo dei trasporti, dei viaggi, dagli alberghi, degli eventi: è quel fenomeno che si verifica quando si vendono più biglietti o più posti di quelli disponibili. Dunque cosa c'entra con la situazione del sistema sanitario della Campania? Perché Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri, dice che «in Campania 45% dei reparti di medicina interna è in overbooking»?

Anzitutto occorre circoscrivere: «medicina interna» è una branca gigantesca della medicina, essendo la diagnosi, prevenzione e trattamento non chirurgico di tutte quelle malattie che colpiscono gli organi interni del corpo umano, come cuore, polmoni, fegato, reni e il sistema digestivo.  Quindi un lunghissimo elenco essendo disturbi epatologici, autoimmmuni, allergologici, gastroenterologici, reumatologici. Ebbene, la Federazione degli internisti ha condotto una indagine tra marzo e aprile ed è emersa una situazione dei reparti di medicina interna in Campania critica, per non dire altro: quasi il 45% degli ospedali della regione è in overbooking, accogliendo oltre il 100% dei pazienti previsti, e il 90% delle strutture denuncia carenze croniche di personale. Questo sovraffollamento – spiega Fadoi – riguarda principalmente i reparti che accolgono anziani e pazienti con pluripatologie, ma la vera preoccupazione è che una parte significativa di questi ricoveri potrebbe essere evitata con una migliore gestione dei servizi sanitari territoriali e un approccio più incisivo alla prevenzione.

Overbooking e carenze di personale sono le difficoltà

Col 45% dei reparti che operano al di sopra della loro capacità, i pazienti vengono spesso assistiti in spazi impropri, come lettighe in corridoio, con una separazione minima per garantire la privacy. Ma a complicare ulteriormente la situazione, oltre al sovraffollamento, è la carenza di personale: il 90% delle unità operative denuncia una mancanza cronica di medici e infermieri, situazione che rende difficile anche fornire le cure di base.

Secondo la Fadoi, una parte rilevante dei ricoveri potrebbe essere evitata con una rete sanitaria territoriale più adeguata. Attualmente, il 30% dei ricoveri ospedalieri sarebbe evitabile con una migliore presa in carico da parte dei servizi sanitari locali, specialmente attraverso i medici di famiglia. Che però, a loro volta, denunciano di essere sempre più pochi e sempre più sotto pressione. che sono sempre più sotto pressione. Inoltre, la mancanza di prevenzione, come stili di vita scorretti, bassa adesione agli screening e scarse coperture vaccinali, contribuisce a un altro terzo dei ricoveri, aggravando ulteriormente la situazione nelle strutture ospedaliere. Secondo la Federazione degli internisti  Case di Comunità e ospedali di comunità, previsti dalla riforma sanitaria e finanziati dal PNRR, potrebbero rappresentare una soluzione parziale poiché potrebbero ridurre il numero dei ricoveri.

Ada Maffettone, presidente di Fadoi Campania, spiega: «Una parte significativa dei ricoveri potrebbe essere evitata con una rete territoriale più forte e un approccio alla prevenzione più efficace. Eppure, nonostante le riforme annunciate e i fondi disponibili, la sanità territoriale ancora arranca, lasciando che gli ospedali si facciano carico di pazienti che avrebbero potuto essere gestiti altrove. Non possiamo più permettere che la medicina interna funzioni a livelli di saturazione insostenibili, dove i professionisti faticano a trovare il tempo necessario per la ricerca e l'aggiornamento scientifico. Serve un piano concreto, non solo per potenziare i servizi territoriali, ma per garantire adeguate risorse alle strutture ospedaliere, affinché possano lavorare senza essere sopraffatte dall'emergenza quotidiana».

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