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Faida di Scampia, la ferocia del clan Di Lauro: “Più persone si uccidevano, più Cosimo era contento”

Nel 2004 i killer dei Di Lauro uccisero, oltre all’obiettivo di un agguato, anche un’altra persona. Ma il clan non battè ciglio: “Era il periodo in cui più persone si uccidevano più Cosimo era contento”.
A cura di Nico Falco
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Cosimo Di Lauro al momento dell'arresto
Cosimo Di Lauro al momento dell'arresto

Altro che raid chirurgici, operazioni mirate. In quei giorni, durante la Faida di Scampia, la regola dei clan in guerra era semplice: fare quanti più morti possibile, colpendo sia gli affiliati ai gruppi rivali, sia i loro parenti. E poco importava se di mezzo ci finiva qualche innocente. La ferocia dei clan, e in particolare del gruppo di Paolo Di Lauro (in quel periodo guidato dal triumvirato composto dai figli Ciro, Cosimo e Marco Di Lauro) emerge dall'ordinanza che ha portato in carcere Ciro Di Lauro e altri tre affiliati, ritenuti responsabili del duplice omicidio Riccio-Gagliardi, avvenuto il 21 novembre 2004.

Duplice omicidio in tabaccheria, arrestato Ciro Di Lauro

Quel giorno, quando la "squadretta" dei Di Lauro fece irruzione nella tabaccheria di Melito, l'obiettivo dell'agguato era soltanto Domenico Riccio, il titolare. Era considerato legato agli Abbinante, in particolare al capoclan Raffaele Abbinante, per il quale secondo i Di Lauro faceva da prestanome e da riciclatore del denaro sporco. Quel giorno nella tabaccheria c'era però anche un suo parente, Salvatore Gagliardi. Furono entrambi uccisi dal commando.

A raccontare i dettagli di quella spedizione è stato il collaboratore di giustizia Massimo Molino, che si è auto accusato di aver fatto parte della "squadretta" guidata da Salvatore Petriccione e di avere partecipato a un precedente tentativo di uccidere Riccio, la sera del 20 novembre 2004, quando i killer andarono a cercarlo in una pizzeria ma non lo trovarono.

A quella spedizione parteciparono Maurizio Maione, Salvatore Petriccione ‘o Marenaro, Pasquale Malavita e Ciro Barretta detto Cicciotto. Petriccione e Barretta sono tra i destinatari dell'ordinanza, insieme a Ciro di Lauro e a Giovanni Cortese, questi ultimi individuati come organizzatori dell'omicidio. Per Maurizio Maione si è proceduto separatamente, mentre Malavita è stato ucciso il 1 ottobre 2010.

"Più persone si uccidevano, più Cosimo Di Lauro era contento"

Il clan non avrebbe battuto ciglio per la morte della seconda persona. Lo racconta Salvatore Tamburrino, ex fedelissimo dei Di Lauro, che dopo aver ucciso la moglie, Norina Matuozzo, si costituì alla Polizia e fornì le indicazioni per scovare Marco Di Lauro, all'epoca latitante da 14 anni e arrestato in quello stesso giorno.

Il giorno dopo, racconta Tamburrino, Petriccione si presentò nell'abitazione dove lui era insieme a Marco e a Cosimo Di Lauro e disse di aver "risolto", riferendosi all'omicidio di Riccio. "Cosimo non si lamentò affatto della circostanza che fosse stata uccisa in quell'evento una seconda persona – aggiunge Tamburrino – perché era il periodo in cui più persone si uccidevano più Cosimo era contento".

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