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Drogata in discoteca e violentata a Milano, condannati a 5 anni due cugini del Casertano

Sono stati condannati a 5 anni di carcere, con rito abbreviato, i cugini Francesco Ferrara e Antonio Massaro, accusati di avere violentato una ragazza insieme a un 17enne dopo una serata nella discoteca Papaya, a Milano. L’avrebbero drogata e portata nell’abitazione di uno dei due, le violenze sarebbero state riprese con un telefono cellulare dal più giovane.
A cura di Nico Falco
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Sono stati condannati a cinque anni di carcere Francesco Ferrara e Antonio Massaro, rispettivamente 28 e 34 anni, accusati dalla Procura di Milano di avere violentato una ragazza dopo una serata in discoteca il 4 agosto 2018 a Segrate, nella zona dell'Idroscalo. I due, cugini, sono originari del Casertano; Massaro all'epoca dei fatti era anche inserito in un programma di protezione, terminato nel 2019, come collaboratore di giustizia, in quanto figlio di un pentito di camorra.

Le indagini erano nate dopo la denuncia della vittima, che aveva riferito di essere stata violentata dopo una nottata nella discoteca Papaya, prima in una abitazione e successivamente in un'automobile; lo stupro in casa sarebbe stato anche filmato con un telefonino da un terzo ragazzo, minorenne, amico dei due cugini, anche lui finito in manette. La ragazza aveva raccontato agli inquirenti di essere stata drogata, dicendosi convinta che il diciassettenne avesse messo qualche sostanza nel cocktail che stava bevendo. Gli arresti erano scattati nel novembre successivo.

Durante l'interrogatorio il 28enne aveva ammesso il rapporto sessuale, ma aveva detto che era stato consensuale, mentre la ragazza aveva riferito alle forze dell'ordine di essere stata portata in quella casa contro la sua volontà e di avere i ricordi annebbiati, di ricordare soltanto i colori delle pareti e del divano e un telefonino che la stava riprendendo. La sentenza è stata emessa al termine del rito abbreviato dal gup Alessandra Simion; il giudice ha accolto la richiesta del pm Rosaria Stagnano, non credendo alla tesi della difesa, secondo cui il rapporto sessuale sarebbe stato consensuale.

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