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Cosa ha chiesto il sindaco di Napoli Manfredi a Draghi nell’incontro di oggi a Roma

Il premier Mario Draghi ha ricevuto il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi a Palazzo Chigi. Al centro del tavolo il disavanzo del Comune che oggi ammonta a 2,5 miliardi di euro e gli aiuti dal Governo per evitare il default. Manfredi sta lavorando ad un progetto per risanare i conti e assumere almeno mille dipendenti.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Faccia a faccia a Roma tra il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Il premier ha ricevuto il primo cittadino napoletano ed ex ministro dell'Università e della Ricerca del Governo Conte, a Palazzo Chigi. Ma di cosa hanno parlato i due? Al centro del tavolo la situazione del debito di Napoli, che ad oggi ammonta a 2,5 miliardi di euro, gli investimenti per la città e le misure per attrarre capitali privati. Manfredi ha ribadito la necessità di un sostegno per i conti pubblici partenopei. Sullo sfondo c'è il programma di risanamento del Comune delineato nel Patto per Napoli pre-elettorale, con i partiti di Governo Pd, M5S e Articolo 1.

L'aiuto per Napoli nella Finanziaria

Per ripianare il disavanzo del Comune occorrerebbero almeno 200 milioni all'anno per i prossimi 10 anni. Il rischio, altrimenti, è quello del dissesto. Scenario, però, che Manfredi ha già escluso. L'incontro con Draghi, a quanto apprende Fanpage.it, è avvenuto nel tardo pomeriggio ed è stato di grande cordialità. Il premier ha mostrato grande affetto per Napoli, rendendosi disponibile al sostegno. Nelle prossime settimane, a quanto filtra, verranno valutate le modalità per il sostegno alla situazione finanziaria di Napoli. Era stato il sindaco Manfredi a chiedere un incontro formale a Draghi e il premier l'ha subito convocato a Roma.

L'erario cittadino, infatti, ha le casse vuote. I revisori dei conti, nel parere all'ultimo rendiconto, hanno bloccato la spesa non indispensabile e gli investimenti in città, condizionando ogni euro speso nei prossimi 3 anni al saldo, prima, del disavanzo. Questo significa che il Comune non potrà utilizzare risorse proprie per fare investimenti, ma che si potrà comunque attingere ai fondi europei, del Pnrr (il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), ad altri fondi della Regione Campania o provenienti da progetti specifici, come i finanziamenti ministeriali. Non a caso il primo cittadino ha trattenuto a se le deleghe del Pnrr.

Lo scenario del Patto per Napoli

Cosa prevede il Patto per Napoli? Si tratta di un impegno firmato lo scorso maggio – pochi mesi dopo il passaggio dal Governo Conte al Governo Draghi – da Enrico Letta per il Partito Democratico, Giuseppe Conte per il Movimento Cinque Stelle e Roberto Speranza per Articolo 1, prima delle elezioni, con il futuro sindaco Manfredi. Il patto prevede di commissariare il disavanzo di Napoli, come fatto con Roma Capitale nel 2008, in modo da separare la gestione del debito dall'amministrazione corrente. Portare a un miliardo in 3 anni il Fondo per il sostegno all’equilibrio di bilancio degli enti locali, istituito quest'anno con il Decreto Sostegni Bis.

Un Piano straordinario per l’assunzione e la riqualificazione di personale da parte degli enti locali, con particolare riferimento a figure professionali dotate di qualificazione specifica. Manfredi su questo punto ha spiegato negli scorsi giorni che a Napoli occorre assumere almeno 1000 dipendenti e reclutare personale tecnico per portare avanti le progettazioni del Pnrr e migliorare la riscossione dei tributi.

Nel Patto ci sono poi una serie di aiuti ai Comuni in difficoltà come Napoli. Si tratta di rafforzare strumenti recentemente introdotti dalla legislazione per agevolare la gestione del debito degli enti locali: Fondo per gli enti in difficoltà finanziarie imputabili alle condizioni socio economiche dei territori; Fondo per il concorso al pagamento del debito dei comuni capoluogo delle città metropolitane; Avvio della ristrutturazione del debito degli enti locali con accollo  allo Stato.

Un sostegno economico per il commissario tra i 150 e i 200 milioni all'anno per 3 anni. Il rovescio della medaglia è che il Patto per Napoli prevedeva anche nuove tasse, come l'istituzione di addizionali commissariali (all’Irpef e ad altri tributi locali, inclusi i diritti di imbarco all’aeroporto di Capodichino o al Porto di Napoli).

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