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Caso Ghali-Israele, a Napoli presidio pro-Palestina davanti la sede Rai

Martedì 13 febbraio presidio davanti la sede Rai di Napoli dopo il comunicato della Rai letto da Mara Venier che esprime “solidarietà ad Israele” dopo le parole di Ghali, che aveva chiesto “stop al genocidio” sul palco dell’Ariston.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Un presidio davanti alla sede Rai di Napoli: martedì 13 febbraio, alle 11.30, davanti agli uffici di via Guglielmo Marconi, si ritroveranno attivisti e semplici cittadini per dire basta al genocidio e che nasce come "risposta" alle polemiche scatenatesi dopo il travagliato post Sanremo ed in particolare dopo un comunicato letto su Rai 1 da Mara Venier a nome dell'azienda dopo che il cantante Ghali aveva "risposto" ad un polemico tweet dell'ambasciatore di Israele in Italia.

Lo "Stop al genocidio" di Ghali che ha scatenato le polemiche

Tutto è iniziato già da martedì scorso, quando in occasione della prima serata del Festival di Sanremo, l'artista Ghali ha interpretato la sua canzone "Casa mia", che in passaggio recita:

Ma, come fate a dire che qui è tutto normale
Per tracciare un confine
Con linee immaginarie bombardate un ospedale
Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane
Non c’è mai pace

Parole che qualcuno ha subito ipotizzato si riferissero al conflitto in corso tra Israele ed Hamas nella striscia di Gaza (sebbene il pezzo sia stato scritto molto prima del conflitto iniziato il 7 ottobre 2023). Sabato però, durante la finale, Ghali ha ribadito al termine della sua esibizione: "Stop al genocidio". Parole che hanno scatenato un putiferio e che avevano portato Alon Bar, ambasciatore israeliano in Italia e San Marino, a scrivere su X (ex Twitter):

Ritengo vergognoso che il palco del Festival di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile. Nella strage del 7 ottobre, tra le 1200 vittime, c'erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival.

Altri 40 di loro, sono stati rapiti e si trovano ancora nelle mani dei terroristi insieme ad altre decine di ostaggi israeliani. Il Festival di Sanremo avrebbe potuto esprimere loro solidarietà. È un peccato che questo non sia accaduto.

Domenica pomeriggio, l'ultima parte della polemica, con Ghali che ha risposto ad una domanda su questo tweet con: "Ho sempre parlato di questi temi da quando sono bambino. Non dal 7 ottobre. Perché non avrei dovuto qui?". Sembrava tutto finito e invece, a far infuriare tutti è stato un comunicato dell'amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, letto in diretta poco dopo da Mara Venier:

"Ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano e continueranno a farlo, la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre.

La mia solidarietà al popolo di Israele e alla Comunità Ebraica è sentita e convinta.

Le polemiche dopo il comunicato letto da Mara Venier

Dopo le parole di Mara Venier, in tanti in Rete hanno preso le distanze, soprattutto dalla sua chiosa finale (che ha creato malumori anche in Rai). E mentre le parole di Ghali vengono condivise su tutti i social in segno di solidarietà al popolo palestinese, a Napoli c'è chi ha apertamente invitato ad un presidio di protesta sotto la sede della Rai. Tra questi, Potere al Popolo, associazioni ed attivisti, che in comunicato spiegano che martedì 13 febbraio verrà organizzato il presidio pacifico su via Guglielmo Marconi, invitando anche a portare una bandiera della Palestina.

"Non possiamo restare in silenzio, dopo quello che è accaduto ieri", spiegano in un comunicato, aggiungendo che la Rai ha "formalmente preso le distanze dalle dichiarazioni per la fine del genocidio e fatto un appello per il cessate il fuoco. Con il suo comunicato", proseguono nella nota, "la televisione pubblica italiana non si è solo dissociata, ma ha di fatto rinnovato il suo appoggio a Israele, che da 75 anni porta avanti un regime di apartheid verso il popolo palestinese", aggiungendo: "Pretendiamo una televisione pubblica che non minacci la libertà di parola, che non censuri e non vieti a nessuno di parlare di Palestina, nel tentativo di cancellarla dalla memoria e dalla storia".

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