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Blitz anti-camorra, 21 arresti nel clan Sibillo. Rimosso l’altarino per il baby boss Emanuele

I carabinieri smantellano parte del clan Sibillo che si era riorganizzato dopo gli arresti di qualche anno fa. Ventuno nuovi arresti nel sodalizio criminale noto come “la paranza dei bambini”. Nel mirino dei giovani criminali negozi, bar, pizzerie, e tutte le attività commerciali che erano costrette a pagare loro il pizzo.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Blitz anticamorra dei carabinieri a Napoli, 21 arresti all'alba di oggi: si tratta di una vasta operazione contro il clan Sibillo, la cosiddetta "paranza dei bambini", il sodalizio criminale di giovanissimi eredi di vecchie famiglie criminali del centro storico di Napoli, il clan dei baby boss noto per la sua ferocia e l'estrema durezza delle azioni, a cominciare dalle cosiddette "stese", i raid armati in strada in pieno giorno o nel cuore della notte per riaffermare il predominio del territorio. A loro è ispirato un libro dello scrittore Roberto Saviano riadattato sul grande schermo nell'omonimo film diretto da Claudio Giovannesi.

Il blitz contro il clan, Sibillo da sempre ritenuto egemone nell'area che va da Porta Capuana e borgo di Sant'Antonio Abate a via Oronzio Costa fino a parte dei Tribunali (l'area inferiore vicino Castel Capuano), ha portato ai ventuno arresti di questa mattina che di fatto hanno inflitto un durissimo colpo all'organizzazione.

Sono tutti gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati più disparati: associazione di tipo mafioso, estorsione, ricettazione, spaccio di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco con le aggravanti delle finalità mafiose.

Le indagini dei militari dell'Arma hanno ricostruiti diversi episodi criminali legati al clan, retto tra il 2013 ed il 2015 dai fratelli Pasquale ed Emanuele Sibillo, tra cui estorsioni e rappresaglie a suon di colpi d'arma da fuoco che gli inquirenti hanno definito una vera e propria "strategia della tensione" per controllare il territorio, da sempre conteso da un altro storico clan napoletano, quello dei Mazzarella.

Rimosso l'altare per Emanuele Sibillo

E i bersagli del clan erano proprio le attività economiche del centro di Napoli: negozi, bar, pizzerie, e tutte le attività commerciali che erano costrette a pagare loro il pizzo, onde evitare rappresaglie armate da parte degli uomini del clan, che da sempre è rimasto "legatissimo" al mito di Emanuele Sibillo "E.S.", il reggente che venne ucciso il 2 luglio 2015 a soli 20 anni dal clan Buonerba ma che già dai 17 aveva iniziato la sua carriera criminale. I carabinieri, con l'ausilio dei vigili del fuoco hanno anche rimosso l'altarino ‘dedicato' al baby boss ammazzato, collocato in via Santissimi Filippo e Giacomo, un tempo enclave del clan.

I militari sono andati al civico 26, dove risiede la famiglia del baby boss con l'obiettivo dichiarato di rimuovere questi oggetti posti in un altare dedicato alla Madonna, foto e una testa in cartongesso di Emanuele Sibillo che si trova davanti all'ingresso delle abitazioni. Momenti di tensione, subito sedati dalle forze dell'ordine, si sono avuti quando uno della famiglia Sibillo si e' opposto dicendo che quella era una proprietà privata.

I murales e le sigle che ricordano il boss sono ovunque in centro: nei Decumani sono perfettamente visibili, sui muri, le scritte inneggianti il clan e il simbolo del ‘baby boss' ucciso, "ES17"  una si trova proprio nella via che porta all'ingresso del palazzo, raffigurante una pistola con la scritta "Sibillo Regna".

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Il comandante dei carabinieri: "Denunciate, lo Stato c'è"

"La rimozione dei simboli del potere mafioso – ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, Canio Giuseppe La Gala – è avvenuta, stamattina, proprio davanti a una scuola: gli alunni dell'istituto Teresa Confalonieri, che si stavano recando in classe, hanno potuto vedere con i propri occhi l'intervento dello Stato. Sono stati liberati dal pizzo i commercianti ma anche sono stati rimossi alcuni simboli della camorra".

"Quello che spaventa non è il rumore dei violenti ma il silenzio degli onesti – ha proseguito La Gala, ricordando le parole dell'arcivescovo Mimmo Battaglia in occasione dei funerali di Maurizio Cerrato – la camorra è forte perché può contare sull'indifferenza e su coloro che, girandosi dall’altra parte, puntano il dito senza far nulla. Con l’intervento di oggi viene ulteriormente evidenziata la compattezza e la coesione fra tutti gli organi istituzionali per combattere in città tutti questi simboli presenti che esaltano il potere camorristico. L’invito è quello di denunciare e affidarsi alle forze di polizia e alla magistratura".

(Articolo aggiornato 28 aprile ore 21:00)

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