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Bomba contro don Patriciello, il boss: “Qualche cornuto l’ha messa per far credere che siamo stati noi”

I camorristi, intercettati, parlano della bomba esplosa davanti alla chiesa di don Patriciello a Caivano: sarebbe un tentativo del gruppo rivale per far ricadere su di loro la colpa.
A cura di Nico Falco
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Sia la bomba contro la chiesa di don Maurizio Patriciello nel Parco Verde di Caivano, sia le minacce contro Biagio Chiariello, comandante della Polizia Municipale di Arzano, farebbero parte di una strategia criminale escogitata da uno dei due clan in lotta nel tentativo di far ricadere la colpa sui rivali. E alla quale il boss avrebbe voluto rispondere con un raid intimidatorio. La circostanza emerge dal decreto di fermo eseguito due giorni fa dai carabinieri nell'area nord di Napoli, che ha portato in manette sei persone ritenute legate al clan Pezzella, alleato dei Monfregolo di Arzano e di conseguenza in contrasto coi Cristiano-Mormile; il provvedimento, firmato dai pm Francesca De Renzis e Giorgia De Ponte della Dda, è stato emesso proprio per evitare altri imminenti spargimenti di sangue. L'udienza di convalida è prevista per oggi, 30 marzo.

Bomba contro la chiesa, il boss: "L'hanno messa per far credere che siamo stati noi"

Le intercettazioni sono molto recenti, risalgono al 12 marzo, poche ore dopo l'esplosione dell'ordigno davanti alla chiesa del Parco Verde di Caivano. Pasquale Landolfo, considerato il capo del gruppo, legge un articolo che riguarda quell'attentato e commenta: "hanno messo in mezzo anche a quello della Polizia Municipale" (riferendosi alle minacce a Chiariello, evidentemente citate nell'articolo). E continua: "Questi ora pensano che siamo stati noi", "questi ora pensano che siamo stati noi di qua… hai capito? ad Arzano hanno fatto il vigile urbano, e di qua a questo".

Massimo Landolfo, il figlio, ribatte: "no, perché sta scritto il fatto del vigile urbano… che dici, ci vogliamo mettere un po' addosso a questo?" (intendendo una ritorsione violenta). A questo punto il padre chiede contro chi suggerisce una reazione, e il ragazzo risponde: "A Vincenzino". Si tratta di Vincenzo Mormile, cognato di Pasquale Cristiano "picstic", ritenuto capo del gruppo criminale rivale dei Pezzella.

Il boss intercettato: "Manderei una lettera a don Patriciello: per noi la Chiesa è sacra"

Qualche minuto dopo, alle 13:16, Pasquale Landolfo, leggendo un altro articolo sui social, torna sull'argomento e stigmatizza la scelta di piazza un ordigno davanti a una chiesa. Una mossa che, secondo lui, è opera dei rivali che in questo modo cercano di far ricadere la colpa sui Monfregolo e sui loro alleati e che si sarebbero resi responsabili anche delle minacce al comandante Chiariello. "Si… ma a mettere una bomba sotto la chiesa di quello, no!  – dice – qualche cornuto… ha fatto anche i manifesti… hai capito? sono stati loro".

E propone addirittura di mandare una lettera a don Maurizio Patriciello per prendere le distanze da quell'attentato: "Io gli manderei una lettera… dicendo che qui non esiste proprio, poi contro la Chiesa! Uccidiamoci tra di noi ma la Chiesa è sacra… questo sporco uomo di merda e cornuto"… "uccidetevi fra di voi ma la Chiesa… qualche cornuto l'ha messo per far credere che siamo stati noi", "ma perché i manifesti… ad Arzano hanno messo i manifesti ma non sono stati loro". Il boss accusa esplicitamente Mormile, ritenendolo responsabile di entrambi gli episodi: "Sicuramente lui è stato… te lo dico io… pensa di starsene sempre lì dentro… ha messo la bomba e gli ha fatto pensare che siamo stati noi".

Il boss, si evince da un'altra intercettazione, risalente alla sera della giornata successiva, avrebbe inoltre pianificato un raid intimidatorio verso due persone ritenute legate al clan rivale, uno dei quali considerato responsabile di una "stesa" contro l'abitazione di un affiliato nel febbraio precedente. "Vogliamo acchiappare a questi due.. li sequestriamo – dice Landolfo – un paio di macchine, lo blocchiamo e gli facciamo fare i vermi a questi scemi".

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