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Al Museo Archeologico di Napoli riapre dopo 50 anni il Giardino della Vanella: spettacolo di rose

Progettato nell’Ottocento, era chiuso da 50 anni. Giulierini: “Completata la valorizzazione del verde del Museo”. C’è anche il wifi.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Riapre dopo 50 anni il Giardino della Vanella del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Aperti al pubblico e alla cittadinanza mille metri quadrati di siepi e aiuole, con connessione wifi, dove concedersi qualche minuto di relax, tra rose e papaveri, durante la visita al museo. Per 5 decenni era stato trasformato in un deposito di marmi non accessibile al pubblico. Adesso, il giardino, grazie all'intervento voluto dal direttore del MANN Paolo Giulierini, e realizzato dall'architetto Silvia Neri, è tornato a splendere.

Progettato nell'Ottocento, era chiuso da 50 anni

Il giardino della Vanella – il terzo del MANN – fu progettato dall'architetto Pietro Bianchi nel 1832 e fu riqualificato negli anni Trenta del Novecento da Amedeo Maiuri. Per 50 anni però è rimasto chiuso al pubblico. Oggi la nuova riapertura, al termine dei lavori di riallestimento, finanziati con i fondi Pon 2014-2020.

Lo studio museografico degli spazi è stato affidato ad Andrea Milanese (Responsabile Ufficio Museologia e Documentazione Storica/MANN), il supporto amministrativo ad Amanda Piezzo (Responsabile Ufficio Tecnico/ MANN) e Stefania Saviano (Segretario Amministrativo MANN). Le ditte Euphorbia e Minerva hanno curato i lavori.

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Giulierini: "Completata la valorizzazione del verde"

“Oggi si completa quel percorso di tutela e valorizzazione del verde museale – spiega il Direttore del Museo, Paolo Giulierini – intrapreso con la mostra ‘Mito e natura' e proseguito con il nuovo allestimento dei Giardini delle Fontane e delle Camelie. Il Giardino della Vanella ci porta a dialogare sempre più con la città: in rete con la Regione Campania, quest'area sarà collegata con l'Istituto Colosimo, proprio partendo dal Braccio Nuovo del MANN”.

“La Vanella – conclude – si connoterà come uno spazio ad alta complessità: con il wi-fi, i visitatori potranno leggere il Qr code delle piante, per individuare simmetrie con le specialità botaniche rappresentate in mosaici e affreschi pompeiani. Questo approfondimento è stato possibile grazie agli studi compiuti con il Dipartimento di Agraria della Federico II”.

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Il giardino delle rose e dei papaveri

Pur essendo a riposo stagionale, il Giardino ha un'ariosità già pienamente individuabile: fulcro dell'area è la peschiera voluta da Amedeo Maiuri per riprodurre, in scala 1: 10, un esemplare custodito in una villa formiana. Fu proprio Maiuri a intraprendere un iter, poi purtroppo abbandonato, di vincolo e tutela degli spazi; adesso, con decenni di ritardo, questa sensibilità finalmente si rinnova.

Nel Giardino sono già piantate rose iceberg e papaveri orientali, anche se, come spiega l'architetto Neri, uno dei principi ispiratori della scelta dei fiori è quello della spontaneità delle coltivazioni, per controbilanciare quasi la linearità geometrica delle architetture del Braccio Nuovo. E in primavera si lavorerà anche per rendere accessibile l'Ipogeo di Caivano, monumento funerario di epoca romana, e riqualificare il porticato attiguo.

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