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A Napoli un nuovo museo racconta la storia di pizza, pasta e ristoranti partenopei

Il nuovo “Museo di Napoli”, “Storia Enogastronomica della nostra città” in piazzetta Riario Sforza.
A cura di Pierluigi Frattasi
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A Napoli nasce un nuovo museo che racconta la storia dei piatti tipici della cucina partenopea, come la pizza e la pasta, e dei ristoranti e trattorie che li hanno resi celebri nel mondo. Si tratta del “Museo di Napoli”, guidato dal direttore Gaetano Bonelli, che ha aperto una sua nuova sezione museale dedicata alla “Storia Enogastronomica della nostra città” in piazzetta Riario Sforza, nel cuore del centro antico di Napoli.

Il nuovo spazio museale è stato inaugurato il 24 aprile scorso. Tantissime persone hanno partecipato al taglio del nastro, aderendo all'invito del direttore Gaetano Bonelli, che ha trasferito negli spazi della Domus 19, ubicati in piazza Sisto Riario Sforza, messi a disposizione dalla famiglia Polito, la sezione enogastronomica del Museo di Napoli – Collezione Bonelli, le cui rimanenti aree tematiche, ben diciannove, continueranno ad essere visitabili presso la sede della Fondazione Casa dello Scugnizzo nella quale la raccolta pro Napoli è ospitata dal 2017.

Cosa c'è da vedere al Museo di Napoli

Il Museo di Napoli rappresenta il primo esempio di Museo diffuso nella nostra città, un omaggio doveroso alla straordinaria cultura enogastronomica che ha espresso la nostra terra, dove, tra le altre cose, è nato lo street food e la pizza, nota ed amata in ogni latitudine.
L'esposizione, ricca ed articolata, rigorosamente riferita alle attività che hanno operato nella città di Napoli, mostra testimonianze che coprono un arco temporale che va dal ‘700 alla prima metà del secolo scorso.

I ristoranti, le trattorie e le pizzerie, gli antichi caffè, le torrefazioni, i vini, i liquorifici, i birrifici, le cioccolaterie, i coloniali e le pasticcerie, sono le principali attività commerciali documentate nella raccolta, che assieme alle cartoline ed alle antiche fotografie, documentano anche i venditori ambulanti delle varie tipologie del cibo, per la maggior parte scomparsi, che venivano vendute per le strade della vecchia Napoli.

Tra le numerose testimonianze che danno vita ad un itinerario tematico e cronologico, la più antica è un polizzino sciolto spiccato da Giuseppe Gallo sul Banco dei Poveri, datato 1720, avente come causale la fornitura di vino per un importo di sei ducati e quattordici grana. La licenza concessa a Vincenzo Lauria, "che possa aprire un posto di Potegaro de frutti nella strada di Toledo" datato 4 marzo 1765.

Spicca il menu del settimo congresso degli scienziati italiani che si tenne a Napoli, datato 3 ottobre 1845, dono del Comm. Luigi Regina. Una cartolina recante l'immagine del ristorante "Giacomino" scritta da Carlo Nazzaro, giornalista e scrittore, al critico letterario Giuseppe Toffanin.

Una caffettiera in rame da cento tazze, di manifattura napoletana, appartenuta allo storico Gran Caffè Fontana alla Torretta, acquistata grazie al generoso contributo di Mario Simonetti titolare della caffè Toraldo. Una bellissima fotografia dei "mangiamaccheroni" risalente agli anni '50 dell'ottocento, una simpatica poesiola dedicata alla pizza, dipinta su legno, risalente anni '50 del secolo scorso, donata da Eugenio Iorio dell'omonima antica pizzeria nei pressi di piazza Ottocalli ed un manifesto del Gran Circo del Varietà dell'esposizione di "vini, liquori e cioccolatto" che si tenne nel 1893.

L'esposizione, si avvale inoltre di un totem multimediale, attraverso il quale sarà possibile vedere video d'epoca, tra i quali le voci di Napoli di Raffaele Viviani e l'indimenticabile scena del caffè tratta da "Questi fantasmi" del grande Eduardo De Filippo. Un repertorio vasto, parte integrante della raccolta Bonelli che documenta la città in tutti i suoi aspetti, frutto di un lavoro di ricerca ed acquisizioni oramai quarantennale.

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