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Moody’s scommette sull’Italia: “Fuori dalla crisi entro il 2013”

Secondo l’agenzia di rating rivederemo la luce dal prossimo anno. Ma la crisi del debito europeo è solo “a metà strada” e paesi come Grecia e Irlanda dovranno aspettare aspettare fino al 2016 per completare il loro programma di risanamento dei conti.
A cura di Biagio Chiariello
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Moody's scommette sull'Italia: "Fuori dalla crisi entro il 2013"

Bisogna essere positivi e vedere il bicchiere mezzo pieno nel comunicato con cui Moody's fa sapere che la crisi del debito europeo dei Paesi periferici ha migliorato, ma non risolto gli squilibri esterni. L'agenzia internazionale vede la luce in fondo al tunnel, ma il quadro rimane opaco. Paesi come Grecia e Irlanda, vedono migliorare la loro situazione economica, ma ci vorranno ancora alcuni anni per la risoluzione definitiva dei loro problemi. Più rosea, seconda il rapporto sugli squilibri esterni dell'Eurozona redatto da Moody's, è lo scenario per l'Italia che, così come Spagna e Portogallo, potrebbe uscire dall'attuale congiuntura già dal prossimo anno, a patto che riuscirà ad applicare le riforme adottate sino ad ora. L'agenzia di rating sottolinea come tutti e cinque i paesi presi in considerazioni hanno già varato le difficili ma indispensabili riforme utili ad uscire dal pantano della crisi, tuttavia «questa fase di aggiustamento è completa a metà nel migliore dei scenari, a seconda del paese in questione».

 La messa in opera di un certo numero di riforme strutturali da parte dei paesi periferici della zona euro ha permesso dei miglioramenti, ma non ha ancora risolto totalmente gli squilibri esterni che si sono sviluppati in tali paesi prima della crisi della zona euro.

Moody's ricorda come la situazione che vivono in questo periodo Italia, Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo sia molto simile al periodo di crisi e di aggiustamento esperito da Finlandia e Svezia a cavallo tra il 1990 e il 1993. Alla Finlandia, che attualmente è l'unico paese dell'area euro con un rating di tripla A e un outlook stabile, furono necessari ben 6 anni per far tornare il Pil a livelli pre-crisi, meglio andò alla Svezia (solo 3). «Su base comparativa – spiegano gli analisti di Moody’s – le contrazioni registrate nei due Paesi iberici e in Italia sono relativamente modeste (almeno fino ad ora), simili a quelle della Svezia mentre i casi di Irlanda e Grecia (e qui la crisi non sembra aver ancora toccato il punto più basso) sono più simili a quello della Finlandia».

Ma Moody's non è l'unica agenzia che segue con attenzione gli sviluppi della situazione dei paesi più deboli dell'Eurozona. Anche un'altra delle "sorelle" del rating, Fitch, sta monitorando il quadro economico del Vecchio Continente. E i toni sono assai meno ottimistici: «I Paesi dell’area euro potrebbero subire un nuovo abbassamento dei loro rating se non fanno passi avanti nel risolvere la loro crisi entro fine anno» a dirlo in un'intervista a Bloomberg tv è il direttore operativo dei rating di Fitch, David Riley. Le crisi di Spagna e Italia «stanno erodendo il supporto politico per l'austerità e per l'euro» ha affermato Riley.

Se non vediamo dei progressi entro fine anno, ci possono essere nuovi abbassamenti del rating".

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