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Trans uccisa in casa a Milano con 85 coltellate: il killer di Manuela resta in carcere

Resta in carcere il presunto assassino della 48enne transessuale Manuela uccisa con 85 coltellate nel suo appartamento di via Plana a Milano lo scorso 20 luglio. Il 42enne Cristian Losso, dipendente di banca e cliente di Manuela tanto da avere con lei un debito di circa 500 euro, si è rifiutato di rispondere alle domande del gip Roberto Crepaldi mentre gli inquirenti indagano su quello che potrebbe essere il movente di questo atroce delitto.
A cura di Chiara Ammendola
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Non ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano Roberto Crepaldi il presunto assassino di Manuela, transessuale 48enne di nazionalità brasiliana al tempo Emmanuel Alves Rabacchi, uccisa lo scorso 20 luglio nel suo appartamento di Milano con 85 coltellate.

Non ha risposto alle domande del giudice

Per questo il 42enne dipendente di banca Cristian Losso rimarrà in carcere dove si trova dallo scorso 24 luglio quando è stato fermato dalla polizia con l'accusa di omicidio volontario: caduta invece l'accusa di strage formulata in un primo momento dagli inquirenti. Secondo il gip, che non ha convalidato il fermo firmato dai magistrati Laura Pedio e Isidoro Palma ma ha riconosciuto gravi gli indizi a carico del 42enne tanto da emettere una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei suoi confronti come riportato da Corsera, il corretto capo d'imputazione per chi "commette un fatto diretto a cagionare il crollo di una costruzione o di una parte di essa" è quello previsto dall'articolo 434 del codice penale. Losso, dopo aver sferrato le coltellate mortali a Manuela, ha aperto i rubinetti della cucina della 48enne per fare uscire il gas e si presume provocare un'esplosione: a evitare che potesse saltare in aria l'appartamento di via Plana è stata una finestra del bagno aperta che ha fatto fuoriuscire il gas.

L'uomo affetto da un forte stato depressivo

Secondo quanto ricostruito finora dagli inquirenti il 42enne che si trova in condizioni psichiche precarie, sarebbe affetto da circa un anno da una forte depressione. Nei giorni scorsi i carabinieri del Nucleo investigativo, guidati di tenenti colonnelli Antonio Coppola e Cataldo Pantaleo, hanno ascoltato sia alcuni degli amici della vittima che conoscenti di Losso per tentare di ricostruire le ultime ore di vita di Manuela e capire cosa abbia portato il 42enne a uccidere la vittima. L'uomo, che era un cliente abituale di Manuela, aveva con lei un debito di circa 500 euro: la notte dell'omicidio avrebbe abusato di alcol, psicofarmaci e cocaina prima di scagliarsi con estrema ferocia contro Manuela. "Chiederemo una perizia per valutare correttamente il suo stato di salute – spiega l’avvocato Davide Montani, che difende Losso – è evidente che i fatti siano avvenuti in un contesto di grande alterazione. Ma per questo serviranno approfondite consulenze mediche".

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