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Tornano in ospedale i medici no vax, i colleghi: “Non fatevi curare da chi rifiuta i vaccini”

A Como i medici protestano a gran voce contro il reintegro dei 150 sanitari no vax sospesi. “Questa decisione non è eticamente accettabile, e mette in pericolo la salute dei pazienti”
A cura di Francesca Del Boca
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Tornano in corsia i medici no vax. Il governo Meloni, nel suo primo Consiglio dei ministri, ha deciso infatti di far rientrare in servizio circa 4 mila medici che hanno rifiutato di vaccinarsi contro il Covid prima della scadenza del 31 dicembre.

Non ci stanno i colleghi, in particolare quelli del Comasco. Che protestano a gran voce contro i 150 sanitari non vaccinati di ritorno: "Questa decisione non è accettabile".

"Non mi farei curare da un medico no vax"

"Credo non sia eticamente accettabile. Avrei qualche dubbio a farmi curare da un medico no vax", ha commentato ad esempio Daniele Merazzi, primario del dipartimento Materno infantile del Valduce, al quotidiano locale La Provincia di Cremona. "Peraltro questi sanitari, scegliendo di non farsi vaccinare, hanno messo in difficoltà i colleghi durante la pandemia. Da medico non sono d’accordo, ma da cittadino prendo atto che l’orientamento politico del Paese è questo".

I sanitari no vax tra medici e infermieri

Tra i sanitari no vax che torneranno a esercitare in corsia a Como, la maggioranza è composta da infermieri, oltre 50. Seguono una ventina di psicologi e altrettanti tecnici, 13 farmacisti. I medici richiamati sono stati invece 45.

"Oggi starei bene attento a reintegrare i medici non vaccinati, soprattutto se lavorano a stretto contatto con pazienti fragili", si espande anche Gabriele Moltrasio, medico di famiglia rimasto paralizzato dopo il Covid. "Un oncologo, un chirurgo, chi lavora con i trapianti o nelle rianimazioni non può essere portatore del virus. Perché mette in pericolo la salute dei pazienti".

In Lombardia resta l'obbligo di mascherina dentro gli ospedali

Confermato invece l’uso delle mascherine negli ospedali e nelle Rsa della Lombardia, al contrario delle direttive nazionali che hanno visto decadere l'obbligo di indossare protezioni dal 31 ottobre.

Una decisione targata Letizia Moratti, assessora al Welfare della Regione, che in questo modo ha lanciato una stoccata al governo a guida Giorgia Meloni: "Mi auguro che il Consiglio dei Ministri si esprima a riguardo seguendo la linea indicata anche dai nostri esperti".

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