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Stilista trovata impiccata, in attesa di eventuale processo l’ex fidanzato non va in carcere

Il pm aveva nuovamente chiesto la custodia cautelare in carcere di Marco Venturi, l’ex fidanzato di Carlotta Benusiglio, la stilista trovata impiccata a Milano quattro anni e mezzo fa, indagato per omicidio volontario. I giudici del riesame però hanno confermato la decisione del gip dello scorso marzo. Ora sarà il gup a stabilire se accogliere la richiesta del pm di mandare a processo o meno Marco Venturi con l’accusa di omicidio volontario in un’udienza preliminare non ancora fissata.
A cura di Giorgia Venturini
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Il luogo del ritrovamento del corpo senza vita di Carlotta Benusiglio a Milano, in piazza Napoli
Il luogo del ritrovamento del corpo senza vita di Carlotta Benusiglio a Milano, in piazza Napoli

Per i giudici del riesame Marco Venturi, l'uomo indagato per omicidio volontario per la morte della stilista Carlotta Benusiglio, non può essere incarcerato. Confermata dunque la decisione del gip di non procedere con la custodia cautelare in carcere dell'ex fidanzato di Carlotta. Il riesame ha giustificato la decisione scrivendo, in una parte del verbale, che la morte della stilista "sia avvenuta per suicidio". In ogni caso, nonostante la richiesta del pm Gianfranco Gallo non sia stata accolta, sarà il gup in un'udienza preliminare non ancora fissata a decidere se procedere con un processo o meno, accogliendo, quindi, o respingendo, la richiesta di rinvio a giudizio per Marco Venturi.

Per la Procura Carlotta era vittima di atti persecutori da parte dell'ex

Resta quindi ancora avvolta nel mistero la causa della morte della stilista milanese trovata impiccata con una sciarpa avvolta attorno al collo ad un albero nei giardini di piazza Napoli a Milano, il 31 maggio di quattro anni fa, verso le 3.40 di notte. Secondo l'accusa, le prove della colpevolezza dell'ex fidanzato sarebbero da ricercare nei video delle telecamere di sorveglianza della zona e nelle precedenti violenze di Venturi nei confronti della stilista: secondo la Procura Carlotta aveva subito atti persecutori iniziati nel settembre del 2014 e finiti in tragedia del maggio 2016.

La famiglia non crede all'ipotesi del suicidio

In questi quattro anni e mezzo la famiglia non ha mai creduto all'ipotesi del suicidio: quando in un primo momento la Procura voleva archiviarle il fascicolo per mancanza di prove, la sorella aveva chiesto di andare fino in fondo alle indagini. Le indagini poi nel dicembre 2017 erano passate nelle mani del pm Gianfranco Gallo che aveva disposto immediatamente la riesumazione del corpo scrivendo sul registro degli indagati per omicidio volontario aggravato il nome dell'ex fidanzato, che si è però sempre proclamato innocente.

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