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Si faceva pagare in nero e poi pretendeva il saldo della fattura: confiscati beni per 7,8 milioni

Prima si era fatto pagare in nero alcuni lavori e poi, anni dopo, chiedeva loro di pagare il saldo della fattura: è stato condannato un artigiano, a cui sono stati sequestrati 7,8 milioni di euro.
A cura di Ilaria Quattrone
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Immagine di repertorio
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Sono stati sequestrati sette milioni e ottocentomila euro ad Antonio Silvani, l'artigiano che ha realizzato alcune estorsioni nei confronti dei suoi clienti e che adesso si trova in carcere a Bollate, comune in provincia di Milano. La misura è stata eseguita dalla guardia di finanza della compagnia di Crema. L'uomo è stato condannato lo scorso aprile a una pena di quattro anni e otto mesi di reclusione da parte della Corte di Cassazione.

La minaccia ai clienti

Le indagini risalgono al periodo tra il 2014 e il 2016: l'uomo chiedeva ai vecchi clienti che avevano pagato lavori in nero o in contanti, un ulteriore pagamento. Se non lo avessero fatto, avrebbe presentato loro decreti ingiuntivi. Sostanzialmente, dieci dopo la fine dell'attività di impresa, quando ormai era scaduto il termine di prescrizione per le contestazioni tributarie, ma non per quelle civili, l'artigiano chiedeva il pagamento di fatture che non erano state emesse, ma che erano state pagate.

Le indagini della Guardia di finanza e la condanna

Nel 2014, l'artigiano aveva presentato ricorso per ingiunzione al tribunale competente. I clienti, come racconta il quotidiano "Cremonaoggi", non potevano dimostrare che il debito era stato estinto. Dalle indagini della guardia di finanza, è stato possibile ricostruire l'intero patrimonio. È stato infatti possibile dimostrare la sproporzione tra il suo tenore di vita e i redditi effettivamente dichiarati.

Da qui, era stato sequestrato un patrimonio da 7,8 milioni di euro composto da 91 immobili e trenta veicoli oltre a diverse società. L'artigiano è stato poi condannato per estorsione.

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