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Processo Alessia Pifferi, Roberta Bruzzone: “Bugiarda lucida e compulsiva, preoccupata solo di sé”

I consulenti della difesa di Alessia Pifferi, già condannata in primo grado all’ergastolo per aver fatto morire di stenti la figlia di 18 mesi nel 2022, sono intervenuti in aula. “La gravidanza negata di Pifferi è un vero e proprio meccanismo psicotico che non può essere ignorato. Caratteristiche di ritardo mentale”
A cura di Francesca Del Boca
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Roberta Bruzzone, consulente della famiglia di Alessia Pifferi
Roberta Bruzzone, consulente della famiglia di Alessia Pifferi
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Prosegue anche oggi il processo d'appello nei confronti di Alessia Pifferi, già condannata all'ergastolo in primo grado per aver abbandonato la figlia di 18 mesi da sola nel suo appartamento di Ponte Lambro a Milano, facendola morire di stenti. Al centro, ancora la discussione sulla perizia psichiatrica che ha certificato la piena capacità di intendere e di volere della 40enne: un esame che, di fatto, ha confermato la precedente analisi del perito nominato dal Tribunale, il dottor Elvezio Pirfo, che le aveva diagnosticato uno stato psicologico di alessitimia, una sindrome di "analfabetismo emotivo" senza però evidenza di gravi disturbi psichiatrici o cognitivi.

Il basso rendimento scolastico e la necessità di ricorrere all'insegnante di sostegno da piccola, per la difesa segno inequivocabile di un evidente deficit cognitivo? "Alla fine è cresciuta senza particolari problemi di sviluppo, erano già interiorizzati in lei i concetti di pericolo come il fatto che un bambino non può essere lasciato da solo", è stata la conclusione dei periti. "Si può evincere insomma un ritardo intellettivo lieve. Nel contesto scuola Alessia bambina, pur partendo da difficoltà iniziali, evolve, acquisisce competenze relazionali e didattiche accettabili, individuando quindi un andamento in miglioramento e non il contrario". Insomma, Pifferi, nonostante i tratti di "immaturità affettiva (come la dipendenza)", non sarebbe comunque affetta da una condizione patologica tale da compromettere la sua capacità di intendere e di volere al momento dei fatti.

"Non ha una disabilità intellettiva", la teoria dei consulenti della Procura. "La documentazione che riporterebbe la prova del ritardo cognitivo è scolastica, non clinica, tanto è vero che al tempo viene indicata la psicoterapia, non un sostegno vero e proprio. Le capacità di Pifferi non sono compromesse: c’è semmai un’immaturità affettiva, ovvero una capacità superficiale di relazionarsi con gli altri nonostante la consapevolezza nelle scelte. Tutti i disturbi del neurosviluppo non incidono sulla capacità di intendere e di volere, ad accezione di quelli gravi, che però inficiano anche capacità stessa di sopravvivenza in autonomia".

La gravidanza misconosciuta di Alessia Pifferi: "Non sapeva di essere incinta"

In aula sono così intervenuti anche i consulenti della difesa, che hanno naturalmente portato avanti la tesi da sempre sostenuta del ritardo mentale dell'imputata. A dimostrarlo, oltre ai voti in pagella, anche l'episodio del parto della figlia di 18 mesi, avvenuto nel bagno di casa del compagno completamente all'oscuro di quella gravidanza. La stessa Pifferi, ai sanitari dell'ospedale di Bergamo in cui verrà poi ricoverata la neonata, riferirà inoltre di non essersi mai accorta del suo stato. "Quello di Alessia Pifferi è stato un vero e proprio meccanismo psicotico che non può essere ignorato: se avesse saputo di essere incinta l’avrebbe detto, desiderava un bambino. Il problema è il suo funzionamento mentale: chi ha una gravidanza misconosciuta, negata, in genere possiede caratteristiche di ritardo mentale. Uno scollamento rispetto alla realtà", hanno preso parola gli psicologi consulenti della difesa.

"Alessia Pifferi ha un deficit cognitivo innegabile. Non ha capacità mentali sufficienti per fare previsioni, la necessità di rispondere ai suoi bisogni emotivi sovrasta qualsiasi valutazione"Una versione sempre negata dalla madre della donna: "Lo sapeva benissimo, mi aveva telefonato dicendomi che aveva fatto un test in farmacia e che era incinta. Le ho persino dato dei soldi per pagare gli esami". E dai periti superpartes che hanno redatto la seconda perizia. "La gravidanza misconosciuta? La scissione dalla realtà c'è solo su un aspetto, non è un meccanismo che coinvolge per intero la persona".

Roberta Bruzzone: "Bugiarda lucida e compulsiva"

A parlare davanti ai giudici è stata anche la dottoressa Roberta Bruzzone, consulente della famiglia Pifferi. "Non c'entra la capacità intellettiva della signora Pifferi, il suo è narcisismo: gli altri le servono solo per rispondere ai suoi bisogni, si sente gratificata solo dalle cure e dalle attenzioni altrui. Mentre la figlia stava morendo ha raccontato bugie alla madre e al compagno, è uscita di casa con un trolley con 30 vestiti da sera dentro, ha lasciato in casa meno acqua e cibo del necessario per poi accusare il compagno. Appena torna in casa spalanca le finestre e lava la bimba già morta. Quando arriva la polizia, si preoccupa solo di sé stessa. È una bugiarda compulsiva".

E ancora, respingendo le valutazioni delle psicologhe del carcere di San Vittore ora sotto accusa per favoreggiamento e falso: "Pifferi è una persona che tende a esasperare le sue condizioni cliniche e gli eventi subiti durante l’infanzia pur di accaparrarsi una valutazione più grave dei traumi subiti. Chi ha un quoziente intellettivo di 40 non è nemmeno in grado di vestirsi da solo. Senza contare che non esiste una patologia al mondo in grado di far spegnere selettivamente il cervello su un singolo aspetto della vita. Qui non c’è conflitto. La personalità di Pifferi è di tipo parassitario, organizzata attorno a temi ben precisi e che riguardano sé stessa: il resto passa in secondo piano".

La famiglia di Alessia Pifferi: "Siamo stanchi, aspettiamo la sentenza"

"Siamo davvero stanchi, aspettiamo solo la sentenza del 5 novembre", ha commentato intanto Viviana Pifferi, sorella di Alessia e parte civile al processo. "L'abbiamo sempre detto: è sempre stata lucida, e la famiglia sapeva che era incinta. C'è stato un vero e proprio piano, la settimana in cui la piccola è stata abbandonata: non è stato un impulso, ma un progetto fatto con la testa. L'intento era quello di liberarsi della bimba? Non saprei, quel che è certo è che mia sorella voleva mettere al primo posto il suo interesse. Ha scelto lei di abbandonarla: poteva chiedere a chiunque di tenerla, a me, a mia madre, all'ex marito che abitava davanti. E invece ha fatto tutto da sola".

(Con Chiara Daffini)

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