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Perché Milano ha un problema con le case popolari (e non lo risolve)?

La rissa in via Bolla riaccende i riflettori sui problemi delle case popolari a Milano. Le soluzioni ci sono ma nessuno vuole realmente applicarle. E intanto la rabbia sociale sfocia in criminalità.
A cura di Francesca Del Boca
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Case Aler a Milano
Case Aler a Milano

Alloggi pubblici a Milano. Ci vive il 12 per cento della popolazione, abitanti di quella stessa città che parla di Olimpiadi e di sviluppo. Cittadini ai margini della metropoli che corre (guarda le loro testimonianze nel nostro video, scorrendo l'articolo),  di cui ci si ricorda solo quando l'ultimo caso di cronaca nera prende posto tra le pagine dei giornali. Vedi via Bolla al Gallaratese, banlieue dell'estrema periferia ovest dove la sera di venerdì 10 giugno è scoppiata una vera e propria rivolta popolare che ha coinvolto 60 persone (tra bande rom e vari inquilini abusivi, che nelle palazzine ai civici 38/40/42 raggiungono il 90 per cento degli occupanti) e ha mandato in ospedale un bambino di due anni. Il sasso nello stagno che impone, ancora una volta, di focalizzarsi su quello che è un problema tutto milanese.

La divisione tra Comune e Regione

Le case popolari sono divise tra Comune e Regione: quelle di proprietà del primo sono gestite da MM (Metropolitana Milanese SPA), mentre quelle di proprietà della Regione sono in capo ad Aler (Azienda Lombardia Edilizia Residenziale). Queste ultime sono le più numerose, ben 34.500 su tutto il territorio cittadino, mentre quelle comunali sono 28.110. Decine e decine di unità immobiliari gravate dai soliti problemi che si ripresentano in ogni realtà urbana: morosità degli inquilini, sfratti, appartamenti sfitti in attesa di venire riassegnati. E soprattutto occupazioni abusive. È Aler che rimane indietro, da questo punto di vista. Delle 3.750 case occupate abusivamente, infatti, poco più di 600 sono MM: tutto il resto Aler.

Gestore unico, la proposta di Beppe Sala

Quali dunque le possibili soluzioni per una gestione più efficiente? Il sindaco di Milano Beppe Sala, nel 2021, aveva proposto di riportare nuovamente tutto in mano a un controllore unico e chiesto fondi al Governo per l'operazione. Perché nuovamente? Perché è solo dal 2014 che le case popolari di Milano hanno due diversi gestori. In precedenza Aler gestiva anche quelle di proprietà comunale. Ma, proprio a causa del problema delle occupazioni abusive degli alloggi, l'allora sindaco Giuliano Pisapia decise di rompere con Aler e gestire in proprio (attraverso la partecipata MM) gli immobili di Palazzo Marino. "Dobbiamo cambiare strutturalmente il modello di gestione, e continuo a pensare che un’unica organizzazione per la gestione di tutte le case sarebbe la cosa migliore", ha detto ultimamente il primo cittadino, dopo la rissa di via Bolla. "Molti dei problemi nelle case popolari nascono dall’abusivismo. Nelle case del Comune abbiamo onestamente fatto un discreto lavoro. Non è stato così invece per le case della Regione". A corredo delle parole, numeri che evidenziano come negli ultimi 8 anni MM abbia ridotto gli abusivi da 1722 a 636. Nelle abitazioni Aler, invece, sono aumentati da 2589 a 3136. "La gestione di Aler è fallimentare", aveva già sentenziato Beppe Sala un anno fa, peraltro dopo un episodio avvenuto proprio all'interno delle famigerate palazzine di via Bolla.

"Un problema di ordine pubblico"

Non si è fatta attendere la replica del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, che sposta l'attenzione sul tema della sicurezza e della mancanza di fondi. "Bisogna mettere mano in maniera seria e determinata al problema dell’ordine pubblico". Impostazione, a suo dire, condivisa con il sindaco Beppe Sala. "Stiamo cercando disperatamente di liberare dagli abusivi le case popolari, ma non riusciamo ad avere i supporti necessari per realizzare gli sgomberi". Ai tempi dell'altra polemica su via Bolla però, tra i due certo non correva buon sangue. "Il sindaco è nervoso". Così Attilio Fontana aveva derubricato l'accusa di mala gestione delle case Aler. E poi la stoccata finale, in dialetto: "Per me è un po' troppo comandina". Intanto, segue Fontana anche l'assessore regionale alla Casa Alessandro Mattinzoli, invocando l'intervento dell'Esercito per sedare la polveriera di via Bolla. "A questo punto valutiamo pure la possibilità, nei casi più estremi, di ricorrere all'ausilio dei militari dell'Esercito, per contribuire presidiare i punti e i luoghi a maggior rischio".

Un terzo soggetto, per una Milano "alla francese"

Quindi, che fare per risolvere il problema? Ha senso tornare a parlare di gestore unico, per le case popolari milanesi? "Al tempo, ogni proposta di unione è morta ancor prima di nascere". Parla l'assessore comunale alla Casa Pierfrancesco Maran, già in giunta Pisapia. "La situazione adesso è preoccupante. Ci sono realtà come quelle di San Siro che sono davvero pericolose, prima o poi faranno saltare il banco". Ma un futuro è ancora possibile. "Più che della fusione, avremmo bisogno di un soggetto terzo su cui lavorare insieme, visto che il modello con cui si gestiscono oggi le case popolari è perdente: Aler cerca di fare cassa tagliando quante più spese possibili e vendendo, noi con spese altissime dal bilancio comunale. Penso a un nuovo approccio, su modello francese: ribaltare i quartieri difficili grazie a investimenti statali e privati, che con una nuova società potremmo attrarre". Gestire meglio il patrimonio insomma, destinarlo anche a coppie giovani e famiglie. "Milano ha bisogno di una svolta, e ci sono tutte le condizioni per poterla accogliere".

Riformare Aler?

"Sicuramente è necessario snellire Aler in generale". È Nicola Di Marco, consigliere regionale del M5S e promotore di una proposta di legge per riformare il sistema delle Aler. "Prima di pensare se fondere Aler e MM costituirei una unica Aler lombarda, non frazionata sui territori: una singola Aler, con un unico direttore generale e un unico presidente, al posto di cinque". Una gestione separata può anche esserci, insomma, a patto di rendere più efficiente Aler. "Una Aler al servizio del diritto alla casa è davvero possibile. A partire dalla razionalizzazione dei costi, con appalti unici, e con un ritorno nella cabina di regia di persone capaci e dal curriculum specchiato".

Case popolari terra di nessuno

"Sì, il gestore unico renderebbe il sistema più efficiente, ma in questa legislatura ormai non si farà". Interviene anche Carmela Rozza, consigliera regionale dem che segue la questione delle case popolari a Milano da più di dieci anni. "Il punto, intanto, è il presente. Il punto è che Aler non mette più piede nei suoi territori più difficili. Sono diventati ormai una terra di nessuno". Il problema dell'ordine pubblico? "La proprietà è responsabile del bene. Aler deve gestire i propri alloggi, deve ordinare gli sgomberi, deve pretendere il censimento degli inquilini, ovviamente in collaborazione con i commissariati di zona e con le altre istituzioni preposte. Questa è una situazione che va presa di petto ora. Si individuino i delinquenti da sgomberare e si isolino i casi sociali da recuperare. Subito".

"Un sistema che fa comodo"

Le soluzioni insomma, possono essere diverse. Ma nel frattempo, le cose non cambiano. Perché? "Capisco che dentro questo mondo i meccanismi sono lenti, si cambia con fatica. Sopratutto per quanto riguarda una struttura pesante come Aler". Chiosa l'assessore dem Pierfrancesco Maran, con un però. "Forse, in fondo, a qualcuno questo sistema va bene così com'è". Più duro il pentastellato Nicola Di Marco. "Aler è un poltronificio in cui parcheggiare persone care al partito: direttori generali e presidenti che, tra l'altro, non sempre hanno avuto una condotta specchiata. Per questo la sua struttura viene strenuamente difesa, e non cambia mai".

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