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Perché la polizia ha fermato e perquisito con pistola puntata il calciatore del Milan, Tiémoué Bakayoko

Lo hanno fatto scendere dall’auto e perquisito mentre una poliziotta puntava una pistola contro il passeggero: è questo quanto accaduto al calciatore del Milan Tiémoué Bakayoko. Un episodio che la Questura, contattata da Fanpage.it, definisce “un malinteso”.
A cura di Ilaria Quattrone
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L'auto fermata in mezzo alla strada, una poliziotta con una pistola in pugno e puntata contro un passeggero e infine una perquisizione fisica: è questo il riassunto del tanto chiacchierato fermo nei confronti del calciatore Tiémoué Bakayoko verificatosi a Milano. Un momento che è stato postato su diverse piattaforme e che ha destato parecchio scalpore.

A far discutere non sono solo le modalità in cui è avvenuto tutto, ma soprattutto il fatto che, solo una volta appurato che si trattasse del giocatore milanista, gli investigatori hanno immediatamente abbassato le armi e concluso l'attività. Dalla Questura, contattata da Fanpage.it, fanno sapere che: "Dopo un primo controllo e seguendo tutte le procedure del caso considerato che i colleghi, che hanno agito in maniera ineccepibile, erano convinti di essere intervenuti per dei colpi da arma da fuoco, appena hanno visto che si trattava di Bakayoko, hanno capito di essersi trovati di fronte a un malinteso".

L'episodio risale alla notte del 3 luglio. Quella sera la polizia riceve una segnalazione: in Corso Como qualcuno ha sparato in strada. Dagli accertamenti, emerge che i colpi siano partiti da un'arma ad aria compressa. Tramite le descrizione dei presenti, gli agenti risalgono all'aspetto fisico dei responsabili: si tratta di due persone di origine centro-africana che si trovano a bordo di un Suv. Uno dei due avrebbe inoltre una maglietta verde.

Il momento del fermo del calciatore

La centrale dirama la nota audio così da concentrare le ricerche nella zona interessata. In quello stesso momento, per quello che la Questura definisce "un incrocio di coincidenze", transita nella stessa area il calciatore francese. Bakayoko è a bordo del suo Suv di grossa cilindrata e fatalità, quella sera stessa, indossa una maglietta verde: "Tutte le descrizioni combaciavano con lui", spiegano ancora da via Fatebenefratelli.

Gli agenti non hanno il numero di targa: a parte la somiglianza tra il veicolo del calciatore e quello descritto dai testimoni, non c'è alcun elemento certi. Solo sospetti. Sospetti che consentono alle forze dell'ordine di agire con così tanta veemenza.

La pistola puntata contro un passeggero

Il giocatore viene fatto scendere dall'auto: mentre un agente lo perquisisce energicamente, una collega ha la pistola puntata contro un passeggero. Una procedura che, stando a quanto afferma la Questura a Fanpage.it, sarebbe giustificata dal fatto che la volante è intervenuta perché sospetta che gli individui all'interno del Suv siano in possesso di armi. A un certo punto, un altro agente si avvicina al collega che sta svolgendo la perquisizione e gli spiega che l'uomo fermato è proprio il calciatore.

L'attività interrotta appena capito che si trattava di Bakayoko

Appresa la notizia, la poliziotta abbassa l'arma, controlla a malapena l'interno dell'auto mentre nel frattempo il collega libera Bakayoko. La Questura non è stata in grado di spiegare il perché, appena appreso che si trattasse di un personaggio famoso, abbia interrotto il controllo senza accertarsi se il calciatore potesse essere comunque l'autore del gesto. Una ipotesi formulata dalla Questura è che la seconda volante intervenuta avrebbe controllato l'auto e, dopo essersi resi conto che non ci fossero armi e che la persona perquisita fosse Bakayoko, abbia deciso di porre fine a quell'intervento.

O ancora che lo stesso collega che si avvicina all'agente che compie la perquisizione abbia ricevuto una comunicazione via radio sul fatto che non fosse il calciatore il responsabile dei colpi esplosi. Ipotesi che comunque non sembrano sciogliere le perplessità sulle modalità con cui l'intervento è iniziato e si è poi concluso.

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