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Perché la Polizia ha cambiato atteggiamento non appena ha scoperto che il fermato era Bakayoko

Se le modalità di intervento erano corrette e la descrizione del calciatore coincideva con quella dei sospettati, perché gli agenti hanno escluso subito che Bakayoko fosse il ricercato?
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Il video che documenta le modalità con cui gli agenti della Questura di Milano hanno fermato un uomo a bordo della sua autovettura, prima di scoprire che si trattasse del giocatore del Milan Tiémoué Bakayoko, ha suscitato molte polemiche.

Quello che si vede dal video, girato da un passante che probabilmente – a differenza dei due poliziotti – si è accorto subito chi fosse il protagonista della scena, è un agente che tiene immobilizzato un uomo mentre lo perquisisce dopo averlo estratto dalla sua auto e la sua collega che punta la pistola contro il passeggero seduto al posto accanto a quello di guida.

Dopo poco sopraggiunge un altro collega e, quando i tre parlano, l'agente prima si lascia andare a un'evidente smorfia di sorpresa e, subito dopo, lascia la presa sull'uomo immobilizzato. Contestualmente la collega ripone la pistola nella fondina.

Appare evidente che solo a quel punto, come peraltro confermato a Fanpage.it dall'ufficio stampa della Questura, gli agenti si siano accorti di aver fermato Tiémoué Bakayoko, calciatore di Serie A.

La premessa doverosa è che tutti dobbiamo giustamente sottoporci ai controlli di Polizia, anche un calciatore di fama internazionale, come chiunque. E questo appare scontato. Ma forse non per gli agenti intervenuti.

A destare perplessità non è, infatti, che un giocatore del Milan sia stato sottoposto al fermo di una volante, quanto le modalità utilizzate, che – come ha denunciato Amnesty Italia a Fanpage.it – appaiono molto simili a quelle utilizzate dalla polizia americana con alcuni cittadini. A rafforzare questo sospetto il colore della pelle di Bakayoko.

Modalità che sono drasticamente mutate non appena gli agenti hanno scoperto di essere di fronte a un calciatore e, quindi, a un personaggio pubblico e conosciuto.

La motivazione che ha addotto la Questura circa le modalità dell'intervento sono quelle di aver ricevuto la segnalazione di alcuni colpi di arma da fuoco (poi diventata ad aria compressa) esplosi da due persone di origine centro-africana che si trovano a bordo di un Suv. Uno dei due, inoltre, indossava una maglietta verde, proprio come di Bakayoko.

Mentre alcune volanti cercavano i sospettati, "un incrocio di coincidenze" ha fatto sì che di lì passasse proprio il calciatore francese, a bordo del suo Suv e con un passeggero accanto, e che gli agenti pensassero legittimamente potesse essere il ricercato.

Nel dubbio che i sospettati potessero essere armati, come da segnalazione, hanno utilizzato legittimamente quelle modalità non così comuni.

E fin qui, stando alla ricostruzione della Questura, non ci sarebbe nulla di strano. Non è chiaro, però, perché gli agenti, non appena scoperta l'identità del fermato, abbiano subito fugato ogni dubbio sul suo eventuale coinvolgimento nei fatti segnalati, tanto da cambiare immediatamente e radicalmente le modalità di approccio.

Se è scontato che chiunque, anche un calciatore di Serie A, debba giustamente sottoporsi a un controllo di Polizia, se la descrizioni dei probabili autori del reato segnalato effettivamente coincideva con quella dei fermati e se le modalità di intervento previste per quella circostanza erano corrette, perché gli agenti hanno subito cambiato atteggiamento?

Perché hanno escluso a priori che potesse essere effettivamente Tiémoué Bakayoko l'uomo armato da cui dovevano, legittimamente, difendersi impugnando le pistole e immobilizzandolo? Un calciatore di Serie A non può anche essere l'autore di un reato?

Domande a cui neanche la Questura di Milano, interpellata da Fanpage.it, è riuscita a rispondere, alimentando di fatto i sospetti sull'inopportunità delle modalità del fermo.

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