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Mario Bozzoli ucciso e bruciato nella sua fonderia, a processo l’operaio addetto ai forni: la pm chiede 30 anni

Oscar Maggi, operaio della fonderia Bozzoli, è accusato di aver contribuito all’omicidio dell’imprenditore Mario Bozzoli per il quale è stato già condannato all’ergastolo il nipote Giacomo. Oggi, a più di dieci anni dall’omicidio, si è aperto il processo con rito abbreviato a carico dell’operaio, nel corso del quale la pm Benedetta Callea ha chiesto la condanna a 30 anni. La sentenza è prevista per il 22 dicembre.
A cura di Giulia Ghirardi
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Oscar Maggi al palazzo di Giustizia di Brescia, imputato per l’omicidio di Mario Bozzoli (Foto: Nelson Hasanpapaj /LaPresse)
Oscar Maggi al palazzo di Giustizia di Brescia, imputato per l’omicidio di Mario Bozzoli (Foto: Nelson Hasanpapaj /LaPresse)

Comincia oggi, mercoledì 12 novembre, al tribunale di Brescia il processo in abbreviato a carico di Oscar Maggi, l'operaio della fonderia Bozzoli accusato di aver contribuito all'omicidio dell'imprenditore Mario Bozzoli per il quale è stato condannato in via definitiva all'ergastolo il nipote della vittima, Giacomo Bozzoli. Secondo l'accusa, Maggi sarebbe stato nell'azienda la sera di ottobre di dieci anni fa quando Bozzoli è stato gettato nel forno della fonderia. Oggi, in aula, la pm Benedetta Callea ha chiesto la condanna a 30 anni per Maggi. Poi, il prossimo 3 dicembre parlerà la difesa in vista della sentenza prevista per il 22 dicembre.

L'omicidio di Mario Bozzoli

I fatti contestati a Oscar Maggi risalgono all'8 ottobre 2015. Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, quella notte l'imprenditore sarebbe stato ucciso dal nipote 35enne che poi avrebbe gettato il cadavere all'interno di uno dei forni della fonderia. A incastrare il 35enne, un ruolo decisivo è stato svolto, tra l'altro, dall'esperimento del maiale ad aprile 2022 quando la carcassa dell'animale (morto per cause naturali) è stato gettato all'interno del fondo della fonderia vestito con indumenti umani con l'obiettivo di capire cosa ne sarebbe rimasto. Del maiale, dopo l'esperimento, non era rimasto niente. Secondo la Cassazione, "completa carbonizzazione dell’animale e la polverizzazione dei resti" avrebbe dimostrato che "il mancato rinvenimento di residui della vittima non entrava in contraddizione con la tesi di accusa".

Per farlo però, secondo l'accusa, Bozzoli sarebbe stato aiutato da Giuseppe Ghirardini operaio addetto al forno più grande che una settimana dopo l'omicidio dell'imprenditore fu trovato morto con un'esca al cianuro nello stomaco – e da Oscar Maggi, ora a processo per omicidio in concorso. Sentito come testimone durante il processo del 35enne, Maggi avrebbe ammesso di essere stato lui a riattivare l'impianto di aspirazione andato in blocco dopo una fumata anomala che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata causata dalla combustione del corpo gettato nel forno. Inoltre, a complicare la posizione di Maggi ci sarebbe anche un'intercettazione ambientale nella quale, parlando con un collega, si sarebbe riferito a Giuseppe Ghirardini dicendo: "Se Beppe dice qualcosa di sbagliato, siamo rovinati".

Maggi è quindi finito a processo dopo che al termine del giudizio di primo grado nei confronti di Giacomo Bozzoli il presidente della Corte d'Assise, Roberto Spanò, decise – per le incongruenze emerse durante il dibattimento – di trasmettere gli atti in procura con l'ipotesi di concorso in omicidio volontario. Così, a più di dieci anni dall'omicidio, si è aperto oggi il processo con rito abbreviato a carico dell'operaio, nel quale la vedova e i figli di Bozzoli si sono costituiti parte civile, e nel corso del quale la pm ha chiesto 30 anni per Maggi. Nel frattempo, si aspetta che sia fissata l’udienza a carico di altri due indagati, Alex Bozzoli (fratello di Giacomo Bozzoli) e l’ex operaio Aboagy “Abu” Akwasi, chiamati a rispondere di falsa testimonianza.

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