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Elezioni regionali Lombardia 2023

Majorino a Fanpage.it: “Fontana ci dica dove vuole fare la centrale nucleare in Lombardia”

I progetti per il futuro energetico della Lombardia restano un tema cruciale per le elezioni del 2013. In un’intervista a Fanpage.it il candidato del centrosinistra Pierfrancesco Majorino risponde ad Attilio Fontana sull’ipotesi di creare una centrale nucleare di ultima generazione.
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Se da un lato Attilio Fontana è convinto di aver fatto tanto per la Lombardia in questi cinque anni, ma nell'intervista a Fanpage.it ha ammesso che a qualche promessa non è ancora riuscito a mantenere fede, soprattutto a causa della pandemia, dall'altro lo sfidante Pierfrancesco Majorino è convinto che le cose buone fatte dalla giunta uscente siano davvero poche: "forse solo l'aver partecipato alla candidatura di Milano per le Olimpiadi del 2026". Anche se, aggiunge il candidato del Pd nell'intervista a Fanpage.it, "non stanno facendo niente sulle Olimpiadi, sono molto preoccupato".

Il Partito democratico ha impiegato un bel po' di tempo a individuare un candidato. A cosa è dovuto questo ritardo?

Ci sono state alcune settimane un po' complicate, perché c'era un patto con Carlo Calenda per candidare Carlo Cottarelli e in 24 ore Calenda ha rotto quel patto per sostenere Letizia Moratti. Una scelta francamente incomprensibile, assurda.

E quindi questo ha portato a un po' di confronto tumultuosoe all'intero del centrosinistra. Però adesso siamo in campo, sono in campo con grandissima determinazione.

Quali sono gli errori e le cose giuste fatte dalla giunta Fontana?

La Regione Lombardia in questi anni ha gestito in maniera incredibilmente negativa e dannosa la sanità e tutto l'ambito sociosanitario. Questo ha portato ad avere una sanità discriminante e discriminatoria, che mette alla porta chi ha meno, costringe a pagare cifre assurde per veder ridotte le liste d'attesa. E non tutti hanno i soldi di un presidente di Regione o di una ricca esponente dell'aristocrazia lombarda.

Poi penso che c'è un ritardo incredibile sulla questione della mobilità e delle infrastrutture. La nostra è una regione in cui è complicatissimo spostarsi anche tra distanze non così incredibili.

Infine c'è un'assenza che mi ha colpito molto sulle politiche del lavoro, sulle politiche riguardanti lo sviluppo e sulla crisi climatica.

Le cose buone… Forse hanno partecipato anche loro alla richiesta delle Olimpiadi, mi pare. Però non stanno facendo niente sulle Olimpiadi, sono molto preoccupato.

Secondo lei c'è un ritardo nella costruzione delle infrastrutture utili per le Olimpiadi di Milano-Cortina?

Manca completamente un progetto da parte della Regione. C'è un ritardo che rischia di far fare poi le cose in fretta e malamente.

E quando fai le grandi opere, le infrastrutture e gli interventi relativi al territorio malamente rischi di farli andandoti a prendere delle responsabilità sul piano del rispetto delle regole e della trasparenza che spesso in Italia non hanno portato a nulla di buono.

Ho idea, qualora dovesse essere eletto, di come recuperare questo ritardo?

Io credo che sia determinante, intanto, mettere mano alla grande scatola delle opere previste dal Pnrr. La Lombardia non ne parla. Forse perché loro, quelli che governano, in Europa – quando c'era da votare a sostegno del Pnrr – non votarono a favore e quindi non sono in grado oggi di capire l'importanza di quelle risorse.

Dobbiamo con molta nettezza e direzione non sprecare queste opportunità. Le Olimpiadi, tra l'altro, sono una grande partita che deve vedere le comunità locali coinvolte, perché poi le infrastrutture che si realizzano siano compatibili con la vita delle comunità locali.

Tornando al tema della sanità, i rapporti tra la Regione e le aziende ospedaliere private sono stati lo strumento per realizzare la (presunta) eccellenza sanitaria della Lombardia. Qual è il punto di equilibrio fra sanità pubblica e sanità privata?

Intanto devo dire che le eccellenze in campo sanitario, sia pubblico che privato, in Lombardia ci sono e ci sono sempre state. Però questa ricchezza non è stata governata. Questo ha fatto sì che il privato non si facesse carico di prestazioni scarsamente remunerative. E questo penalizza, tra l'altro, anche il privato di qualità.

Poi questo sistema definisce il fatto che la sanità è discriminatoria perché le liste d'attesa, che sono il risultato della mala gestione, fanno sì che per accorciare i tempi per una visita ti rivolgi al privato. Questo arricchisce senza regole il privato.

Nei primi 100 giorni sarò costretto a fare un intervento d'urgenza per colpire le liste d'attesa, per riuscire ad accorciare i tempi.

E come pensa di riuscirci?

Mettendo insieme tutte le risorse che si trovano per riuscire a creare un sistema di incentivi per far lavorare, tra l'altro, il sistema sanitario a cento all'ora, per riuscire a far sì che le persone non debbano stare così tanto fuori dalla porta. C'è bisogno di un grande intervento sulla medicina territoriale e quindi sui medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta.

Penso ancora che si debba intervenire su quella dimensione sociosanitaria, che è spesso molto dimenticata. Salute mentale, dipendenze, salute della donna, consultori: è tutto da riorganizzare.

La giunta uscente dice, però, di poter intervenire sulla gestione delle agende, ma che il problema principale connesso alle liste d'attesa è la carenza di medici, che non dipende dalla Regione. È una scusa o è un problema reale?

È una clamorosa scusa, anche perché non è solo un problema riguardante i medici. Ma il sistema delle liste d'attesa è il frutto della sconsiderata dinamica che butta sul privato un pezzo di popolazione che è costretta a pagare per vedersi accorciati i tempi.

La riforma sanitaria proposta da Letizia Moratti tenta di risolvere i problemi della medicina territoriale con le Case della comunità. Pensa che sia una risposta efficace?

Intanto le Case della comunità non le ha inventate Letizia Moratti, ma sono frutto della battaglia che abbiamo fatto in Europa, perché sono finanziate poi con fondi europei. Sono frutto anche del lavoro sviluppato da tanti: penso a don Virginio Colmegna e altri.

Sono un bellissimo progetto, non sono però e non devono essere quello che le hanno fatte diventare Fontana e Moratti: un nuovo edificio con una targhetta con su scritto ‘Casa di comunità', ma che fornisce gli stessi servizi di prima.

Le case della comunità servono se integri sociale e sanitario. Cioè se metti l'assistente sociale, il medico, l'infermiere e crei quindi un'equipe di lavoro su problematiche molto concrete.

E poi non ho ben capito cosa sia successo con la riforma sanitaria: Fontana e Moratti prima hanno fatto la riforma, Moratti poi ha contestata la sua stessa riforma. Il punto vero e proprio è lasciarsi al passato questa mala gestione. La condizione però è che quelli che hanno creato questa situazione se ne vadano.

In questi anni, soprattutto in alcune zone della Lombardia, sono aumentate molto le differenze sociali. Cosa può fare la Regione per aiutare le fasce più deboli?

Intanto la Regione deve decidere di occuparsene. Ho fatto per otto anni l'assessore ai servizi sociali a Milano e la Regione non l'ho mai sentita al fianco. E sono convinto che possano confermarlo tantissimi assessori ai servizi sociali, anche di destra, di comuni piccoli e grandi.

La Regione ha chiaramente detto: "Io non me ne occupo, la gente tanto si rivolge o ai Comuni o alla Caritas". Invece la Regione ha un sacco di soldi che deve mettere in questa direzioni.

Uno degli elementi cruciali per aiutare le fasce più deboli è l'edilizia popolare. Secondo lei in che condizioni versa attualmente Aler e che cosa bisogna fare per migliorare il servizio offerto?

Le Aler a livello regionale sono differenti tra di loro. In alcuni casi, in alcuni territori, lavorano anche bene. Nell'area metropolitana milanese, ad esempio, è un disastro.

Io credo che intanto vada fatta un po' di tabula rasa di chi l'ha gestita fin qui. E poi va riorganizzata partendo dal fatto che ci sono scandali inaccettabili. Uno di questi è l'avere migliaia di alloggi vuoti in un momento in cui ci sono migliaia di persone senza casa.

Le case popolari possono essere anche l'oggetto per un grande piano riguardante la riqualificazione in termini ambientali.

Una delle preoccupazioni principali in questo momento delle famiglie italiane riguarda le bollette. La ricetta dell'attuale giunta sembra essere quella di costruire una centrale nucleare in Lombardia. Secondo lei è la ricetta giusta?

Spero che nessuno dell'attuale giunta, nemmeno Fontana e Salvini al Papeete, immaginino che una centrale nucleare possa essere una reazione al calo bollette. Per fare una centrale nucleare sicura, con tutti gli standard previsti, ci si mette una quantità di anni abnorme.

Invece il caro bollette ha bisogno di interventi immediati e su questo invece di chiacchierare di nucleare dovrebbero costringere il governo Meloni a immaginare interventi nazionali, per cui noi ci batteremo, che abbiano meno il fiato corto rispetto alle misure annunciate sin qui. Perché i 21 miliardi previsti dalla legge di bilancio coprono solo alcuni mesi e tra quattro mesi il governo italiano sarà costretto a reimmaginare le politiche di sostegno alle famiglie e alle imprese.

Sulle centrali nucleari dico a Salvini e Fontana: "Fate una bella cosa, ditemi dove volete farla".

Tra i due attuali sfidanti, Attilio Fontana e Letizia Moratti, quale teme di più? Pensa che la candidatura di una terza componente, rispetto ai due tradizionali poli, possa in qualche modo andare a erodere voti al centrosinistra?

Con grandissimo rispetto per Letizia Moratti, dico che ovviamente la sfida è tra me e Fontana. Non ho capito perché si è candidata. La leggo come uno scontro di potere nel centrodestra, quasi come una reazione istintiva di chi, magari legittimamente, immaginava di essere lei la candidata di Salvini e Meloni.

Invece la sfida però è con Fontana, una sfida per il cambiamento e una sfida difficile, lo so bene. Ma una sfida che conduciamo con grande passione e determinazione, convinti che dopo 28 anni si debba cambiare e convinti, tra l'altro, di avere uno straordinario potenziale costituito da centinaia di comuni piccoli e grandi medi che governiamo.

Potesse scegliersi un avversario da sfidare per le regionali, con chi si piacerebbe confrontare?

Con Fontana perché è obbligato, perché è la persona che credo che attraverso il voto debba andare a casa.

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