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Elezioni regionali Lombardia 2023

Pierfrancesco Maran: “Il Pd non deve essere proprietà privata di Franceschini e soci”

Pierfrancesco Maran, escluso dal suo partito dalle elezioni regionali in Lombardia, attacca i dirigenti del Pd: “Si occupano solo di tutelare le loro posizioni”.
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A cura di Giulio Cavalli
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Dario Franceschini e Pierfrancesco Maran
Dario Franceschini e Pierfrancesco Maran
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Elezioni regionali Lombardia 2023

Sabato Pierfrancesco Maran sarà al Teatro Elfo Puccini al fianco della suo compagno di partito e candidato alla presidenza di Regione Lombardia Pierfrancesco Majorino. L’assessore di Milano, nonostante sia stato tagliato fuori anche solo dalla possibilità di misurarsi nella corsa per la Regione, promette che farà tutto il possibile per provare a strappare la Regione a Fontana. Però ha qualcosa da dire su ciò che (non) è accaduto e sul Pd.

Maran, sabato sarà al fianco di Majorino. La polemica è chiusa?

Sabato sarò al suo fianco come in tutta la campagna elettorale perché abbiamo un'occasione che è quella di provare a vincere dopo 28 anni la Lombardia e questo necessita di fare tutto quello che è nelle nostre possibilità per raggiungere l’obiettivo.

Ciò non cancella in alcun modo il fatto che o si ribaltano le modalità di democrazia interna del centrosinistra (per altro ripristinando le cose fondamentali come le primarie) oppure il centrosinistra è improbabile che abbia un futuro. Anche perché senza competizioni non nasce una nuova classe dirigente.

In Lombardia, nel Lazio: ormai le primarie sono solo un proposito inserito nello Statuto del Pd?

Anche in Friuli le hanno scartate. Noi tifosi delle primarie confidiamo nel Molise perché non avvenga che in tutte le regioni al voto i gruppi dirigenti usciti dalle elezioni abbiano deciso dall’alto, senza consultazioni aperte.

Il PD ha un serio problema di democrazia nella sua organizzazione interna?

È un Pd che sentendosi progressivamente sempre più minoranza ha un gruppo dirigente che si è occupato di tutelare le proprie posizioni individuali e di corrente più che di costruire un processo di apertura che può portare a un sano ricambio.

E questa è una colpa grave perché il Pd non è una proprietà privata di Franceschini e soci ma dovrebbe essere una casa aperta a tutti, contendibile, e può crescere solo cambiando generazione dopo generazione. Ma se si aboliscono le competizioni questo non potrà accadere.

E allora perché un elettore dovrebbe avere fiducia nel prossimo congresso del Pd?

Intanto almeno per le elezioni di segretario nazionale siamo ancora riusciti a mantenere una percorso di selezione aperta, per quanto sia limitato a due sole figure. E anche questo è un peccato perché in passato quando c’erano più candidati fino alla fine anche coloro che sono arrivati terzi (penso a Ignazio Marino e Pippo Civati) hanno dato vitalità alla competizione.

In ogni caso ci sarà un segretario o una segretaria nuova che deve invertire la rotta e non deve essere esecutore testamentario dei capicorrente. I nomi che si sono proposti fino a a oggi (Bonaccini, De Micheli, Schlein, Ricci) si sono messi a disposizione sapendo che la sfida è convincere quei cittadini che il Pd può essere davvero una risposta per loro nei prossimi anni.

Lei è stato bloccato nella corsa per il Parlamento, ora è stato bloccato dal competere per la presidenza della Regione. Cosa manca a Maran? Qual è il suo difetto?

A oggi ho ricoperto incarichi perché mi hanno votato i cittadini. Non ho mai chiesto di essere cooptato. Credo che se ci fossero state procedure aperte per liste del Parlamento o primarie per la Regione verosimilmente avrei potuto vincerle. Quello che non voglio è pensare di poter avere questa opportunità solo perché l’ho chiesta a qualche corrente.

Quindi quello che le manca è l’appartenenza a una corrente?

Sì. Però non credo che la soluzione sia averla ma piuttosto cercare di far crescere modelli di scelte che facciano rispondere gli eletti ai cittadini e non alle correnti..

Secondo lei la Regione è veramente contendibile?

Sono convinto di sì. Anche perché è la prima volta che si vota separatamente dalle politiche. Certo mi sarebbe piaciuto un modello di percorso diverso come perimetro della coalizione, mi ostino pensare che il centrosinistra e il Terzo polo abbiano delle affinità che li devono portare a essere in coalizione insieme.

Sono convinto che non basti un accordo tra partiti: affidare la scelta del candidato alle primarie è sempre un allargamento naturale della coalizione che può coinvolgere tanti disillusi. Questi elementi ci avrebbero resi più forti. Ma non significa che non sia possibile vincere anche nel quadro attuale e soprattutto non significa che non faremo tutto il possibile per vincere nel quadro attuale.

È d'accordo con chi dice che il PD debba scegliere una volta per tutte se essere un partito socialdemocratico o liberale?

Io penso che dividendosi si perpetua quello che sta avvenendo da tempo. A sinistra ci si fraziona e intanto la destra (che ha grandi differenze al proprio interno) compatta vince, anche con percentuali non entusiasmanti.

Domenica si candiderà segretaria Elly Schlein, io seguo la sua storia da tempo e sinceramente mi trovo spesso distante dalle sue posizioni ma sono felice che abbia deciso di entrare nel PD e di mettersi in gioco. Se un partito ha modalità di decisione interna trasparenti è in grado di fare sintesi tra pensieri diversi senza per forza scindersi in partiti personalistici.

Bonaccini dice di non volere voti dalle correnti, Schlein anche. Lo ripetono tutti. Eppure basta leggere i giornali per capire che poi le trattative stanno sempre lì…

Le correnti credo siano molto più deboli di come vengono raccontate e per questo usano il bastone nelle discussioni interne, anche per tarpare percorsi diversi come nelle primarie in Lombardia. È un atteggiamento figlio della loro debolezza.

Se le principali cariche apicali fossero aperte il loro ruolo calerebbe naturalmente ed è il motivo per cui vi si oppongono. I parlamentari nominati a settembre sono quasi tutti frutto di indicazioni di correnti e molti di loro non sarebbero stati selezionati dai cittadini se ci fossero state le parlamentarie sul modello di Bersani nel 2013.

Peraltro prima o poi dovremo riconoscere a Bersani che è stato l’univo segretario in carica a non porre il problema dell’equilibrio di candidature ma ad aprire a un vero ricambio di classe dirigente. Speriamo che questo tratto emiliano venga portato avanti anche da Bonaccini.

A proposito di bastone. Ma dopo tutte queste bastonate che ha preso la vera domanda è: che ci fa Maran ancora nel Pd?

Credevo nel Pd da prima che venisse fondato. Credo che quello che ha fatto Veltroni, anche la stagione di Renzi, siano state un valore aggiunto per la sinistra e per il Paese. Poi ci siamo persi per strada. Sto nel Pd perché credo che quella strada si possa ritrovare.

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